00:00 26 Marzo 2008

La grandine ed i temporali: ecco la tempistica

E’ più facile che grandini all’arrivo del cumulonembo o quando ormai il cielo sta per schiarirsi? Oppure le grandinate più copiose si verificano nel bel mezzo di un intenso acquazzone?

Spesso quando è in arrivo un temporale e si verifica una grandinata, possiamo osservare che i chicchi più grossi e numerosi cadono proprio quando la base della nube arriva sopra le nostre teste, o subito prima che la precipitazione cessi.

Per quale motivo si verifica questo fenomeno? Sappiamo che il cumulonembo è una nube costituita da centinaia di milioni di litri di acqua, sotto forma di goccioline finissime, gocce più grandi, cristalli di ghiaccio ed appunto chicchi di grandine di svariate dimensioni; il compito della nube, e quindi del temporale, è quello di portare aria calda verso l’alto (correnti ascendenti) ed aria più fredda verso il basso (attraverso correnti discendenti e precipitazioni), in modo da ristabilire un certo equilibrio termico fra le varie quote dell’atmosfera.

Ebbene la grandine si forma alle quote più alte (attorno ai 6-8 km di altezza) nel settore delle correnti ascendenti calde, ma poi viene spinta da esse verso il settore della nube dove sono presenti le correnti discendenti; i venti in caduta verso il basso però tendono ad inibire l’ulteriore crescita della nube nell’area da essi interessata (sia in orizzontale che in verticale) e di conseguenza “l’outflow” (così si chiama in gergo tecnico il flusso freddo verso il basso) si trova generalmente al bordo della base della nube temporalesca, così come la precipitazione grandinigena.

Ecco perché normalmente i chicchi di grandine cadono all’inizio o alla fine del temporale; addirittura se le correnti in salita all’interno del corpo nuvoloso sono estremamente intense, i chicchi di grandine possono essere “sparati” al di fuori della nube, per poi cadere al suolo ancor prima che sulla nostra verticale arrivi la base del cumulonembo stesso.
Autore : Lorenzo Catania