00:00 13 Dicembre 2005

La bufera siberiana del 13 dicembre 2001 in Lombardia

Il racconto del fantastico 13 dicembre 2001.

Giovedì 13 dicembre 2001, lo ricorderò per sempre, i dintorni di Milano come la Siberia….

Quello che trasforma un episodio accaduto in un evento indimenticabile è, spesso, l’imprevedibilità, Ciò chè narrerò sarà sicuramente ricordato, specie da chi, come il sottoscritto, ci si è trovato nel mezzo, come l’evento atmosferico più imprevedibile ed inaspettato degli ultimi 3-4 anni.

Passiamo alla cronaca.

Da sciatore incallito e malato di neve, era da due settimane, prima del 13 dicembre 2001, che vivevo aggrappato alla finestra in attesa di vedere le cime intorno al Monte Rosa, delle due Grigne, la cresta del Resegone nonchè il Monte Generoso imbiancate dalla neve, segno inequivocabile di abbondanti nevicate su Alpi e Prealpi lombarde e piemontesi. Di neve, però, neanche l’ombra e, peggio di così non si poteva, il bollettino AINEVA era, da giorni, bloccato su sole splendente, freddo polare e alta pressione spadroneggiante.

Come sempre quella mattina mi accompagnò al lavoro un sole tropicale, splendente e contrastante con il freddo polare che permeava l’aria.

Rassegnato ad un’altra triste e soleggiata giornata di lavoro, arrivo in uffico, accendo il PC e butto l’occhio al bollettino meteo. Leggo e sorrido: “….possibili nevicate anche a bassa quota nel pomeriggio….”, guardo fuori dalla finestra, vedo cielo azzurro a perdità d’occhio e, piantato nel mezzo, manco fosse un faro su una scogliera, un sole di rame, splendente e gelido.

Tutto passa nella noia fino alle ore 15.30, quanto un improvviso calo di luce mi distoglie dall’attività quotidiana.

Da non crederci! Guardo fuori, in direzione Est verso le montagne bergamasche e vedo un cielo cupo, nero e vaporoso. CASPITA! Apro la porta dell’uffico, mi affaccio sul pianerottolo esterno, e un vento gelido mi scuote dal torpore.

Apocalisse! Penso in silenzio, mentre un sorriso, anzi un ghigno satanico mi attraversa il viso: “Il bollettino è giusto! tra un po’ se ne vedranno delle belle”.

Invece il sole cala, e tutto resta fermo.

La delusione sta prendendo piede quando alle 17 una telefonata da un collega, proveniente da Milano in direzione Bergamo sulla A4 mi rincuora e mi fa rabbrividire: “Qui sembra di essere in Siberia….nevica forte in orizzontale….è tutto bloccato…”

Metto giù il telefono e mi giro, sotto le luci dei lampioni i primi fiocchi passano veloci spinti da un vento micidiale. Corro alla finestra, tutto sta già diventando bianco, la temperatura polare fa si che la neve attacchi all’istante.

Incredibile e meraviglioso! In mezz’ora si contano già i primi centimetri, le macchine nel parcheggio non si riconosco più.

Alle 19 nevica ancora più forte, il vento è poderoso e gelido, quando lascio l’ufficio mezz’ora dopo, per terra, ad occhio e croce, ci sono già 10 cm di neve.

Mi metto in viaggio verso casa, il traffico è impazzito, per terra la neve è compatta come su una pista da sci, per fare 1 KM ci metto quasi un’ora, ma non mi interessa, chiuso nella macchina, lo spettacolo è fenomenale e bellissimo.

Tutto è bianco, ovattato, la statale Monza-Saronno sembra una strada della Norvegia, e la neve scende copiosa e feroce….

Chi abita a nord di Milano, sicuramente ricorderà il travaglio del viaggio per tornare a casa: la strada è di vetro, impossibile andare più veloce di 10 Km/h il rischio è troppo alto.

Alle 21 sono a Barlassina (MI), a neanche 10 Km da Muggiò (MI) dove lavoro e a 10 Km da Saronno (VA) dove abito, nevica ancora abbondantemente, la temperatura è di -4°, su una salita mi intraverso e scivolo all’indietro con tutta la macchina, cozzo contro un’altra auto, ma non mi interessa, sono entusiasta per quello che sta accadendo, mai visto in 28 anni. Mi sento come bambino e avrei voglia di tuffarmi in mezzo a quel mare bianco.

Scendo dall’auto…la strada si è trasformata in una pista da Slalom Gigante, mancavano solo i paletti…scivolo clamorosamente su una neve che così, si vede solo a 3000 Mt.

Nevica ancora fino alle 23, poi tutto si calma e il cielo si apre, temperatura in picchiata.

Il giorno dopo trovai tutto come l’avevo lasciato la sera prima quando, dopo quasi tre ore, ovvero intorno alle 22, ero riuscito a tornare a casa.

Il freddo intenso della notte, se non ricordo male -7° o -8°, fece si che la neve restasse pietrificata così come madre natura l’aveva fatta depositare.

Il bello è, che, a distanza di quasi un mese, negli anfratti in ombra, c’erano ancora i resti di quella nevicata.

La cosa buffa è stata che il fenomeno ha interessato solo Milano e i dintorni fino a 15-20 Km. A Varese hanno visto due fiocchi intorno a mezzanotte, a Como non è quasi neanche nevicato. La bufera è arrivata velocemente e, altrettanto velocemente è passata, dissolvendosi strada facendo.

Nel frattempo sono rimasto col naso appiccicato alla finestra in attesa di vedere qualche cima cambiare colore da un giorno all’altro…è proprio una malattia
Autore : Riccardo Galletti