00:00 9 Gennaio 2002

L’alta pressione non si schioda

Scenari inquietanti. Cosa dice la statistica. Cosa ci aspetta. Il nord penalizzato dall'autunno estremamente siccitoso.

L’alta pressione ha raggiunto l’apice della sua potenza sull’Europa centrale.

Dopo averci illuso sino alla metà di dicembre circa una possibile “cattività” scandinava, che lasciava prefigurare un episodio di “blocking” e un possibile formidabile “stratwarming” nella stratosfera polare, con conseguenze gelide e nevose per lungo tempo anche sull’Italia, il nostro anticiclone ha prima divorziato dal malfermo collega russo-siberiano, ritrovando la sua tipica componente dinamica, poi è gradualmente sceso di latitudine fino a raggiungere l’Europa centrale a a stabilirvisi pigramente.

Logico che in tutta questa manovra di spostamento, abbia sospinto sul suo bordo meridionale aria molto fredda ed instabile da nord-est, dapprima in direzione delle nostre regioni meridionali, in seguito verso Grecia, Mar Egeo, Mar Nero, Turchia, Libano e Armenia. Attualmente la posizione che occupa, così dilatata lungo i paralleli, ha chiuso anche quella porta.

Contemporaneamente oltre il circolo polare artico è tornato in attività il Vortice Polare, rafforzando attraverso un processo di vasi comunicanti, che sarebbe troppo complesso illustrare in questa sede, il nostro anticiclone. Da una oscillazione nord-atlantica potenzialmente negativa, si è giunti ad una concreta situazione positiva.

Risultato? Siccità! Ancor più grave se si pensa che al nord le piogge autunnali hanno scarseggiato. Ed è questa la vera anomalia, perchè ormai il deficit pluviometrico invernale al nord è conclamato da anni e ricorre più o meno regolarmente, talora più accentuato, talora meno, intervallato da stagioni più generose in termini di pioggia e neve, come quella vissuta lo scorso inverno.

Ora cosa ci dobbiamo aspettare? Innanzitutto un’alta pressione che lentamente diventerà corpo unico con l’anticiclone delle Azzorre e si abbasserà ancor più di latitudine. In questo modo la prossima settimana le perturbazioni atlantiche raggiungeranno l’Europa centrale senza però avere la forza di coinvolgere la Penisola.

A metà settimana, presumibilmente tra il 16 e il 17 gennaio un fronte un po’ più intenso riuscirà a scavare maggiormente nel letto delle correnti occidentali che scorreranno oltralpe, determinando una parziale erosione della figura anticiclonica sul suo lato notoriamente più debole, quello orientale.

Probabile dunque la formazione di una veloce corrente nord-occidentale in grado di apportare note di variabilità, un certo ricambio dell’aria, ma non certo le tanto attese e abbondanti precipitazioni. Quei passaggi però potrebbero costringere l’alta a lasciare ulteriormente strada ai fronti freddi sui versanti orientali, avendo come obiettivo principale i Balcani e secondario le nostre regioni adriatiche.

Da qui avrete capito anche un’altra cosa: la statistica, riferita agli ultimi 5 episodi siccitosi, ci dice che l’ultima zona a liberarsi della siccità è il nord-ovest proprio per il motivo citato, vale a dire la difficoltà delle correnti perturbate ad entrare con maggiore decisione da SW.

Non vogliamo allarmarvi ed emettere sentenze definitive, ma ad esempio nel 97 fu solo dopo la metà di aprile che al NW si risolse il problema e negli altri casi lo sblocco giunse in concomitanza con il mese di marzo.

Andò meglio invece per le altre regioni: dal Triveneto al centro-sud i fenomeni tornarono con gradualità dalla metà di febbraio in poi, con nevicate tardive anche nei mesi primaverili.

Il tempo però NON SI RIPETE MAI allo stesso modo, può seguire un trend a sommi capi ma l’originalità di ogni situazione è sotto gli occhi di tutti.

In definitiva fino a metà della prossima settimana lo stallo è assicurato…
Autore : Alessio Grosso