00:00 12 Maggio 2009

E’ l’anno del sud-est: incide l’anomalia termica delle acque del Golfo del Leone

Sud-ovest classico abbastanza in crisi, quest'anno dominano le correnti da ESE.

E’ l’anno del SE, delle depressioni strozzate e degli affondi sul Mediterraneo occidentale. L’inverno era cominciato così, poi c’era stata la parentesi legata ad affondi più orientali, infine siamo tornati all’antico: affondi occidentali, depressioni in lenta evoluzione verso levante, scirocco teso, precipitazioni abbondanti sul Piemonte e in genere sul nord-ovest in progressione verso il nord-est ma con fenomeni prevalentemente concentrati sulla fascia prealpina e alpina più meridionali.

Il SW teso, pilotato dalla Jet Stream, che riusciva a far “correre” meglio le precipitazioni sino a ridosso dei confini è stato spesso sostituito da un ESE o da un SSE che ha mantenuto i fenomeni più abbondanti nelle vallate meridionali, lasciando solo le briciole a quelle dell’estremo nord (quelle altoatesine tanto per fare un esempio).

Non c’è comunque nulla di cui stupirsi. Se una configurazione si inserisce su un dato territorio riesce spesso ad assumere il carattere della “persistenza”. In questo modo su un dato territorio può piovere molto e solo a pochi km da esso si raccolgono unicamente una modesta manciata di mm.

A favorire questa congiuntura potrebbero aver inciso notevolmente le temperature superficiali delle acque del Mediterraneo occidentale, in particolare quelle del Golfo del Leone, che seguitano a risultare più fredde rispetto ai restanti settori. Questi “punti freddi” fungono da vere e proprie calamite per le saccature. In questo modo le situazioni perturbate seguono a ripetersi nel tempo interessando sempre le medesime zone.

Da considerare infine l’importanza dei blocchi anticiclonici sull’est europeo che possono ulteriormente rallentare la progressione delle saccature verso levante.
Autore : Alessio Grosso