00:00 29 Gennaio 2008

Anticiclone e favonio alleati contro l’inverno, temperature record al nord

Giornata irreale quella di ieri 28 gennaio su molte regioni d'Italia, in particolare al nord-ovest

Gennaio come aprile, nord-ovest come nord-est, regioni settentrionali come regioni meridionali. Un unico comun denominatore ha unito tutta l’Italia in questo fenomenale 28 gennaio 2008 che passerà sicuramente agli annali per competere quale giornata tra le più miti nella storia dei nostri inverni.

Torino 23°, Cuneo 22°, Monte Malanotte 1742 metri(Cn) 21°, Malpensa 20°, Bolzano 17°, Milano 16°. Ma anche Dobbiaco(1226 metri) 10° esattamente come Tarvisio(780 metri), e per finire Monte Paganella 2130 metri(Tn) ben 8°.

Parrebbe un normalissimo bollettino dei primi di maggio ma il calendario rimane ottusamente inchiodato su di un mese di gennaio che sembra non finire mai. La lenta apparente agonia di un inverno che aveva dato tante speranze e anche qualche soddisfazione ha gettato impietosamente lo sconforto tra gli amanti della neve.

Quest’anno la potenza dell’anticiclone ha messo in crisi perfino la collaudatissima tradizione dei “giorni della merla” , notoriamente i più freddi dell’anno. Ora la domanda sorge spontanea: se il periodo più freddo dell’anno misura temperature da primavera inoltrata, che ne sarà dell’estate che ci aspetta?

Fortunatamente il ragionamento non è cosi logico come potrebbe sembrare, anche se grandi pionieri della meteo come i generali Bernacca e Baroni sostenevano che “la stagione nuova è figlia di quella passata”.

A differenza di allora adesso possiamo contare sugli indici teleconnettivi, tuttavia anche in questo campo ci troviamo di fronte ad una esplorazione pionieristica e dunque i risultati empirici e statistici sul lungo termine possono essere paragonabili a quelli che si potevano ottenere 20-30 anni fa in una previsione ad una settimana.

Da qui “il grande bluff” che ha portato la malfiducia della gente verso questi importantissimi studi e la primavera laddove ci aspettavamo la neve.

Va senz’altro sottolineato però che la situazione creatasi porta la firma di vari fattori concomitanti e le moviole satellitari di questi ultimi due giorni mostrano senza dare adito a dubbi i motivi e la portata del fenomeno.

In sostanza la nostra penisola si è trovata sotto l’azione congiunta di un anticiclone dinamico subtropicale ben strutturato a tutte le quote e colmo di aria molto calda unitamente a un effetto favonico indotto a sud delle Alpi dalla rotazione oraria delle correnti in discesa all’interno dell’alta pressione stessa.

L’effetto compressione che si verifica in questi casi raddoppia e determina una classica situazione di favonio senza sbarramento del quale abbiamo parlato in apposito articolo qualche giorno fa. I versanti posti sottovento, in questo caso quelli sud-alpini e padani, risentono pertanto di un imponente riscaldamento dell’aria la quale perde anche gran parte della sua umidità raggiungendo valori percentuali da primato.

Da ciò sono derivati anche i venti rafficati e gli scossoni termici avvertiti anche “a pelle” e determinati dalle folate di aria compressa che si incanalava irregolarmente nelle vallate alpine e che subiva nel prosieguo del suo percorso ulteriori salti e balzelli sulle aspertità termiche della pianura Padana.
Autore : Luca Angelini