00:00 17 Settembre 2003

Meno scambi di calore, maggiori accumuli di aria fredda al Polo?

Cerchiamo di capire a fondo un meccanismo non del tutto intuitivo.

Le correnti a getto come sappiamo hanno il compito di ridistribuire gran parte dell’energia che arriva nell’atmosfera grazie all’azione del sole; pertanto a seconda della situazione, questi grandi “nastri” trasportatori possono scorrere veloci lungo una direttrice ovest-est, oppure generare delle vere e proprie onde verso nord o verso sud, agevolando gli scambi di calore fra Tropico e latitudini polari.

Se si verifica la prima condizione, e se questa si protrae per settimane, se non per mesi, si generano delle anomalie termiche che portano le zone alle latitudini tropicali a surriscaldarsi, mentre l’Artico diventa sempre più freddo; quando si va verso l’inverno quindi si accentua il rischio che fra il Circolo Polare Artico ed il Polo si accumulino masse d’aria estremamente fredde.

Quando poi il meccanismo stabilizzatore delle correnti a getto si innesca (ossia quando finalmente si sviluppano le onde descritte precedentemente), queste gelide masse d’aria vengono spinte verso sud, e rischiano di provocare ondate di freddo o di maltempo a latitudini europee, o sull’Atlantico.

Pertanto la situazione migliore, quella che può portare ad un calo progressivo della temperatura in vista dell’autunno inoltrato, senza grossi sbalzi né forti ondate di maltempo, sarebbe quella che vede frequenti ma piccole ondulazioni delle correnti a getto; a questa configurazione corrisponderebbe magari il passaggio di moderate perturbazioni alternate a qualche bella giornata, ma almeno si eviterebbero potenziali pericoli per alluvioni, frane e danni ingenti.

In definitiva vogliamo dire che è preferibile rinunciare a qualche giornata di bel tempo, in favore di un passaggio indolore alla stagione fredda.
Autore : Lorenzo Catania