00:00 25 Maggio 2004

Le eruzioni vulcaniche e le attività industriali hanno ripercussioni sul Nino?

Polveri vulcaniche e gas serra come l'anidride carbonica sembrano avere scarsi effetti sul "Bambino" dispettoso.

Nel marzo 1982 il Monte El Chicon, un vulcano messicano, erutta violentemente e pochi mesi dopo si verifica un forte episodio di Nino. Nel giugno del 1991 è la volta del Pinatubo, nelle Filippine, la più imponente eruzione del secolo. Nemmeno 2 mesi dopo arriva un altro “Bambino”, il più lungo e duraturo del XX secolo.

Che relazione c’è tra tutti questi fenomeni naturali?
Apparentemente sembrerebbe che le ceneri immesse in alta atmosfera da un evento eruttivo di grandi proporzioni possano innescare un’anomalia climatica sul Pacifico meridionale più forte della norma ma in realtà si tratta di semplici coincidenze.

Infatti, quasi tutti gli episodi del Nino, compresi quelli eccezionali del 1997-1998 e 2002-2003 hanno avuto luogo senza che nessuna eruzione vulcanica li “accendesse”.

I dati scientifici raccolti nel corso di molti Nino mostrano che non vi sia un rapporto di causa-effetto tra eruzioni vulcaniche in superficie e riscaldamento oceanico (i dati sono insufficienti per trarre delle conclusioni sulle eruzioni sottomarine).

Anzi, le polveri che rimangono in sospensione fin quasi nella stratosfera per anni hanno come conseguenza quella di schermare in parte la radiazione solare incidente.
Questo si traduce in una dose minore di raggi solari che riesce a raggiungerci. Dopo che il Pinatubo eruttò, le estati 1992 e 1993 furono insolitamente più fresche ed instabili della norma.

Ma allora sono le attività umane ad acutizzare il fenomeno?
È molto difficile stabilirlo. Si studiano attentamente gli effetti sul clima determinati dai gas serra e dalle altre attività industriali ma non si ha una convergenza di vedute. I dati sono spesso discordanti e portano a conclusioni totalmente opposte.

Quello che possiamo fare è osservare ciò che avveniva in passato, anche molto remoto, quando l’uomo aveva da poco fatto la sua comparsa sul Pianeta. Per fare questo salto all’indietro la natura ci mette a disposizione uno stupendo album fotografico, i coralli fossili e le piante ad alto fusto di Indonesia ed Australia (alcune tra le dirette interessate del fenomeno).

Dall’esame di questi materiali emergono due dati: il primo, rassicurante, è che almeno da 130000 anni le apparizioni del Nino si susseguono ciclicamente, con cadenze tra 4 e 6 anni, proprio come avviene oggi; il secondo, molto meno rassicurante, è che negli ultimi 30 anni si sono avuti gli episodi più intensi di tutta la serie.

Questo è tuttavia insufficiente per concludere scientificamente che ci sia una correlazione tra attività antropiche e Nino.
Autore : Simone Maio