00:00 14 Agosto 2013

Nubifragi di fine estate: perche sono più probabili?

Cerchiamo di indagare su quali sono alcuni dei meccanismi che favoriscono proprio al termine dell'estate ed all'inizio dell'autunno meteorologico, la creazione di intensi sistemi temporaleschi con annessi nubifragi o vere e proprie alluvioni.

Con l’arrivo della stagione autunnale, il pattern atmosferico può sancire il passaggio di consegne dall’estate all’autunno in svariati modi; la stagione può semplicemente spegnersi con gradualità senza presentare nessuna vera e propria tempesta di fine estate, in questo caso il cambio stagionale avviene attraverso l’inevitabile attenuazione dell’irraggiamento solare in conseguenza dell’accorciamento delle giornate. Altre volte invece il passaggio stagionale al quale si accompagna un graduale ritiro verso sud delle fasce anticicloniche subtropicali, può spianare la strada ad alcune figure di bassa pressione che riescono così ad entrare nel Mediterraneo senza trovare la consueta resistenza anticiclonica caratteristica dell’estate.

Le prime depressioni dalle caratteristiche autunnali che subentrano su di un territorio surriscaldato da diverse settimane di influenza anticiclonica subtropicale, determinano così la creazione di un ambiente adatto ad ospitare intensi sistemi temporaleschi. Negli  anni 70′ – 80′ – 90′ queste dinamiche di cambio stagionale erano affidate soprattutto alle depressioni di origine canadese e nord-atlantica. Sul finire dell’estate (terza decade di agosto, prima decade di settembre) la corrente a getto polare che si diramava dalla regione canadese, riusciva a raggiungere con estrema facilità le coste del Mediterraneo, portando così alcune delle crisi temporalesche più importanti dell’intero anno.

Le elevate vorticità portate dall’attività ciclonica di stampo nord-atlantico sono state responsabili di alcuni degli episodi temporaleschi più importanti che hanno sconvolto l’Italia negli ultimi decenni. L’arrivo di queste masse d’aria erano infatti caratterizzate da valori piuttosto bassi di geopotenziale alle quote superiori, corrispondenti ad ingressi di aria piuttosto fredda accompagnata dalla formazione in sede mediterranea di minimi ciclonici "baroclini".

Negli ultimi anni con la crisi della zonalità e la scomparsa della semipermanente d’Islanda, tali dinamiche di fine stagione sono affidate all’invasione delle prime masse d’aria artica che solitamente riescono a coinvolgere in maniera netta il bacino del Mediterraneo solo con l’arrivo della seconda metà di settembre. Queste massa d’aria sono apportatrici di vorticità minore rispetto alle masse d’aria fredda di origine nord-atlantica e canadese, tuttavia, seppur con modalità differenti, possono portare al medesimo risultato.

Per ricercare la ragione di tanta intensità dei fenomeni temporaleschi alla fine dell’estate, bisogna indagare su quelle che sono state le vicissitudini atmosferiche durante il periodo del solleone. Durante l’estate l’atmosfera e la superficie marina si riscaldano con gradualità sino a raggiungere un massimo attorno la prima metà di agosto. Parlando specificatamente della superficie marina, questo calore viene lentamente immagazzinato dall’acqua, la quale registra un graduale ma costante aumento della temperatura che va dalla seconda metà della primavera sino alla fine dell’estate.

Quando le prime depressioni dalle caratteristiche autunnali si muovono alla conquista del Mediterraneo, assistiamo al sopraggiungere in tutta fretta della prime masse d’aria fredda più estese ed organizzate che determinano l’accensione di violenti contrasti con l’aria più calda di origine subtropicale stazionante sul Mediterraneo. Attraverso l’attivazione della spinta di galleggiamento, l’energia termica accumulata dal mare e dall’atmosfera durante l’estate, viene convertita in energia meccanica, muovendo le circolazioni ascendenti e discendenti alla base di qualsiasi formazione temporalesca.

Proprio nel periodo dell’anno che va dalla seconda metà di agosto sino agli esordi di novembre, il bacino del Mediterraneo può tramutarsi in una pericolosa fucina di temporali che sfruttando alcuni parametri fondamentali (vorticità, aria fredda in quota, wind shear positivo) liberano lentamente l’energia del mare al prezzo di intensi temporali.

 

Autore : William Demasi