00:00 4 Febbraio 2014

La zonalità spinta dell’inverno 2013-2014: quali sono le ragioni di tanta persistenza?

Meteolive prova ad indagare sulle cause che hanno portato ad una persistenza della zonale per quasi tutto il periodo invernale, allontanando il freddo dal Mediterraneo e dall'Europa, regalando importanti surplus termici positivi su vaste zone del continente.

L’inverno attuale è stato caratterizzato da un’importante inversione di tendenza che si è manifestata attraverso l’imposizione di una sinottica fortemente zonale. La circolazione occidentale dei venti ha tratto origine da un ricompattamento del Vortice Polare troposferico che durante il periodo tardi estivo ed autunnale, è andato prendendo consistenza sui settori atlantici e canadesi a scapito di quelli euroasiatici. In conseguenza di questo, l’anomala presenza d’aria fredda su Canada e Groenlandia, ha dato vita ad una semipermanente d’Islanda in straordinaria forma, continuamente alimentata dall’aria fredda che trabocca sull’oceano dai due settori sopraccitati.

Nel mese di gennaio l’atmosfera ha tentato (almeno in parte) di tamponare l’egemonia dei venti occidentali sul Mediterraneo, attraverso una modesta ripresa degli scambi meridiani. Il flusso atlantico dall’artico canadese è divenuto più fratturato, riuscendo così a trasportare sull’Europa meridionale, masse d’aria più fredda di origine polare marittima, regalando anche per l’Italia un tipo di tempo dalle sembianze più invernali. Dal canto loro, i paesi dell’est Europa e della penisola Scandinava hanno assistito ad un forte raffreddamento della temperatura indotto dalla temporanea strutturazione di una zona d’alta pressione di origine termica.

Queste buone premesse avrebbero forse permesso di vivere un mese di febbraio dai connotati più decisi invernali anche sul nostro Paese. Prospettive che tuttavia sono state brutalmente stroncate da una nuova ripresa delle vorticità canadesi in direzione dell’Europa sino al cuore della Russia. Giunti a questo punto della stagione, diventa lecito domandarsi quali siano le ragioni che hanno portato questo inverno a chiudere completamente legami con gli standard del recente passato, dando così il via ad una fase atmosferica apparentemente slegata da tutto il resto.

Fornire una spiegazione realmente efficace, che punti a comprendere la ragione di questi movimenti atmosferici su larga scala, non risulta mai un’impresa semplice. In questi mesi di grande zonale sono state estratte dal cilindro diverse teorie, alcune realistiche, altre più fantasiose.

Quelle su cui Meteolive ha indagato di più, sono essenzialmente due:

– la prima riguardante la relazione esistente tra circolazione atmosferica e fasi solari.

– la seconda mette in relazione l’estensione del pack artico con la presenza più o meno forte di movimenti zonali.

In merito alla prima teoria: l’anno 2013-2014 è stato caratterizzato da un aumento del solar flux in corrispondenza dell’attuale fase di massima attività che sta attraversando in questo momento la nostra stella. (ciclo solare 24)

Le ricerche di alcuni scienziati mettono in relazione i picchi nell’attività solare con la presenza a livello emisferico di una zonalità più o meno intensa; è stato infatti osservato che nelle fasi di minimo solare, le dinamiche circolatorie meridiane divengono privilegiate a scapito di una scarsa zonalità.

Fasi atmosferiche scarsamente zonali ma fortemente meridiane sono state le caratteristiche dominanti degli inverni anni 2000′, ricadute in concomitanza di una lunga fase di minimo solare, interrotta solo recentemente. Il decennio precedente, gli anni 90′, erano stati caratterizzati da una zonalità esasperata, corrispondente ad una fase di grande potenza del ciclo solare 23.

In occasione di massimi solari, le dinamiche zonali verrebbero agevolate dal maggiore gap termico esistente tra la regione polare e la fascia equatoriale che risulterebbe mediamente più calda. L’aumentato gap termico polo-equatore, agevolerebbe così il rinforzo delle vorticità zonali che traggono linfa vitale proprio dalla forte differenza di temperatura tra due fasce climatiche differenti. Fasi di minimo solare agevolerebbero al contrario le dinamiche meridiane poichè andrebbe attenuandosi il gap termico polo-equatore con conseguente diminuzione della zonalità.

In merito alla seconda teoria: l’aumentata estensione dei ghiacci polari artici che ha caratterizzato l’inverno attuale, ha favorito la presenza di temperature mediamente più basse all’interno della regione polare. Allo stesso tempo abbiamo a che fare col picco di massima attiva solare determinato dal ciclo solare 24 che potrebbe (forse) avere portato ad un leggero surplus di calore in area equatoriale e subtropicale.

Dalla combinazione di questi due fattori, potrebbe forse trovare risposta l’inversione di tendenza che ha caratterizzato questo inverno?

Riteniamo che l’attuale fase zonale dei venti, poggi su di una tendenza che ha iniziato a manifestarsi già durante la scorsa estate, dominata quasi interamente dall’anticiclone delle Azzorre. L’anticiclone atlantico durante l’estate tende notoriamente a presentarsi sul Mediterraneo in occasione di dinamiche zonali e rinforzo del getto occidentale. L’origine della zonalità di questo inverno, trae quindi origine da dinamiche "lontane" nel tempo.

 

Autore : William Demasi