00:00 26 Marzo 2009

Il Sole nel mondo dei sogni, ora anche l’Atlantico sulla via del raffreddamento

L'indice spia che rappresenta il flusso di acque calde sull'Atlantico settentrionale ha mostrato ancora segnali negativi in netto anticipo rispetto alle attuali conoscenze del relativo ciclo climatico. Che il Sole stia calcando la mano?

Il Sole macina record procedendo a piccoli passi verso un minimo a tempo indeterminato. L’assenza di macchie sulla sua superficie, con tutti gli annessi e connessi, conta ogni giorno nuove sorprese. Il basso magnetismo della nostra Stella determina un flusso energetico che, per via strumentale, continua ad apparire significativo basso, anzi diremmo pure ai minimi termini.

Abbiamo parlato di riscontri “strumentali” perchè chiaramente a occhio nudo e a pelle nessuno se ne potrebbe accorgere. La differenza di energia geomagnetica emessa dal Sole tra le fasi di minimo e di massimo sono umanamente impercettibili, tuttavia analizzando i dati sotto il profilo strumentale e statistico la vicenda sta acquistando sempre più i contorni netti di un evento davvero singolare.

Basti pensare che, qualora il 2009 procedesse con una performance pari a quella del 2008 (il 4° anno con assenza prolungata di macchie dal 1878) ci troveremmo a sbriciolare il record secolare di attività minima, tornando così ai livelli emissivi della metà dell’800, tempo della Piccola Età Glaciale. Attenzione però, questo non significa certo che andremo repentinamente incontro a tale evento. Sarebbe forse uno scoop sensazionalistico ma, per dirla con un famoso spot del passato “Noi siamo scienza non fantascienza”.

Limitiamoci per ora a focalizzare l’attenzione sulle possibili conseguenze reali di tale evento: le temperature superficiali degli oceani, quelle che immagazzinano l’energia solare per lunghi anni determinando così l’equilibrio climatico del Pianeta (il cosiddetto effetto serra naturale), continuano a dare segnali di sfiancamento. Dopo la Nina prolungata (ogni previsione di Nino è stata smentita) e le anomalie analoghe del Pacifico centro-settentrionale (indice PDO in segno decisamente negativo), ora anche l’Atlantico inizia a dire la sua.

Era dal luglio del 2002, data in cui per l’ultima volta l’indice multidecennale delle temperature superficiali del nostro oceano (noto come AMO) è sceso in terreno appena negativo, che non ci siamo trovati nuovamente di fronte al segno “meno”, a un dato che, in anticipo di qualche anno rispetto ai canoni della letteratura climatica moderna, è tornato significativamente a far parlare di sè.

Per l’esattezza, dopo la calata in fase neutra di gennaio (valore -0,007°C), febbraio se ne è uscito con un bel -0,113°C. Per trovare un valore inferiore dobbiamo tornare fino al novembre del 1996, anno in cui però l’indice era già di per sè in fase negativa, seppur ormai uscente verso quella positiva, imboccata giusto nel gennaio del 1997 e che avrebbe dovuto concludersi non prima dei 15 anni successivi.

Cosa sarà allora questa “forzante” che agisce sulle temperature dei nostri oceani (la circolazione generale dell’atmosfera ne è stata già modificata rispetto agli anni scorsi) piegandone addirittura il normale andamento? Nessun dubbio; in nostro possesso non esiste alcun dato che possa sovrapporsi in modo così palese e univoco se non l’attuale andamento dell’attività solare.
Autore : Luca Angelini