Le persone meno giovani si ricorderanno sicuramente quale era il comportamento delle perturbazioni atlantiche in avvicinamento al nostro Paese. Magari con l’ausilio di una moviola satellitare che, fotogramma dopo fotogramma, ci consentiva di apprezzare per intero il moto delle nubi attraverso lo schermo della tv e spiegato bene dal meteorologo di turno. Il fronte perturbato correva spedito dall’Atlantico verso l’Europa occidentale, mentre in corrispondenza del nostro Paese subiva un rallentamento, accennando quasi un invorticamento.
La nostra Penisola, a differenza delle altre nazioni dell’Europa, presenta un’orografia molto complessa e un mare sempre piuttosto caldo, pronto a fornire nuova energia per eventuali fenomeni. Le vecchie perturbazioni atlantiche, molto spesso, perdevano la loro “atlanticità” entrando nel nostro mare, divenendo quasi completamente “mediterranee”. La depressione del Golfo di Genova ( o Genoa low) era una prova evidente del contributo energetico che il Mediterraneo offriva ai fronti perturbati in ingresso sulla nostra Penisola.
Le condizioni che consentivano la sua formazione erano sostanzialmente due, di cui una risulta praticamente scomparsa. La prima è ancora in auge e contempla un fronte in discesa dal nord Europa, seguito da aria più fredda che si dirige verso la catena alpina. Questo provoca un aumento della pressione su tutti i versanti transalpini e una relativa depressione sottovento che si forma inizialmente sul Piemonte.
Questa, in un secondo tempo, viene trascinata verso sud in direzione del Golfo Ligure dove può sostare più a lungo. In questo caso le piogge sono di breve durata sul nord Italia e un miglioramento del tempo non si farà attendere, non appena le correnti settentrionali saranno in grado di spazzare via la suddetta depressione determinando l’insorgenza del Foehn.
Questo tipo di "Genoa Low" è ancora presente ai giorni nostri, seppure in maniera più sporadica rispetto al passato. Al giorno d'oggi vengono infatti facilitate le discese fredde più ad est stante la costante invadenza dell'alta pressione presente sull'Europa occidentale. Di conseguenza l'invorticamento non avviene più sul Mar Ligure, ma sull'alto Adriatico ed il settentrione viene saltato quasi in toto dalle precipitazioni.
La seconda condizione, ormai completamente scomparsa dalle nostre lande, vede l’arrivo di una massa di aria fredda attraverso la Valle del Rodano, preceduta da un fronte perturbato in movimento da W verso E o da NW verso SE. In questo caso si determinavano contrasti accesi a causa dell’impatto dell'aria fredda con le calde acque del mare. L’aria fredda, essendo più pesante, “sbatteva” letteralmente in quota l’aria caldo-umida di origine marittima determinando un moto elicoidale rotatorio, che costruiva i sistemi nuvolosi.
Il perno della depressione si muoveva dalla costa Azzurra in direzione del Golfo Ligure, dove determinava un intenso richiamo di correnti fredde da NE che contribuivano ad alimentarlo ulteriormente. Fin tanto che le correnti occidentali non trovavano la forza di farlo muovere, il minimo restava bloccato sul posto, determinando condizioni di marcato maltempo al settentrione e in inverno copiose nevicate, ora completamente scomparse.
Quella sopra esposta, era la classica situazione che portava abbondanti precipitazioni nel periodo invernale e nella prima parte della primavera al nord oltrechè sull'alto e medio Tirreno. Servirebbe una situazione del genere per dare un duro colpo alla siccità. Noi l'abbiamo riproposta come articolo di repertorio, ma speriamo di commentarla al più presto anche dal vivo!