00:00 11 Ottobre 2011

Gli “scoop” di Nature: Isole Britanniche sulle soglie di una mini era glaciale

Il tutto partirebbe dalla sequenza ravvicinata di diversi episodi di Nina, i cui effetti di feedback a lungo andare potrebbero inficiare l'azione mitigatrice della Corrente del Golfo.

 Ultimamente l’autorevole rivista scientifica Nature tira fuori dal cappello uno scoop dietro l’altro. Tra tutti gli studi che sono stati pubblicati ultimamente in carta patinata, la nostra attenzione è caduta su quello che in un primo momento pareva solo esere la solita sparata da audience.

In realtà la ricerca in questione rivela uno studio ben più sottile e interessante, tutto da verificare. La questione inizia da un particolare climatico sul quale in effetti anche noi di Meteolive avevamo posto l’attenzione da diverso tempo: l’aumentata frequenza degli episodi di Nina nell’ultimo quinquennio.

Il ciclo dell’ENSO, cui è legata l’oscilazione di Nino e Nina va al di là delle semplici anomalie termiche delle acque del Pacifico tropicale, ma coinvolge anche la circolazione atmosferica con modifica degli Alisei, della consistenza della linea temporalesca tropicale e anche della posizione dell’ITCZ, ovvero della linea di convergenza intertropicale. Insomma ha tutta una catena di conseguenze a cascata che possono andare a forzare gli equilibri addirittura a livello globale planetario.

Tutti questi paroloni per spiegare che un episodio di Nina ogni cinque anni ha un’influenza temporanea e comunque limitata nel tempo e nello spazio in modo direttamente proporzionale alla sua magnitudo. Ma cinque episodi di Nina in sei anni, dei quali l’ultimo decisamente strong, ovverosia forte, possono avere un impatto più generale e a lunga scadenza sulla circolazione generale dell’atmosfera a livello globale.

Questo è il succo dello studio pubblicato su Nature. Uno studio che, come scenario estremo, vede anche un rallentamento della Corrente del Golfo, motore primario della mitigazione climatica a livello europeo. La Gran Bretagna e la regione scandinava sono i settori maggiormente interessati da questa carezza mite, dunque su questi Paesi l’eventuale cambiamento a lungo andare potrebbe indubbiamente farsi sentire.

I fenomeni suddetti vedrebbero anche il lavoro sinergico da parte del diminuito pacchetto energetico proveniente dal Sole che, come sappiamo ha attraversato un lungo periodo di stanca, una fase lunga quasi quanto gli episodi di Nina più recenti. E allora noi rilanciamo: se fosse stato proprio il prolungato minimo di attività solare ad aver contribuito a mettere in moto il meccanismo sforna Nina? 

Autore : Luca Angelini