00:00 25 Maggio 2012

Un po’ di didattica: temporali prefrontali, frontali e postfrontali, quali le differenze, quali i fenomeni?

Per comprendere e interpretare meglio i testi delle previsioni vi forniamo alcune informazioni riguardanti i fenomeni associati ad alcuni frequenti tipi di temporale che si accompagnano alle perturbazioni.

 La distinzione tra temporale e temporale nasce dall’esigenza di pervenire ad un corretto inquadramento dei fenomeni in previsione. I Meteorologi hanno dunque nella sinottica (studio dei processi fisici dell’atmosfera a medio-grande scala) e nella nefoanalisi (studio della nuvolosità a scala medio-piccola), gli strumenti principali e più adatti per prevedere se sulle nostre città pioverà poco o tanto, che tipo di pioggia aspettarsi e se saranno possibili fenomeni violenti.

La distinzione tra le strutture temporalesche che si accompagnano al passaggio di perturbazioni traggono spunto dalla poszione che le stesse assumono rispetto all’asse della saccatura madre. Schematizzando si può rilevare una potenziale attività temporalesca prefrontale in seno al flusso caldo-umido che precede un fronte freddo, il cosiddetto nastro trasportatore caldo (modello concettuale "Warm Conveyor Belt") laddove la massa d’aria in questione sia instabile e/o forzata orograficamente. La linea temporalesca prefrontale, si trova dunque sottovento all’asse della saccatura (est), identifica la massa nuvolosa immersa nel settore caldo della depressione, quello che precede il fronte freddo, da qui la sua denominazione di prefrontale. Sono temporali intensi e a volte anche abbondanti perchè stazionari sulle medesime zone per diverse ore.

I temporali frontali si accompagnano solitamente al transito del fronte freddo vero e proprio, quello che una volta era chiamata linea di groppo e oggi identificata dalle scuole di sinottica "Squall Line". Sono caratterizzati dal transito rapido di temporali che possono essere anche intensi e solitamente anche accompagnati da una rapida rotazione del vento e da un sensibile calo delle temperature. I fenomeni tendono comunque ad allontanarsi nel giro di qualche ora.

I temporali postfrontali si trovano invece sopravvento all’asse della saccatura (ovest) e individuano gli sviluppi dell’aria fredda che segue il fronte freddo. Da qui la denominazione di temporali postfrontali. Vengono individuati dal modello concettuale "Comma" (una specie di virgola nuvolosa se vista dalle immagini satellitari), quale sviluppo ulteriore delle nubi a cella aperta o chiusa (quei cumuli a batuffolo tipici dell’aria fredda), senza caratteristiche frontali e che scaturisce invece da avvezione di vorticità in alta troposfera ossia dalla presenza di un minimo in quota. Sono temporali a volte intensi e accompagnati da grandinate.

Questa la descrizione sinottica, che poi, come detto, serve in via prognostica ad individuare i settori potenzialmente favorevoli allo sviluppo di queste strutture. La previsione vera e propria sottintende analisi approfondite dei processi fisici che si sviluppano sui vari piani atmosferici, magari anche (ma non solo) riassunti nei noti indici temporaleschi, considerati nel loro contesto territoriale (anche eventuale orografia fa la differenza). Aggiungiamo che in fase di prognosi una buona conoscenza dei territori in questione è indispensabile, date le inevitabili approssimazioni dei nostri modelli. Proprio per questo una descrizione dettagliata di un’evento temporalesco può essere fatto solo a posteriori.

Autore : Luca Angelini