00:00 27 Settembre 2003

Gran Sasso, anno 2002: il pieno inverno a settembre

Il racconto di una magica escursione incontro ad una intensa nevicata fuori stagione.

E’ sabato 28 settembre 2002, quando una insolita perturbazione dalla conformazione invernale comincia a produrre le prime nevicate sulla catena del Gran Sasso, localmente sotto i 2000 metri. Nel mio archivio meteo, dove annoto le temperature a L’Aquila e le condizioni meteo da 13 anni (settembre 89), avevo registrato una sola nevicata sotto i 2000 metri a settembre (il 13 settembre 98, appena 1900 m).
Per domenica tutte le mappe prevedono “Bora scura” con piogge sul versante adriatico e neve addirittura sopra i 1400-1500 metri.

Parlando con mio fratello ed un amico, decidiamo che per l’indomani potrebbe essere interessante fare una gita in auto a Campo Imperatore, dal momento che già le prime spolverate bianche hanno raggiunto l’albergo (quota 2130 m). Loro sono appassionati di montagna, io, ovviamente, anche di meteo!

Mi sveglio verso le 9 e subito guardo verso il Gran Sasso. A L’Aquila il sole fa capolino, ma verso il massiccio si notano distintamente le cosiddette virga di neve in cielo, ovvero le nuvole costituite esclusivamente dai fiocchi di neve che, portate dal vento, creano inconfondibili striature bianche nel cielo azzurro!

Avverto gli altri che sicuramente, se andremo su, incontreremo la neve: decidiamo di partire. Già a 2 km da L’Aquila inizia a piovigginare ed io indico in cielo quelle virga nevose, stimando una quota neve di 1400 m.

Ma per il mio amico si tratta di semplici nuvole:
“come fai a dirlo?!!”

Usciamo dall’autostrada A24 al casello di Assergi (900 m) e già piove forte, il cielo è bianco, la temperatura scende sotto i 5 gradi. Salendo oltre la base della Funivia (1100 m) le gocce d’acqua iniziano a contenere alcuni pezzetti di ghiaccio: acqua-neve!
Bastano pochi tornanti, 5 minuti, ed a quota 1400 m la pioggia diventa neve, che presto rimane asciutta oltre i 1500 m, superato il bivio di Monte Cristo.

I prati cominciano ad avere tracce bianche. Arriviamo a Fossa di Paganica, al primo passo, 1750 m, e già soddisfatti della situazione decidiamo di uscire e di scattare le prime foto.

Incredibile! Ben due tentativi di aprire la portiera dell’auto vanno falliti, per il forte vento che soffia portando con sè fiocchi di neve polverosa sollevata dal crinale. Freddo intenso, con sensazione acuita dal vento! 1 minuto e siamo subito dentro, si riparte. Si scende temporaneamente di quota verso l’altipiano di Campo Imperatore. In discesa bisogna ridurre l’andatura dell’auto, la strada è già bianca, lo sterzo è leggero. Laggiù il cielo è più chiuso e scuro, nevica più forte.

Ci immergiamo in uno scenario completamente invernale: neve secca si alterna a neve tonda, che ticchetta sulla carrozzeria. Ricominciamo a salire. Scorgiamo più di un’auto che decide di tornare indietro, noi azzardiamo a proseguire, ma non abbiamo le catene! Altra sosta, altre foto, quota 1950, base della seggiovia Fontari, 5 cm di neve a terra, anche sulla strada, neve orizzontale. E’ difficile tenere aperti gli occhi e l’abbigliamento non è ancora del tutto a prova di inverno.

Piccolo dubbio: si prosegue? Ma sì, piano piano… se siamo arrivati lì ormai vale la pena di rischiare qualcosa. Ma la paura viene soprattutto nel vedere le (poche) auto in discesa nel senso opposto. E se uno di loro perdesse il controllo?

Non ci pensiamo più di tanto, ormai siamo quasi arrivati, ancora un paio di curve, piano piano, lo sterzo sempre più leggero, e siamo finalmente sul piazzale dell’albergo, vicino all’Osservatorio ed all’arrivo della funivia. Altre foto nella bufera che imperversa, con neve a terra molto irregolarmente distribuita dal vento, in certi punti 10 cm di soffice manto.

Il tempo di un caffè, una visitina al museo della vecchia funivia e si riscende. Poco più sotto, 10 minuti fermi ad aspettare che una mandria di mucche infreddolite decidesse di liberare la strada, nel frattempo da loro occupata forse per avere un punto di riferimento in quel bianco accecante.
E’ settembre? Impossibile! Fosse… un errore nel calendario?
Autore : Marco Scozzafava