00:00 20 Febbraio 2010

Gli “INCIPIT” dei romanzi di Grosso: dalla trilogia dell’apocalisse a Sole di sangue

A grande richiesta MeteoLive pubblica gli "incipit" di tutti i romanzi di Alessio Grosso.

A grande richiesta pubblichiamo alcuni incipit tratti dai romanzi di Alessio Grosso nella loro versione originale (prima stesura dell’autore mai pubblicata):

SOLE DI SANGUE
Non crediamo al male finché non lo vediamo (Jean de La Fontaine)
SOLE DI SANGUE
Capitolo primo
Magis ostensus quam datus
Qualche volta la vita di un uomo trascorre placida e tranquilla, altre volte tormentata e crudele. Alcuni giudicano la propria esistenza talmente modesta da sperare di nobilitarla partecipando a un evento eccezionale da consegnare alla storia, altri sentono l’esigenza di perpetuarla con un’opera dell’ingegno, altri ancora si nutrono del quotidiano lasciandosi dolcemente cullare dai suoi effimeri piaceri. Essi appaiono incuranti del passare del tempo e incapaci di fare dell’astrazione il momento apice del processo raziocinante, quando dall’analisi del particolare si accede alla sintesi universale, superando con la fantasia la realtà del tempo e dello spazio.

APOCALISSE BIANCA
Sotto il cielo imbronciato d’Islanda qualche raffica di vento scivolava ancora lungo i prati ondulati: erano gli ultimi refoli dopo la tempesta della notte. (…)
Il silenzio ora era rotto solo dai passi di Jon sulle assi del vecchio molo e da Gurndin che giocava con Silver, portandogli manciate d’erba e facendogli lunghi discorsi dei quali il fratello percepiva solo il suono, senza comprendere le parole.
Pochi minuti dopo i due bambini erano seduti sulla riva del lago a guardare fissi il galleggiante rosso, quasi immobile sull’acqua. L’innocenza del volto di Gurndin si specchiava nell’acqua cristallina.
“Jon….”
“ssssss..zitta”
Le nuvole ora erano più fitte e minacciose.
Gurndin cantava a squarciagola. Il galleggiante si mosse, Jon attese, pronto. Era un buon pescatore, sapeva aspettare che il pesce abboccasse davvero.
Il sughero colorato, però, sembrava vibrare più che scuotersi e affondare. Jon si fece più attento.
«Taci, Gurndin, taci!»
La bambina si interruppe. Jon aveva lasciato cadere la canna da pesca sul molo.
L’acqua del lago non era più immobile. Sembrava che improvvisamente milioni di pesci volessero saltare fuori, tutto lo specchio d’acqua ribolliva. Gurndin urlò.

APOCALISSE ROSSA
Novara, Italia, Aprile
Il pullman della Juventus percorreva pigramente la piatta ed assolata pianura piemontese; solo qualche raro cirro solcava il cielo di quel bel pomeriggio di primavera, ma il profilo delle Alpi era improvvisamente sparito in un mare di foschia.
Giuliano Falconetti osservava dal finestrino l’incessante sfilata dei pioppi che ornavano il viale di ingresso allo stadio. Le domande incalzanti dei giornalisti si rincorrevano senza sosta nella sua mente:“Falconetti, che ne sarà del suo futuro sportivo dopo questa ennesima deludente prestazione?” “Vuole spiegarci come mai lei non riesce più ad esprimersi ai livelli di un tempo?” “E’ vero che si sente appagato?” “Si parla di una cessione al Brescia. Conferma?” “E’ vero che lo spogliatoio è contro di lei?”.
La crisi di Falconetti si trascinava ormai da troppo tempo: non segnava un goal da oltre un anno e si sentiva un peso per la squadra. Dopo aver guidato il suo club alla conquista del più prestigioso trofeo europeo, qualcosa si era inceppato.
A Novara, nella finale scudetto di spareggio con il Milan, erano riposte le ultime speranze per dimostrare le sue qualità, prima di un probabile cessione.
Ad affrontare la Juventus ci sarebbe stato il grande rivale di sempre: il Milan
“Sei teso?” gli sussurrò il gigante francese Leconte, un portierone di oltre 2 metri originario di Marsiglia..

APOCALISSE NERA
“…Ecco livido nembo distese il Cronide sopra la concava nave, s’abbuiò sotto il mare: la nave correva, ma non fu per molto: venne improvviso Zefiro urlando, soffiando con raffica grande…”
(Odissea, libro XII, vv. 405-408)

Primo capitolo
PANICO ALL’AUTOGRILL
Pian del Voglio, Autostrada del Sole, fine luglio
Il volto tirato di un uomo alla guida di una macchina stanca, sfiancata da un sole feroce, da un motore usurato da viaggi interminabili e dai traumi di accelerate improvvise, date per sfuggire a tornado ed alluvioni. Strisce bianche che corrono sull’asfalto: continue, interrotte, continue, interrotte. Una mandria di tir da sfilare. Alberi. Gallerie. Alberi. Buio. Luce. Un cartello: Rioveggio km 14. Al volante Alberto Martini: un mattatore, un istrione, il cacciatore di eventi estremi, l’uomo che più di ogni altro aveva reso popolare la meteorologia in Italia dagli schermi di MeteoLive TV, una televisione interamente dedicata al monitoraggio del tempo e del clima. L’Europa era alle prese con un caldo eccezionale, improvviso, inaspettato dopo l’apocalisse bianca e l’esplosione di vulcani a ripetizione che avevano riempito tutto di polvere e di freddo
Autore : Redazione