00:00 15 Gennaio 2008

Sale la febbre della stratosfera, quali prospettive ci dobbiamo attendere?

Pare ormai univoco. La stratosfera nel corso dei prossimi giorni andrà incontro ad un rilevante riscaldamento. Quali sono i meccanismi che lo regolano e quali le conseguenze che ne potrebbero derivare?

La scienza ha fatto passi da gigante. Accanto alle scoperte di autorevoli scienziati, la schiera dei satelliti che ruotano ad orbita polare intorno al globo e l’ausilio di raffinate tecniche matematiche applicate a potenti computer hanno permesso fin d’ora di individuare nei prossimi giorni la possibilità di un repentino riscaldamento alle più elevate quote stratosferiche.

Ma da cosa dipendono questi violenti riscaldamenti invernali lassù dove il sole arriverà solo in primavera? Fondamentalmente dai flussi di ozono che si distribuiscono dall’equatore verso il polo e che sono determinati dall’orientamento dei venti stratosferici (indice QBO) in concomitanza con l’attività delle macchie solari. I meccanismi che inducono al riscaldamento sono da ricondurre a due elementi principali.

Il primo giunge dall’alto ed esattamente dal Sole, anche in assenza dello stesso. Come? Il polo si comporta come un gigantesco magnete che attira gli irregolari flussi del vento solare. Queste particelle provenienti dallo spazio si combinano con l’ozono e la reazione che ne consegue produce calore. Il fenomeno ha solitamente il suo apice a metà inverno dunque prende il nome di Midwinter Warming. A seconda dell’intensità di questi riscaldamenti si può avere inoltre un Minor Warming o un Major Warming.

Il riscaldamento può anche provenire dal basso e sovrapporsi in alcuni casi a quello appena descritto, con effetti rilevanti e in qualche casi storici (come accadde alla fine del dicembre 1984). L’intrusione in sede polare dei flussi di calore provenienti dagli anticicloni subtropicali troposferici può sfondare in stratosfera provocandone il forte riscaldamento. Il fenomeno prende il nome di Stratospheric Sudden Warming.

Nel caso attuale la temperatura della stratosfera aumenterà in pochi giorni di 50°C ad iniziare da un fetta atmosferica posta in verticale proprio sopra all’Europa occidentale ad una quota di circa 1 hpa. Il riscaldamento, procedendo verso le quote inferiori, dovrebbe propagarsi con un asse inclinato verso l’Artico siberiano. Ci troveremmo pertanto dinnanzi ad un caso di Major Warming.

Quando il nostro Major Warming incontrerà la troposfera, dove giace il potente vortice polare colmo di aria gelida, potrebbe sovvertire l’assetto della circolazione artica determinando il collassamento del vortice polare quindi una dispersione delle masse di aria gelida lungo i meridiani fino alle medie latitudini.

Si realizzerebbe pertanto la concreta possibilità che uno di questi blocchi gelidi entro 30-60 giorni possa centrare anche la nostra penisola. Il discorso tuttavia andrà completato passo dopo passo analizzando le mosse dell’anticiclone aleutinico che, dal canto suo, potrebbe concorrere dal basso alla destabilizzazione dello stesso vortice. Le dinamiche presenti in troposfera però risultano meno lineari e più complesse rispetto alla circolazione stratosferica.

Va da sè che occorrerà monitorare attentamente l’evoluzione per comprendere se tutti i pezzi del nostro puzzle atmosferico riusciranno a collocarsi al posto giusto per un finale d’inverno veramente da brivido.
Autore : Luca Angelini