00:00 6 Aprile 2023

Il TEMPO che si spegne: rischiamo il bis del 2022

Si stanno ripetendo scenari che fanno pensare ad un'evoluzione stagionale avara di piogge, soprattutto al nord.

Il maltempo che non c’è più.
Non si vedono più quelle grandi perturbazioni in Atlantico che portavano piogge diffuse, estese e persistenti. 
Non si vedono più i grandi caldi lunghi migliaia di km, i fronti freddi carichi di rovesci e temporali anche grandinigeni.
Non si vede più la neve in pianura quando affonda l’aria fredda da est.
Non c’è più più o quasi quella bella fioritura di temporali pomeridiani che accompagnava l’aprile.

Dalle carte si vedono solo i lontanissimi parenti di quelli che un tempo erano i vortici freddi che davano l’assalto al Mediterraneo.
Ora arrivano spenti, così spenti, che fanno il solletico alle Alpi e puntano diretti verso il centro e il sud della Penisola, dove arrivano anche lì senza l’ardore di un tempo.

E’ una questione di meccanismi inceppati si diceva già un trentennio fa, ora quasi i nostri figli si stupiscono se per un giorno non vedono il sole, un tempo in inverno in Valpadana ci si stupiva di vederlo uscire dalla coltre di nebbia che avvolgeva anche Piazza del Duomo, ora è una costante fissa, come in Truman Show.

Questo modesto passaggio temporalesco tra venerdì e Pasqua, non cambierà nulla, lascerà tutto come prima, così come probabilmente lascerà tutto immutato il passaggio della perturbazione prevista per venerdì 14 aprile.

Poi riecco l’alta pressione di metà mese e per vedere qualche cambiamento bisognerà disturbare verso giovedi 20 ancora i venti da est, che non portano però più di qualche rovescio e di un moderato calo termico, oltre ad evitare che l’estate scoppi troppo presto.

Se ci trasciniamo così arriviamo a maggio, sperando in qualche temporale, che potrebbe anche arrivare, ma che andrebbe sostenuto da un’orchestra che ne sforni a decine per uscire da questo terribile impasse che ci sta portando dritti dritti verso la peggiore siccità che io si sia mai vista in 50 anni, mezzo secolo, non poco, soprattutto al nord-ovest.

E non dovete pensare che la situazione sia bella anche sul resto d’Europa, si li le perturbazioni non sono ostacolate dalle Alpi ma a transitare sono tutti fronti di serie B o di serie C e di piogge e nevicate vere ne sono arrivate ben poche, salvo in Scandinavia, ma siamo ben lontani.

Siamo anche lontani dagli scenari che conoscevamo e il "global warming" che è sulla bocca di tutti i radical chic, non basta a spiegare cosa stia succedendo di così grave di vietare ad una sola, singola, maledetta perturbazione di far piovere come Dio comanda sul nostro assetato territorio, no signori della corte, come direbbe Zalone, proprio non basta.

E allora cosa rischiamo? Il bis del 2022, ecco cosa rischiamo. Gli anni anticiclonici sono andati in coppia anche nel passato, basti pensare al celebre 88-89, 89-90, ma il tempo non sempre funziona la cabala, nè tantomeno i tarocchi. 

Vien da dire che solo grandi piogge estive in montagna potranno alleviare un po’ la situazione gravissima di cui si è accorto finalmente anche il Governo e che merita una sensibilizzazione di massa; dopo la bandiera della pace, fatene una contro la siccità.
 

 

Autore : Alessio Grosso