00:00 17 Aprile 2014

Perchè l’anticiclone africano d’estate è diventato così INVADENTE?

Si studia da anni la correlazione tra monsono dell'Africa occidentale e invasioni dell'anticiclone nord africano in sede mediterranea.

Se il monsone africano è intenso, le temperature dell’aria nella zona del Mediterraneo risultano più alte.

Quanto c’è di vero in questa affermazione? Tanto, perchè un monsone africano che penetra sul Continente spinge verso nord l’anticiclone nord-africano che così invade l’Italia e determina ondate di calore rilevanti e sempre più persistenti. Dai 3-5 giorni degli anni 80, si è passati ad episodi che durano anche 10 giorni e più, magari ad ondate successive o senza soluzione di continuità.

Tutto sembrerebbe derivare dal monsone dell’Africa occidentale, il cosiddetto WAM, che si attiva nel mese di maggio con piogge che coinvolgono le latitudini comprese tra i 5 ed i 20°N, con massima intensità dei fenomeni in agosto e graduale esaurimento del fenomeno ad ottobre.

E’ stato osservato che durante le fasi in cui il monsone non è intervenuto a portare piogge sul Sahel, l’estate è risultata mediamente più instabile sul bacino centrale del Mediterraneo, viceversa quando le piogge nel Sahel sono risultate abbondanti, in Italia l’estate è risultata nettamente più stabile e calda, con anomalia termica positiva di almeno 1°C o 1,5°C.  

Un monsone forte intensifica la circolazione meridiana di Hadley che agisce
modulando l’intensità e la posizione dell’anticiclone africano. C’è però da osservare che a spingere l’anticiclone proprio verso di noi ci ha pensato spesso la famosa falla barica portoghese o canariana, In pratica le saccature in arrivo dal nord Atlantico affondano in modo anomalo e costante sull’estremo ovest del Continente, attivando di rimbalzo un’ulteriore risalita dell’anticiclone africano verso il nostro Paese e delle masse calde ad esso connesso. 

In ogni caso la risalita verso nord della linea di convergenza intertropicale, meglio nota come ITCZ rappresenta una problematica per tutti i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, una problematica che deve intendersi come un maggior rischio di situazioni siccitose nei mesi primaverili ed estivi, mentre escluderei nella maniera più assoluta il rischio di desertificazione, anche perchè sono mediamente aumentate le precipitazioni sia nel periodo autunnale che in quello invernale, quasi a compensare il gap estivo.

Teniamo comunque sempre d’occhio il monsone africano da maggio per capire come potrebbe evolvere la nostra estate. 

Autore : Alessio Grosso