00:00 8 Marzo 2010

Come trascorse il famoso inverno 78-79? La beffa nevosa su Roma, Valpadana sovente imbiancata

Un inverno che sotto molti aspetti si rilevò interessante, per il Nord come per il Sud, specialmente all'inizio di gennaio.

L’autunno del 1978 fu caratterizzato nella prima fase da precipitazioni abbondanti fino a circa la metà di ottobre.
Seguì poi un lungo periodo anticiclonico di matrice atlantica che portò bel tempo e nebbie sulla Pianura Padana e in molte
vallate appenniniche. Le escursioni termiche furono rilevanti in molte località e già a metà novembre si iniziò a parlare di siccità.

Un cambiamento sostanziale del tempo fu generato da una perturbazione atlantica che domenica 26 novembre interessò il Centro-Nord aprendo la strada ad un inverno dove il flusso zonale si alternò con violente irruzioni fredde sia da Nord-Est che da Est.

I fatti più importanti furono alcune nevicate sulle pianure emiliane, in particolare su Bologna che fu paralizzata da una pesante nevicata già alla fine di novembre.

Altre nevicate si ebbero anche sulle pianure del Veneto e in molte altre zone della pianura padana intorno all’8 dicembre con una configurazione barica non troppo dissimile da quella del Burian 1996, cioè con un apporto di masse di aria fredda da Est. Le temperature non raggiunsero comunque valori eccezionali né gli apporti nevosi sulle Alpi furono particolarmente abbondanti.

Il Centro-Sud non ebbe particolari episodi freddi durante quel mese di dicembre perché le depressioni sul Mar Ligure convogliavano venti di Libeccio fino all’Appennino settentrionale.

La seconda metà di dicembre fu al contrario piuttosto mite, con dominio atlantico che si trasformò in flusso zonale stile inverno 2000-2001 nei giorni compresi fra Natale e Capodanno. Su molte zone delle Alpi Orientali la pioggia cadeva in quei giorni fino ad oltre 1500 metri mentre a Roma e nel resto del Centro-Sud le temperature massime oscillavano fra i 15 e i 20°.

Gli ultimi giorni del dicembre 1978 furono caratterizzati da temperature rigidissime sull’Europa Orientale con punte inferiori a -30 ( secondo i telegiornali di allora -40 )che si registrarono a Mosca.
Il 31 dicembre 1978 una estesa area depressionaria con minimo di 986 hPa sulla Francia convogliava sul suo bordo settentrionale aria gelida da Est su Germania settentrionale, Danimarca, Olanda, Inghilterra con bufere di neve favorite sia dal contrasto termico che dalla curvatura ciclonica.

La depressione al suolo riusciva a penetrare ad Est scalzando verso Nord un promontorio dell’Anticiclone Russo-Siberiano e isolando una cella di alta sulla Svezia.

Il 1° gennaio 1979 il minimo del nucleo depressionario si stava dirigendo verso l’Ucraina mentre l’Italia, che fino a questo momento era lambita da miti correnti da Sud-Ovest veniva improvvisamente spazzata da venti gelidi seguendo uno stretto corridoio fra le Repubbliche Baltiche ( allora facenti parte dell’Unione Sovietica ) e il Mar Ligure. Sull’Italia centro-meridionale le correnti deviavano verso Sud-Est. Il corridoio era stretto, la depressione continuava a spostarsi verso Est e la Genoa-low non si è formata.

Il pomeriggio del 1° gennaio Triveneto ed Emilia Romagna venivano battute da raffiche di vento da Nord-Est non ancora gelido. La temperatura crollava in serata e una bufera di neve interessava quasi tutta l’Emilia Romagna e, solo marginalmente, altre zone della Pianura Padana.

Il sistema depressionario avrebbe poi formato un minimo secondario sulle regioni meridionali con nevicate in pianura sulla Puglia e su tutti i rilievi del Sud. Il 3 gennaio Messina e Reggio Calabria sono leggermente imbiancate. Il versante tirrenico è invece spazzato da gelide correnti di tramontana.

Questi sono i ricordi personali di quei giorni: “La mattina del 2 gennaio 1979 fu forse la mattina più fredda che io ricordi: in Trentino il vento si è un po’ attenuato rispetto al giorno prima ma soffia a raffiche, il termometro è crollato a valori intorno a -15/-20 nelle vallate dolomitiche. Sui campi da sci l’aria gelida sega letteralmente le orecchie dei pochi turisti coraggiosi, quasi incoscienti che hanno deciso di andare a sciare.

Proprio quel giorno dovevo partire per Roma e verso le 13 attendevo alla stazione di Ora, poco a Sud di Bolzano, l’espresso ( oggi promosso ad Eurostar ) Monaco-Roma.
Soffiava un vento gelido da Nord-Nord-Est, secondo l’orientamento della Val d’Adige, il cielo è sereno e manca completamente o è poco percettibile l’effetto favonico. Il treno da Monaco arriva puntuale. I carrelli e la parte inferiore delle carrozze sono completamente impregnati di neve ghiacciata caduta sulle pianure bavaresi e Valle dell’Inn in Austria. Il treno prosegue la sua corsa verso il Sud sotto un cielo sereno!

L’Adige è parzialmente ghiacciato in molti punti. A Verona prime tracce di neve ( pochissima ) pallido sole e cielo ancora sereno. La sosta alla stazione di Porta Nuova dura una ventina di minuti come sempre. Il treno riparte e poco a Sud di Verona la neve al suolo aumenta fino ad una decina di centimetri e il cielo rimane sereno o poco nuvoloso. Fra il Po e Bologna una tormenta di scaccianeve rende il paesaggio veramente nordico anche se la neve non è abbondantissima. Bologna ha il solito aspetto invernale degli anni’70.
Il treno prosegue il viaggio attraversando l’Appennino : la neve c’è fino a poco prima di Prato ma è già notte. A Firenze non c’è neve ma il freddo è pungente.
Fra Firenze e Roma il viaggio prosegue fra le campagne spazzate da una tramontana gelida. Arriviamo a Roma verso le 9 di sera. Anche qui la temperatura è sotto zero nonostante il vento, l’effetto windchill è notevole.”

3 gennaio 1979 è un’altra giornata gelida, la neve cade su molte località del Sud, in particolare Calabria e Sicilia. Nevica anche a Messina e Reggio. A Roma Urbe la minima è di -7 e sicuramente altrettanto in tutti quartieri periferici. La “calda” stazione del Collegio Romano segna -4.6 ( ringrazio il forumista romano che mi ha fornito questo dato).

La tramontana non si placa e la massima è intorno a +2°C, valore eccezionale per Roma. Il cielo è naturalmente sereno per tutto il giorno ma già la sera qualcosa sta cambiando nello scenario meteorologico.

4 gennaio 1979 al mattino il cielo è coperto, la temperatura è circa 0° decido di non andare a scuola. Aspetto la neve ma rimango deluso: a Via del Casaletto inizia a piovere e la temperatura cresce rapidamente fino a 5°; quel giorno cadde qualche fiocco di neve a Monte Mario e altri quartieri Nord. Nevicò in Versilia, a Firenze e in quasi tutto il Nord. A Milano alle 13 cadeva una neve farinosa con -5°C.

Guardando le carte al suolo si nota infatti che il 4 gennaio un nuovo nucleo depressionario con minimo sul Golfo di Guascogna convogliò correnti meridionali sull’Italia. Lo scorrimento di correnti calde sul cuscinetto freddo generò nubi stratificate su tutto il Centro-Nord. Il cuscinetto freddo resistette per qualche ora su quasi tutta la Toscana e Lazio interno consentendo le nevicate ma Roma venne risparmiata anche in questa occasione.

A Firenze si ebbe un accumulo di 4 cm. Accumuli modesti si riscontrarono quel giorno anche sulla Pianura Padana a causa delle temperature al suolo molto rigide ma le nevicate al nord continuarono anche i giorni successivi.
Autore : A cura di Alberto60