00:00 12 Novembre 2008

A GRANDE RICHIESTA! Speciale alluvione nel Tarvisiano agosto 2003: analisi tecnica

Ecco le cause meteorologiche che hanno determinato questo disastro.

400mm di pioggia in 12 ore a Pontebba, in provincia di Udine. Ben 343mm dalle ore 12 alle ore 18, con una cumulata di 50mm in mezz’ora, dalle 17 alle 17,30. Questi sono i dati che riassumono molto bene la quantità di pioggia caduta sulla zona nella giornata di venerdì 29 agosto. Ricordiamo che 1mm di pioggia equivale ad un litro su metro quadro, quindi non si tratta di un’unità molto piccola.

Quali sono state le cause meteorologiche che hanno determinato un simile accanimento delle precipitazioni su questi luoghi?

Già da parecchi giorni le nostre carte annunciavano un peggioramento che avrebbe colpito il nord Italia nella giornata di venerdì 29 agosto.

Dalle mappe di previsione, inoltre, emergeva anche che tale peggioramento sarebbe stato accompagnato da correnti molto intense e umide dai quadranti meridionali.

Proprio l’intensità delle correnti ha giocato un ruolo determinante per la dislocazione delle precipitazioni, che si sono concentrate esclusivamente sulle zone montuose.

Se si traccia una mappa delle precipitazioni cadute sul nord-est nella giornata di venerdì, si nota molto bene che la fascia litoranea ha avuto pochissima pioggia ( a Lignano Sabbiadoro neanche una goccia e vento di Scirocco ad oltre 100km/h). A mano a mano che si procede verso l’entroterra le precipitazioni cumulate aumentano in maniera quasi esponenziale, raggiungendo un massimo nella zona sopra citata.

Se le correnti aeree si presentano molto intense, esse possono percorrere le zone di pianura abbastanza agevolmente, senza portare precipitazioni rilevanti.

Incontrando l’ostacolo dell’arco alpino, tali correnti sono costrette a sollevarsi. Il sollevamento forzato determina un’espansione e un raffreddamento della massa d’aria, che tende a condensare. In poche parole, tutta l’umidità che le correnti sopra citate hanno raccolto durante il loro tragitto, viene convertita in nubi e precipitazioni.

Naturalmente se i venti avessero soffiato con minore intensità, le precipitazioni sarebbero state meglio distribuite anche sulle pianure e non esclusivamente sulle montagne.

Come mai i fenomeni hanno insistito così a lungo? L’effetto di espansione e condensazione dell’umidità dell’aria continua fin tanto che la direzione delle correnti non cambia. In altre parole fin tanto che le correnti aeree continuano a soffiare con la stessa intensità e direzione, il procedimento di condensazione verrà rinnovato di volta in volta, con conseguenti precipitazioni continue.

Inoltre a giocare un ruolo molto importante è stata la differente provenienza dei venti al suolo e in quota. Se al suolo prevaleva uno Scirocco, in quota dominavano forti correnti da SW. Quando i venti in quota incrociano da sinistra a destra i venti al suolo si parla tecnicamente di “Share positivo” o “vorticità ciclonica”. Questo contribuisce a costruire i sistemi nuvolosi e può portare piogge e temporali anche intensi.

Naturalmente l’orografia del territorio ha fatto il resto, con frane e smottamenti. Ricordiamo che in occasione di piogge rovinose come queste anche un pendio montano ben alberato tende a franare. Il terreno, una volta saturato di acqua, si comporta come se fosse impermeabile e tutta la pioggia che continua a cadere tende inesorabilmente a scivolare a valle.
Autore : Paolo Bonino