00:00 16 Ottobre 2020

Il FALSO sollevamento dei mari è in realtà uno sprofondamento di terre emerse

Il livello del mare ha subito nel passato notevoli oscillazioni, sia verso il basso, ma anche verso l’alto.

Ad influire sull’abbassamento o sul rialzo del livello dei mari concorrono numerose cause: dalla semplice dilatazione-contrazione dell’acqua per via del suo riscaldamento-raffreddamento, alla liberazione di acqua nativa dalle profondità della terra per degassazione, durante le manifestazoni vulcaniche; non ultima l’aggiunta di acqua di origine extraterrestre a causa dell’impatto di piccoli corpi celesti che la contengono (principalmente comete e alcuni tipi di meteoriti).

Tutti questi effetti possono essere considerati trascurabili, almeno in tempo recenti, se paragonati a quelli dell’alternanza di cicli glaciali ed interglaciali, quando enormi quantità di acqua vengono intrappolate per millenni in immense calotte glaciali, durante le fasi fredde, e poi liberate nel corso delle fasi calde.

Decenni di studi ed osservazioni hanno permesso di ricostruire l’esistenza di calotte glaciali continentali su gran parte del Nordamerica, Europa settentrionale, Siberia centro-occidentale e nord-orientale. Tali calotte raggiungevano spessori di 3-5 km ed un’estensione totale di oltre 30 milioni di km2, che sommati a quella antartica e ad altri ghiacciai continentali, nel frattempo estesi ed allungati fin sulle pianure, ricoprivano 1/3 delle terre emerse.

È risaputo da tempo che durante questi periodi di massima espansione delle calotte glaciali, il livello degli oceani era di oltre 100m inferiore a quello attuale. Molte isole vennero colonizzate da uomini e animali durante queste fasi. Si poteva andare a piedi da Pescara a Spalato, ma anche attraversare la Manica, passare dalla Florida a Cuba, dall’Alaska alla Siberia e da un’isola all’altra dell’Indonesia, semplicemente perché al posto del mare c’erano sconfinate pianure.

L’ultima volta accade durante l’ultima glaciazione e tale opportunità scomparve tra 14 e 12 mila anni fa quando, con lo scioglimento delle imponenti calotte glaciali, i livello dei mari risalì progressivamente. Successivamente, in un periodo compreso tra i 6 e i 4 mila anni prima di Cristo, il livello medio degli oceani continuò a salire fin oltre i 2 metri sopra quello attuale.

Impossibile quindi pensare a città come Venezia, New Orleans, Amsterdam, Calcutta e tante altre. Durante i periodi glaciali gli immensi accumuli di ghiaccio delle calotte hanno causato un lento e progressivo sprofondamento della litosfera (crosta terrestre solida) dei territori sottostanti nel mantello terrestre (plastico e viscoso, per non dire fluido). Questo sprofondamento è osservabile oggi in Groenlandia ed Antartide, la cui crosta di superficie, nascosta sotto l’immensa cappa di ghiaccio spessa anche 3-4 km, si pone al di sotto del livello dei mari.

Una tale condizione è osservabile sempre oggi nel cuore del Canada e della Scandinavia, aree depresse fin sotto il livello dei mari in quelle che sono note come la Baia di Hudson e gran parte del Mar Baltico.

Le medesime aree, insieme a tutti i territori circostanti, liberate oltre 10 mila anni fa dall’ingombrante massa di ghiaccio, si sono sollevate progressivamente proprio come imbarcazioni liberate dal carico. Tale sollevamento, inizialmente piuttosto rapido, continua ancora oggi a ritmi piuttosto elevati e compresi tra 5 e 15 mm all’anno, ovvero 1 metro e mezzo in un secolo. Attraverso calcoli piuttosto semplici si deduce che oltre 3 milioni di km2 di fondale marino, l’equivalente dei territori suddetti più atri circostanti tuttora sommersi, si sollevano di quasi 1 cm all’anno.

Il mare è costretto a ritirarsi da queste zone e ad accumularsi con il resto della massa oceanica, contribuendo al suo innalzamento, seppure di 1-2 millimetri a decennio. Tale innalzamento, così come quello avvenuto massicciamente dopo l’ultima glaciazione, viene parzialmente, ma molto più lentamente, controbilanciato da uno sprofondamento progressivo, sempre nel mantello terrestre, di quella che è la crosta oceanica, ossia il fondale degli oceani, per il surplus di carico d’acqua.

Seguendo un ragionamento un po’ più complesso, i territori circostanti queste aree a rapido sollevamento, per un effetto riequlibrante, tendono a sprofondare leggermente ad un ritmo di circa ¼ di quello delle regioni che si innalzano; ovvero 1-3 mm all’anno. È il caso di parte del nord Europa e Russia, parte dell’Alaska, sud del Canada e nordest degli USA.

Anche questo fenomeno si va ad aggiungere al fittizio sollevamento dei mari, dal momento che in realtà è uno sprofondamento di terre emerse. In conclusione il livello globale dei mari, come accade da sempre e come testimoniato dagli studi sul passato, è tuttora oggetto di oscillazioni.

In particolare è in corso un debole e lentissimo sollevamento al quale contribuiscono vari fattori che, erroneamente, vengono ricondotti solo ed esclusivamente al riscaldamento globale.

 

Autore : Giuseppe Tito e Alessio Grosso