00:00 7 Settembre 2004

Gli APPENNINI: caratteri generali, toponomastica e partizione

Ecco la carta d'identità del sistema montuoso che corre dal Piemonte alla Calabria: tutte le curiosità sui suoi caratteri principali e sui suoi criteri di ripartizione.

Gli Appennini si presentano come un sistema montuoso assai frammentato, disomogeneo e disarticolato, a prevalente carattere peninsulare e perennemene esposto all’azione diretta o indiretta degli ampi bacini marini che lo circondano. Latitudinalmente sviluppato ed inciso da ampie valli, non di rado intervallate da conche ed altipiani di varia natura, il sistema si attesta su di un’ossatura nel complesso centrale, protetta (più ad ovest che non ad est) da catene minori e prevalentemente parallele.

Poche sono le regioni italiane che non ne rimangono interessate: gli Appennini determinano geografie e paesaggi in tutta l’Italia peninsulare, con appendici in Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. La zona più a nord è da molti riconosciuta nello Sperone di Stradella (Oltrepò Pavese, Lombardia), anche se qualcuno sostiene che tale limite sia da identificarsi nel versante orografico destro dell’ansa del Po a Chivasso (Piemonte). Sulla punta estrema meridionale dell’Appennino, invece, ad oltre 7 gradi di latitudine di distanza, nessuno nutre dubbio alcuno: trattasi di Melito di Porto Salvo (Calabria).

Alla sopracitata influenza del mare, evidentissima in alcuni settori (Ligure, Calabro, Abruzzese), conseguono diversità bio-climatiche che vanno a sommarsi a quelle determinate invece dalla diversa atitudine (si va dalla subcontinentalità padana alla subtropicalità mediterranea) o dalla diversa esposizione dei versanti (si va dal settore adriatico, a quello ionico, a quello tirrenico, a quello ligure e a quello padano).

Non ultimo, nel clima e nella vivibilità degli ambienti, gioca un ruolo fondamentale l’altitudine, sovente compresa tra i 1000 ed i 1600 metri, raramente oscillante tra i 2000 ed i 2500 e mai superiore ai 2912 della Vetta Occidentale del Corno Grande nel gruppo del Gran Sasso d’Italia (Abruzzo). Tutto ciò implica una notevole varietà di paesaggi, di flora e di fauna, nonché una profonda diversità di culture montane legata anche alle più disparate vicissitudini storiche incontrate dalle popolazioni nel corso degli ultimi secoli e alle diverse situazioni di antropizzazione di aree più o meno accessibili dall’esterno.

Se non in rare occasioni, in Appennino è difficile imbattersi negli imponenti contrafforti rocciosi o nelle aspre forme del paesaggio che sono invece tipici delle Alpi. Mancano poi le ben note strutture glaciali che fanno da tappeto al sistema alpino, fatta eccezione per il Calderone, che, oltre ad essere l’unico residuo di ghiacciaio appenninico, risulta essere anche il più meridionale d’Europa. Esso ricopre un’area compresa tra i 2700 ed i 2900 metri di altitudine sul versante nord-orientale del Corno Grande nel gruppo del Gran Sasso.

Il reticolo idrografico, infine, contribuisce non poco alla frammentazione del sistema montuoso, già di per sé interessato da fattori tettonici.

Quanto fin qui detto ha influenzato non poco la disputa sulla partizione dell’Appennino, disputa a volte accesa e non sempre risolta in via definitiva, e che in più di qualche circostanza ha vestito i connotati di una questione puramente formale. Ad esempio, non è ancora chiaro dove debba essere ricondotto il confine tra Alpi ed Appennini, in un luogo spesso identificato con il Colle di Cadibona, anche se non così netta appare la linea di demarcazione tra due sistemi montuosi profondamente differenti. Va da sé che le montagne che cingono Genova appartengono agli Appennini, mentre quelle che stringono la città di Savona siano da ascrivere all’arco alpino: segno che la linea di demarcazione ricopra un’area abbastanza vasta.

Più facile e intuibile appare la suddivisione della catena appenninica procedendo da nord verso sud, anche se non sempre tale partizione è sembrata netta e scontata.
L’APPENNINO SETTENTRIONALE, per esempio, suddiviso sommariamente in Appennino Ligure e Tosco-Emiliano, ad una seconda e più approfondita analisi è stato distinto in: 1) Appennino Ligure e Piacentino; 2) Appennino Emiliano-Romagnolo; 3) Appennino Toscano; 4) Alpi Apuane. La disputa è poi aperta sul dove far coincidere il margine meridionale del settore, quello cioè che divide l’Appennino Settentrionale da quello Centrale; a contendersi il “titolo” Bocca Serriola (730 m slm) e Bocca Trabaria (1049 m slm).
L’APPENNINO CENTRALE, conosciuto come l’assieme del settore umbro-marchigiano (1) e abruzzese (2), andrebbe distinto poi anche in Subappennino e Preappennino Laziale, per indicare le diverse aree montuose che si affacciano sul versante tirrenico del settore appenninico abruzzese.
L’APPENNINO MERIDIONALE, infine, consta di due sistemi principali, quello campano-lucano (1) e quello calabrese (2), anche se una citazione a parte merita il Subappennino Dauno e tutto il sistema preappenninico pugliese (Gargano, Murge, Salento).

In ultimo, un chiarimento sulla questione irrisolta della distinzione tra “Antiappennino”, “Preappennino” e “Subappennino”. A dirla tutta, non si è mai arrivati ad una identificazione universalmente riconosciuta dei tre termini, a volte utilizzati anche come sinonimi, in sostituzione l’uno dell’altro (come nel caso di preappennino e antiappennino).

Ebbene, noi ci limiteremo a dire che con il termine “ANTIAPPENNINO” viene solitamente indicato quel sistema montuoso o collinare, spesso isolato, che si distingue dalla dorsale appenninica e che spesso va ascritto ad origine vulcanica. Esistono perciò un Antiappennino Toscano, un Antiappennino Laziale e un Antiappennino Campano.

“PREAPPENNINO” viene spesso usato in luogo di “antiappennino”, anche se più di qualcuno lo ha utilizzato per indicare quel sistema montuoso adiacente l’Appennino e intermediario tra questo e le pianure costiere, accostandolo cioè alla figura delle “Prealpi” per ciò che concerne il settore alpino. Questa seconda accezione (potrebbero essere appartenenti al Preappennino i Monti Sabini, i Monti Martani, ecc.) ha finito però per confondere la distinzione che esiste con il “subappennino”.

Con il termine “SUBAPPENNINO”, infine, si è soliti indicare quelle dorsali montuose affiancate alla sezione mediana più elevata dell’Appennino, ma dalla quale risultano separate da ampi e profondi solchi vallivi. Eloquenti in questo senso gli esempi del Subappennino Dauno (Puglia) o del sistema Simbruini-Ernici (Subappennino Laziale).
Autore : Emanuele Latini