00:00 5 Maggio 2004

ESCLUSIVO: dettagliata analisi geografica delle piene storiche del fiume Lambro in Lombardia

Una ricostruzione delle principali esondazioni

Nella parte montana del Lambro Settentrionale si trovano insediamenti isolati, rappresentati dai paesi di Asso, Canzo e Erba. Storicamente non si hanno notizie di eventi particolarmente catastrofici e si può ritenere che i danni siano localizzati in particolari punti dove si trovano attraversamenti troppo bassi o abitazioni troppo vicine all’alveo.
I laghi di Pusiano e Annone hanno l’effetto di laminare le piene, consentendo lo smaltimento di quelle di monte; però all’ingresso della provincia di Milano, la portata torna ad assumere livelli importanti e il fiume diventa nuovamente pericoloso.

Nel corso del fiume compreso tra i laghi e il Parco di Monza, le piene storiche hanno interessato le aree contigue al corso del fiume: il motivo è da ricercarsi nella morfologia dell’alveo, che in questo tratto è ancora piuttosto inciso fra pareti di “ceppo” e contenuto da sponde alte.

Le zone di eondazione si trovano quindi in particolari punti dove sono stati realizzati manufatti di attraversamento o sbarramento che impediscono, nel caso di piena, il normale deflusso delle acque con conseguente inondazione delle aree limitrofe, spesso urbanizzate. Si posssono trovare esondazioni diffuse nei comuni di Inverigo (CO), Carate Brianza, Albiate, Triuggio e Lesmo.

Storicamente nel tratto di Lambro compreso fra Monza e la confluenza nel Po, nell’intervallo compreso tra il 1872 e il 1980, le piene hanno prodotto inondazioni discontinue, ma talvolta abbastanza estese, manifestandosi mediamente ogni 6 anni.

Gli eventi maggiomente critici si sono avuti nel 1917, 1937 e 1951, accompagnati da frane nel bacino montano e inondazioni diffuse in pianura, in particolare a Monza e alla periferia di Milano, e nel 1879,1947 e 1976, accompagnati da fenomeni erosivi spondali e allagamenti abbastanza estesi e continui.

A Monza si sono avuti allagamenti nell’area del parco presso Villasanta e nel centro storico. In particolare la piena del 1976 ha colpito duramente la città: sono state danneggiate le abitazioni e i ponti, colpite le attività commerciali, con ingenti danni economici.

In seguito sono state realizzate opere di difesa spondale, ma la presenza di ponti insufficienti a garantire lo smaltimento di grosse piene centenarie costituisce ancora una possibilità di rischio per la città. A Milano si trovano quattro punti di particolare interesse e criticità:
1)il sottopasso del Naviglio della Martesana, in località Cascina Lambro, costituito da uno sbarramento largamente insufficiente a smaltire la piena centenaria; l’area a rischio si trova a monte e interessa anche la Tangenziale Est e a valle attorno alla stazione della Metropolitana Milanese di Cascina Gobba. Bisogna ricordare le esondazioni del Naviglio della Martesana, che in particolare nell’evento del 1947 ha rigurgitato a monte fino ad interessare i comuni di Vimodrone e Cernusco sul naviglio, risalendo fino a circa 3.5 Km dalla confluenza con il Lambro;

2)il Parco lambro, con caratteristiche urbanistiche e infrastrutturali simili a quelle del Parco di Monza; la presenza delle traverse per la presa di alcune rogge e di 6 attraversamenti, dei quali due concentrati presso lo stabilimento Rizzoli, possono provocare restringimenti al normale deflusso, anche se l’esondazione nel Parco Lambro può essere considerata favorevole in quanto contribuisce a laminare le piene a valle.

3)l’attraversamento delle stabilimento Maserati, dove il fiume è inalveato artificialmente in sponde di calcestruzzo; in questo tratto la maggiore criticità è rappresentata dalla presenza di alcuni ponti che possono risultare insufficienti durante particolari eventi, come i ponti interni allo stabilimento e il ponte F.S. dell’Ortica.

4)la zona di via Forlanini e la distesa dell’aereoporto di Linate, dove il paesaggio muta radicalmente:passato viale Forlanini l’alveo assume una fisionomia naturale e le sponde basse consentono alle acque di divagare nella campagna circostante. Anche in questo tratto si sono registrate piene abbondanti che hanno colpito fino a Novegro: in particolare sono state colpite le campagne, anche se l’espansione residenziale di questi ultimi anni porta a tenere in conto la possibilità che tali fenomeni possano ripetersi.

Per questo motivo parecchi tratti sono stati consolidati e arginati. A valle di Milano tutta l’area compresa fra i comuni di San Donato Milanese e Melegnano ha subito grosse inondazioni sia per una particolare predisposizione naturale, legata alla morfologia dell’alveo, sia per ragioni legate all’attività antropica, di particolare criticità risultano:

– San Donato e San Giuliano, colpiti particolarmente dalle piene del Redefossi, che ha origine a Milano e costituisce il colatore del Seveso e del naviglio della Martesana. Per limitare i danni prodotti dalle esondazioni sono state eseguite diverse opere negli anni 1969 e 1976, tra cui venne realizzato un canale scolmatore-deviatore a monte dell’abitato di San Giuliano Milanese per raccogliere parte delle acque;

-Chiaravalle e San Giuliano Milanese, interessati dalla piena del cavo Vettabbia, che ha origine a Milano e costituisce il colatore dell’Olona e in parte del Seveso e del Naviglio Della Martesana.
Le esondazioni vanno a colpire i tessuto urbano e produttivo.

I danni alle abitazioni e alle infrastrutture stradali e ferroviarie e alla rete dei servizi (acquedotti, collettori fognari e metanodotti) devono essere riparati in tempi brevissimi per ridurre al minimo i disagi della popolazione e consentire la ripresa delle attività economiche. Data l’estensione del bacino i danni prodotti alle attività produttive si possono distinguere in due categorie: nella parte a nord in genere vengono colpite attività indistriali e artigianali, situate lungo le rive e costituenti l’ossatura del sistema produttivo e brianzolo; nella parte a sud invece sono colpite le attività agricole, con danni al raccolto e all’allevamnto del bestiame.
Autore : Dott. Geol. Sofia Fabbri