00:00 8 Settembre 2011

L’Appennino e i suoi temporali

Spesso improvvisi, violenti, altre volte puntuali come orologi svizzeri. Colpiscono talora più le regioni Adriatiche, altre volte invece quelle tirreniche. Ecco come si formano, quando e perchè.

 Le mattine partono con cieli azzurri, di quell’azzurro carico che ti fa pensare a che bella giornata sarà. L’illusione però tende a scomparire dopo mezzogiorno, quando le montagne iniziano a "fumare", producendo nubi cumuliformi a rapido sviluppo verticale. Pioverà nel pomeriggio? Gli occhi scrutano il cielo con sempre maggiore apprensione ma talvolta il tempo ci scioglie il dubbio per primo e senza tanti fronzoli. Arrivano tuoni, fulmini e l’acqua, tanta acqua.

Da dove nascono questi mostri del cielo? Per capirlo dobbiamo tenere presente che la dorsale appenninica mette i piedi dentro due mari, l’Adriatico e il Tirreno. Lungo le rispettive coste, durante i lunghi e caldi mesi estivi, soffiano verso l’interno gradevoli brezze, le quali sono poi presto costrette a risalire i pendii appenninici per confluire in prossimtà delle dorsali spartiacque.

Ebbene la maggior parte delle volte il tutto si limita allo sviluppo di innocui e bianchi cumuli di bel tempo. Altre volte invece, la presenza di aria più fresca alle quote superiori, soprattutto se disegnata lungo un flusso a curvatura ciclonica, va ad acchiappare queste nubi e le fa sviluppare in modo abnorme. Questp perchè l’aria calda e umida confluita per mezzo delle brezze, si trova immersa in aria molto più fresca e ciò rende la colonna d’aria molto instabile.

Il processo è noto sinotticamente come "Linea di Convergenza Appenninica", ed è il motore più importante dei temporali che si sviluppano lungo lo Stivale. Stiamo parlando dei temporali più intensi, quelli che causano anche fenomeni violenti associati a nubifragi, grandinate e colpi di vento.

Che direzione prendono questi temporali una volta sviluppatisi? Dipende dalla direzione delle correnti in quota, quella dei flussi di aria fresca per intenderci, la quale non è detto che provenga per forza di cose da settentrone. In questo caso sarebbero le regioni tirreniche le più bersagliate dai fenomeni e statisticamente in effetti è così, tuttavia correnti nord-occidentali parimenti fresche possono interessare con temporali estivi a tappeto tutte le regioni adriatiche fino a sfociare su quelle ioniche. Da non sottovalutare gli episodi di Libeccio fresco, a seguito dell’insediamento di un vortice sul golfo del Leone o su quello Ligure, che stirano le celle temporalesche anch’esse verso le regioni adriatiche.

Un esempio di questi temporaloni? Con correnti da nord-est non pò certo mancare il classico nubifragio che allaga Roma (vedi il video qui sotto). In questo caso, qualora ne sarete testimoni, potrete d’ora in poi dire con soddisfazione? "Semplice temporale? No, qui si tratta di una Linea di Convergenza Appenninica".

 

Autore : Luca Angelini