00:00 21 Luglio 2009

La CATASTROFE della Val di Stava: 19 luglio 1985

Un'altra tragedia italiana da non dimenticare...

19 luglio 1985 Val di Stava: alle ore 12:22 dal crollo dei due bacini della miniera di Prestavel una massa fangosa di quasi 170 mila metri cubi di fanghi semifluidi si riversa nell’ignara valle sottostante sommergendo tutto quello che incontra, case, alberghi, persone.
La colata di fango provocò la perdita di 268 vite umane, la distruzione di 3 alberghi, 53 case d’abitazione, 6 capannoni, 8 ponti furono demoliti e 9 edifici gravemente danneggiati.
Venne cancellata quasi completamente la frazione di Stava, località di villeggiatura gremita di turisti; il paese di Tesero venne gravemente danneggiato.

Ma come si arrivò a questa terribile tragedia?

Dopo la seconda guerra mondiale la miniera di Prestavel venne gestita dalla società Montecatini e successivamente da società varie del gruppo Montedison, Egam ed Eni. Negli anni dal 1980 al 1985 venne gestita dalla società Prealpi Mineraria per l’estrazione della fluorite; risale infatti al 1934 la scoperta di alcuni filoni di parecchio interesse estrattivo.

La Fluorite come numerosi altri minerali non viene estratta allo stato puro ma mista a rocce che devono essere eliminate.
Per estrarre la fluorite ci sono sostanzialmente due metodi: il metodo gravimetrico e quello della flottazione. Il primo consente di ottenere un prodotto poco concentrato da utilizzare nell’industria siderurgica; gli scarti possono essere smaltiti senza problemi sotto forma di ghiaietto.

Il secondo, invece, permette una maggior concentrazione e fornisce un prodotto adatto agli impieghi nell’industria chimica: per questo sistema si utilizza molta acqua con l’aggiunta di schiumogeni. Gli scarti sono sostanzialmente composti da fango liquido e inquinante e devono decantare in una discarica. L’argine della discarica viene innalzato con la sabbia, separata dal fango residuato della lavorazione mediante centrifugazione in un apparecchio detto “ciclone”. I limi più fini vengono depositati nel bacino di decantazione.

Al metodo della flottazione si passò nel 1961 e si rese necessaria la costruzione di un primo bacino di decantazione sui prati di Pozzole, a 400 metri circa di distanza dagli impianti di lavorazione del minerale; era situato ad una quota di 150 metri più elevata e ad una distanza di circa 800 metri rispetto alle case ed agli alberghi di Stava. Alla fine del 1969 si iniziò la costruzione di un secondo bacino al di sopra del primo, perché quest’ultimo aveva ormai raggiunto l’altezza di oltre 25 metri.

Tra gli anni 1982 e 1985, l’impianto e le discariche di Prestavel vennero utilizzate anche per lavorare il minerale proveniente da altre miniere come ad esempio le miniere di Torgola nella Val Trompia (BS), di Corvara in Val Sarentino e Vallarsa nel territorio di Nova Ponente in Alto Adige.

L’argine del bacino superiore nel 1985 aveva raggiunto l’altezza di 34 metri, le discariche contenevano circa 300 mila metri cubi di materiale ed avevano un’altezza complessiva di oltre 50 metri.

Alle 12:22 del 19 luglio 1985 l’argine del bacino superiore crolla su quello inferiore che a sua volta crolla liberando una massa di sabbia, limi e acqua che si precipita a valle alla velocità di quasi 90 Km/h spazzando via tutto ciò che incontra, persone, alberghi, alberi fino a raggiungere la confluenza con il torrente Avisio. Poche tra le persone investite sopravvissero.

Furono circa 180 mila i metri cubi di materiale che si riversarono dalle discariche nella Valle di Stava ai quali si aggiunsero altri 40-50 mila metri cubi provenienti da processi erosivi, dalla distruzione degli edifici e dallo sradicamento di centinaia di alberi.

Le cause del crollo

La causa del crollo è imputabile sostanzialmente all’instabilità delle discariche, soprattutto del bacino superiore. Entrambe le discariche, infatti, non possedevano coefficienti di sicurezza minimi per evitare il franamento.
L’instabilità era dovuta a diversi fattori tra cui:
1. il fatto che i limi depositati non erano consolidati a causa
– della natura acquitrinosa del terreno su cui sorgevano le discariche;
– dell’errata costruzione dell’argine del bacino superiore che non consentiva un adeguato drenaggio al piede;
– della costruzione del bacino superiore a ridosso del bacino inferiore: crescendo, l’argine venne a poggiare in parte sui limi non consolidati del bacino inferiore, peggiorando così ulteriormente il drenaggio e la stabilità;
2. l’altezza e la pendenza eccessive del rilevato:
3. la decisione di accrescere l’argine con il sistema “a monte”, il più rapido e il più economico ma anche il più insicuro;
4. l’errata collocazione delle tubazioni di sfioro delle acque di decantazione: sul fondo dei bacini e attraverso gli argini.

La società concessionarie non sottoposero per più di 20 anni le discariche ad alcuna verifica di stabilità; neanche da parte degli Uffici pubblici furono ordinati controlli pur avendo questi ultimi l’obbligo del controllo a garanzia della sicurezza delle lavorazioni minerarie. Solo nel 1974 il comune di Tesero chiese di verificare se la discarica fosse sicura e così il Distretto minerario della Provincia Autonoma di Trento incaricò della verifica di stabilità la società Fluormine che la effettuò nel 1975.

La verifica accertò che la pendenza dell’argine del bacino superiore era “eccezionale” e la stabilità era “al limite”. Tuttavia la risposta della Fluormine al Distretto minerario e di questo al Comune fu positiva e portò all’ulteriore accrescimento che avvenne con una minor pendenza dell’argine.

La Commissione ministeriale d’inchiesta ed i periti nominati dal Tribunale di Trento hanno accertato che “tutto l’impianto di decantazione costituiva una continua minaccia incombente sulla vallata. L’impianto è crollato essenzialmente perché progettato, costruito, gestito in modo da non offrire quei margini di sicurezza che la società civile si attende da opere che possono mettere a repentaglio l’esistenza di intere comunità umane. L’argine superiore in particolare non poteva che crollare alla minima modifica delle sue precarie condizioni di equilibrio.”

Si ringrazia il sito: www.stava1985.it
Autore : Sofia Fabbri (Geologa)