00:00 26 Gennaio 2007

Vivere nello smog ci priva di un anno di vita!

I risultati di un summit a Parma.

Il 40% della popolazione residente nelle aree urbane con piu’ di 20.000 abitanti delle 15 nazioni che componevano l’Unione europea fino allo scorso anno (90 milioni di persone) e’ esposto ogni giorno a un livello di Pm10 superiore alla soglia prevista dalla normativa in vigore.

Nel 2010 si prevede che la popolazione di quest’area esposta a
livelli di inquinamenti sopra il limite arrivera’ a 117 milioni
di persone, cifra che tocchera’ i 190 milioni nell’Europa a 25.

Le cifre sono state riferite a Parma da Carlo Iacovini, presidente di Euromobility, l’associazione dei ‘mobility manager’, in occasione di Ecomm 2005, la conferenza nazionale sui nuovi stili di vita urbani e la mobilita’ responsabile.

La conseguenza dell’esposizione continua dell’organismo umano ai nocivi livelli di Pm10 procura fino a quasi un anno di vita in meno per ogni cittadino europeo, ha sottolineato Iacovini; il particolato provoca effetti soprattutto sul sistema cardiocircolatorio, riducendo di otto mesi e mezzo la vita, una cifra che diventa piu’ alta in Germania (10) e in Italia (9), e 13.000 morti fra i bambini di eta’ fra 0 e 4 anni sono attribuibili ogni anno all’esposizione delle polveri sottili, in particolare nei paesi dell’ ‘Europa25′ che hanno da poco introdotto le strategie di riduzione degli inquinanti prevista dalla Ue.

La concentrazione maggiore di Pm10 si registra nei centri urbani, ma e’ estremamente alta (fino al 30% in piu’) nei pressi delle autostrade e delle principali strade urbane.
Situazioni particolarmente critiche anche nei pressi delle grandi stazioni ferroviarie e degli aeroporti: uno studio nell’ area ferroviaria di Parigi (100.000 viaggiatori medi al giorno) ha evidenziato che l’uso di locomotive a gasolio per la movimentazione locale contribuisce fino al 33% del particolato presente in un raggio di un km dalla stazione.

Inoltre la concentrazione di Pm10 aumenta sensibilmente entro un raggio di 10 km dagli aeroporti, con aumenti oltre il 10%, non solo a causa di decolli e atterraggi, ma anche per il flusso di veicoli privati e commerciali che queste infrastrutture richiamano.

Al convegno di Parma sono stati tra l’altro illustrati gli effetti delle ‘politiche virtuose’ in alcuni casi europei: a Parigi l’utilizzo delle corsie preferenziali destinate al trasporto pubblico ha migliorato la circolazione dei veicoli e ha limitato le emissioni inquinanti dovute al traffico; a Berlino l’interdizione delle aree urbane ai veicoli commerciali pesanti ha migliorato la qualita’ dell’aria per quanto riguarda il No3 (azoto nitrico) del 50%; a Rotterdam, in Olanda, l’ introduzione del limite di velocita’ a 80 km/h nelle superstrade e tangenziali urbane ha migliorato le dinamiche del traffico o ha in conseguenza ridotto le emissioni di No3 del 25%, il che ha contribuito a ridurre la concentrazione annuale di questo inquinante nelle aree urbane del 10% rispetto al totale precedente.

I trasporti incidono per il 70% sulle emissioni di Pm10, e in
Italia ci sono 60 veicoli per 100 abitanti, la percentuale piu’
alta d’Europa e quasi come gli Stati Uniti. Una risposta efficace – e’ stato ribadito al convegno – e’ l’utilizzo del metano (piombo, zolfo, particolato e benzene sono praticamente assenti).

Ma anche vacanza non fa rima con attenzione all’ambiente: secondo un’indagine compiuta dal Wuppertal Institute for Climate
Environment Energy, sarebbero infatti i viaggi per le ferie e i fine settimana a produrre la maggior parte delle emissioni inquinanti.

Gli europei macinano ogni anno per questi spostamenti circa 5.000 km, piu’ di quanti ne percorrano nel resto dell’anno per lavoro (4.500 km/anno). Per gli spostamenti nel tempo libero la scelta ricade per il 73% sull’auto privata e per il 17% sull’aereo, proprio i mezzi a maggiore impatto inquinante, mentre solo il 3% dei viaggi di vacanza a lunga percorrenza viene fatto con il treno.
Autore : Report redazione