00:00 20 Ottobre 2009

Ecco come l’uomo ha sconvolto e sconvolgerà ancora il micro-clima urbano: l’ultimo attentato? il Parco Agricolo Sud Milano

Quando ci toccano il verde, emergono con prepotenza i nostri sentimenti a favore dell'ambiente.

Chi arriva a Milano dalla Brianza avrà certamente notato come siano stati risparmiati ben pochi spazi verdi per far posto a case, centri commerciali, industrie di ogni genere ed asfalto, tanto asfalto, troppo asfalto. Chi arriva a Milano da nord per lavoro ha visto in 20 anni il verde scomparire sempre più, a scapito delle costruzioni più svariate. Anche arrivando dall’Autostrada del Sole lo spettacolo è agghiacciante: case su case, catrame e cemento, come dice Celentano. Ad ovest, e a sud ovest no.

Come esci dal Lorenteggio, di colpo i palazzoni finiscono e lo sguardo finalmente può correre libero tra i campi agricoli fino al Monte Rosa, nei giorni in cui il vento ripulisce l’aria dai veleni. Certo, non mancano villette a schiera, accampampamenti di zingari e abbandono di materiale di ogni genere, ma è almeno si può dire che qui la città è finita. Per Torino c’è ancora un po’ di strada da fare, il progetto della grande conurbazione Milano-Torino è ancora là da venire per fortuna, nonostante i foschi presagi dei libri di testo scolastici dei primi anni 80.

Un grande merito è indubbiamente del Parco Agricolo sud Milano, polmone verde protetto dalla drammatica espansione edilizia in atto nella zona.

Il Parco esiste dal 1990, si estende per 48.000 ettari, ha forma di semi-anello attorno alla città. Ad ovest si congiunge con il Parco del Ticino, a est con quello dell’Adda.

Il Parco intende salvaguardare le attività agricole, le colture e i boschi, tutelare i luoghi naturali, recuperare l’ambiente nelle aree degradate. Caratterizza il parco la sua fitta maglia agricola, scandita da una ricca rete di corsi d’acqua naturali e artificiali, comprendente anche quella del Naviglio grande. Terreni coltivati a mais si alternano a marcite, filari d’alberi disegnano i confini dei campi e accompagnano i corsi d’acqua.

Climaticamente d’estate la sua influenza è modesta ma comunque importante, perchè le brezze fresche che giungono dai campi riescono a rinfrescare almeno di qualche grado la città nelle prime ore del mattino. A metà mattina certo l’aria si fa più afosa, per la presenza dell’umidità apportata dai fontanili, ma l’effetto dura poco. L’intensità della radiazione solare in luglio è tale da rendere spesso molto secca l’aria durante le ore pomeridiane nell’area metropolitana, regalando cieli spesso azzurri e qualche ora di caldo in definitiva più sopportabile.

Molto più importante l’influenza invernale ed autunnale. Da qui ormai infatti giungono le uniche significative nebbie da irraggiamento, peraltro quasi del tutto scomparse nel centro città. Le nebbie da avvezione trovano comunque “terreno fertile” su quest’area verde raggiungendo poi la città già molto compatte da SW.

In presenza di neve al suolo l’effetto albedo in atmosfera limpida è notevole ed estende i suoi effetti sulla città nelle prime ore del mattino, grazie a moderate e fredde brezze da SW o da W, facendo letteralmente crollare le temperature minime. Si viene infatti a creare una zona di alta pressione termica nel parco e una di relativa bassa pressione in città, già sgombra di neve e dunque più scura, meno soggetta a perdita di calore anche per la restituzione di calore da parte degli edifici.

Quando poi transita un fronte accompagnato da correnti sud-occidentali (e non di Scirocco, badate bene), l’aria fredda che persiste su questi spazi e un po’ su tutta la Valpadana occidentale meno urbanizzata, funge da sostegno alla precipitazione nevosa, che può così tranquillmente interessare anche l’area urbana, interrompendo l’effetto “isola di calore” e rendendo quasi omogenea la temperatura.

Durante le giornate più corte invernali, con il sole basso, l’effetto isola di calore è più blando e la schermatura dei palazzoni cittadini rende talvolta non dissimili le temperature delle aree urbanizzate da quelle rurali, di notte però la campagna si raffredda molto più rapidamente.

Ancora un cenno sui fontanili, da cui traggono origine le marcite; sono acque risorgive che emergono dal sottosuolo a causa della presenza di materiale argilloso che non ne consente la penetrazione. La loro temperatura varia dai 10 ai 14 gradi.
Questo rende i campi interessati verdissimi, tuttavia il ghiaccio si forma sullo strato d’erba superficiale più esposto.

Ora, tutta questa meravigliosa area verde è in pericolo: la protezione dell’area potrebbe saltare a causa dell’Expo con “permessi speciali” di costruzione su molte zone, come peraltro già accaduto nell’area di Assago. Deroghe ed altre “porcherie” sono state concesse già negli anni scorsi, con la scusa di riqualificare cascinali dismessi. Così sono nati gruppi di villini a schiera, che non solo stonano con l’ambiente agreste ma che fanno anche dubitare per la sicurezza notturna dei proprietari. Di peggio si potrebbe fare continuando a costruire orribili grattacieli stile “Ligresti”, negando a tutti i Milanesi l’ultimo vero contatto con la natura e la vita di un tempo che non c’è più.

Si tratta di un vero e proprio attentato alla natura e al micro-clima. Qualcuno sarà certamente contento dell’ulteriore riduzione della nebbia e magari anche di qualche zanzara in meno d’estate, ma almeno non togliete ai milanesi la poesia di una nevicata invernale, una delle poche cose che ancora riesce a distogliere l’attenzione dal mondo finto che ci siamo ritagliati, in cui i bambini anzichè disegnare alberi, disegnano centri commerciali.
Autore : Alessio Grosso