00:00 7 Novembre 2012

Una depressione tira l’altra

Da alcune settimane il tempo sull'Italia viene tenuto sotto scacco da frequenti incursioni cicloniche. Che fine ha fatto l'anticiclone delle Azzorre ma soprattutto cosa rende la vita così facile alle perturbazioni in entrata dalla porta occidentale? Cosa è cambiato oggi rispetto al passato?

Osservando attentamente le mosse seguite dall’atmosfera nelle ultime settimane, pare ogni volta di assistere ad un remake di quello che sino allo scorso anno sembrava una chimera. L’anticiclone delle Azzorre infatti rimane in posizione fortemente defilata in aperto oceano Atlantico molto lontano dall’Europa.

Di riflesso l’Europa occidentale è interessata da frequenti colate di aria fredda nord-atlantica generando depressioni da contrasto tipiche della fascia alle medie latitudini. L’Italia viene di sovente a trovarsi sotto tiro di tiepide ed umide correnti di Libeccio o di Scirocco che trascinando con se corpi nuvolosi e precipitazioni.

Da cosa è provocato il particolare e persistente comportamento dell’atmosfera in questo autunno 2012? Quale percorso potrebbe seguire l’atmosfera nelle prossime settimane?

Le cause: tra le possibili cause di questo particolare stato di cose, impossibile non citare la QBO che quest’anno è di segno negativo. Notoriamente una QBO negativa tende a favorire una maggiore azione di disturbo al Vortice Polare in grado di stimolare incursioni più frequenti di aria fredda dalle alte latitudini sino alla fascia temperata. Questo indice valutato in chiave invernale favorisce le retrogressioni fredde in moto retrogrado dall’Europa orientale verso ovest. La conseguenze della probabile persistenza di QBO negativa anche per la prima parte dell’inverno saranno da valutare attentamente.

Esiste infine una causa di fondo che influenza lo stato del tempo in modo permanente ed è strettamente legata allo stato di salute dei nostri ghiacciai artici. La forza del Vortice Polare, e quindi la sua capacità maggiore o minore di restare compatto, viene influenzata direttamente dall’estensione del pack artico alle estreme latitudini settentrionali. La famigerata "zonalità" cioè quel particolare comportamento dell’atmosfera che porta alla genesi di forti venti con movimento ovest-est, risulta in uno stato di forte e persistente crisi da almeno 10-15 anni.

Questa "crisi" della zonalità è dovuta principalmente alla ridotta estensione del pack artico durante il periodo freddo. Risultando appianato il delta termico tra le fasce tropicali e quelle polari non sussistono più le condizioni ideali per l’innesco dei venti zonali.

La partita si gioca quindi su scambi meridiani nord-sud che sono divenuti protagonisti del tempo atmosferico europeo nell’ultimo decennio. Vista in quest’ottica, l’attuale fase di spiccata variabilità è sempre da attribuirsi a scambi meridiani esasperati che portano alla formazione di una serie di depressioni centrate su settori particolari del nostro continente. (quest’anno sull’Europa occidentale)

Quanto potrebbe durare questa situazione?

Difficoltoso rispondere a questa domanda. Bisogna sottolineare che mancando dinamiche prettamente zonali, una forte influenza in merito le aree che preferibilmente diverranno sede di depressione od anticiclone viene svolta dalle anomalie superficiali oceaniche.

La presenza di una vasta anomalia positiva oceanica, determina spesso una caduta del getto, favorendo l’insediamento di zone d’alta pressione. Al contrario una vasta anomalia negativa favorisce l’accelerazione del getto favorendo la costruzione di sistemi ciclonici.

Alla base di tanti affondi di bassa pressione rivolti all’Europa giocano quindi un ruolo fondamentale sia la QBO negativa, sia la particolare disposizione delle anomalie positive-negative dell’oceano Atlantico che quest’anno depongono a favore di una maggiore ingerenza anticiclonica sugli Stati Uniti nord-orientali, il Canada e la zona di Terranova.

Tutto questo di riflesso determina una discesa del getto da nord verso sud in corrispondenza dell’oceano di fronte le coste europee, determinando la formazione di centri di bassa pressione che influenzano lo stato del tempo sullo stivale.

Una risposta precisa a questa domanda non esiste. Probabile tuttavia una persistenza di questo particolare pattern atmosferico anche per il resto di novembre. La graduale (anche se tardiva) ricostituzione del pack artico favorirà altresì un certo ricompattamento del Vortice Polare con una stentata ripresa del flusso zonale alle alte latitudini. Questo processo con tutta probabilità favorirà una maggiore ingerenza anticiclonica di origine oceanica che in parte porrà dei freni all’irruenza delle depressioni in discesa dall’Atlantico settentrionale.

Andrà infine valutato nel dettaglio quale parte reciterà la presenza di una QBO negativa all’esordire della stagione invernale.

 

Autore : William Demasi