00:00 21 Marzo 2013

Le “ire” di marzo, storie di bianche primavere

Le ondate di gelo catalogate come "storiche" non appartengono solo ai mesi freddi per eccellenza. Marzo ha dato in più occasione dimostrazione di grandi potenzialità, come quest'anno.

A volte l’inverno parte in tournée con i suoi gelidi progetti e vaga da una parte all’altra dell’emisfero facendo rimbalzare con insistenza la sua penna bianca e il suo alito di ghiaccio su alcune zone ma nello stesso tempo dimenticandosene altre. Quando ciò accade e la sua opera non riesce ad essere portata a compimento entro le date stabilite dal calendario, tutto slitta in avanti e sfora nel mese di marzo, deputato a prendersi carico di quel pesante fardello.

Tutto prende naturalmente le mosse dall’eredità lasciata lassù dove la notte artica ha accumulato quantità inverosimili di freddo da smaltire. Questo freddo necessita di un innesco, un qualcosa che lo stuzzichi a mettersi in marcia verso quella che sarà la sua destinazione finale, o meglio la sua fine: la discesa verso le latitudini temperate. Per questa manovra la Natura ha escogitato un sistema fondamentale, grazie al quale il nostro Pianeta riesce a mantenersi in equilibrio termico quasi costante, un equilibrio degno del miglior impianto di climatizzazione: gli scambi meridiani.

Ecco che allora i primi tepori elargiti da un sole che si alza sull’orizzonte (e sull’equatore), lavorati dalle tormentate differenze termiche delle acque superficiali dei nostri oceani, iniziano ad essere spinti verso nord, andando ad occupare il posto del grande lago gelido steso inerte sul Circolo Polare il quale è costretto a mettersi in moto verso sud. Viaggio "alpitour"? Non proprio, visto e considerato che quell’aria fredda viene a morire da noi. Intanto però, grazie a questo sacrificio, l’inverno si prende le ultime glorie.

Dobbiamo ricordare che la neve a marzo è tutt’altro che eccezionale in Italia. Oltre all’esempio estremo di Roma del 1971 si ricordino le frequenti nevicate occorse lungo il versante adriatico, a tratti fino alle coste, da Rimini a Pescara e giù giù fino a Foggia e Bari. Nevicate marzoline si ricordano anche a Genova e Torino. A Milano si possono citare gli esempi del 1986, con accumulo di 8 centimetri, del 1995, 1998, 2001, 2004 e non ultimi, la bella nevicata del 3 marzo 2005 e la sbiancata decisamente tardiva del 17-18 marzo 2013. Varese nel 1976 vantò addirittura ben 6 giorni di neve con accumulo totale di 27 centimetri (fonte Centro Geofisico Prealpino) anche se, in linea di massima, un famoso detto ne identifica le "normali" fattezze: la neve marzolina dura dalla sera alla mattina.

In quel lontano marzo del 1971, quando l’Italia sprofondò in una fase di gelo da far impallidire anche il super blasonato febbraio del 1956, nessuno parlò di "evento estremo", fatto sta che il primo mese della primavera seppe dare una vera lezione di inverno facendoci intendere che le sue potenzialità sono davvero notevoli. E quest’anno senz’altro lo abbiamo toccato con mano.

Autore : Luca Angelini