00:00 31 Gennaio 2017

TARANTO e la NEVE: un MATRIMONIO impossibile o quasi…

Davvero rare le condizioni che portano la neve con accumulo al suolo sulla città dei due mari, frutto di una congiuntura quasi storica di eventi meteorologici, identificabile in due situazioni bariche: vediamo quali.

Taranto e la neve, un matrimonio quasi impossibile, due termini quasi antitetici e meritevoli di essere annoverati tra gli opposti in un dizionario dei sinonimi e dei contrari. Davvero rare le situazioni che nella storia della città dei due mari hanno portato la neve con accumulo al suolo di alcuni centimetri, tra cui si possono citare la nevicata del Gennaio 1968 (che compare immortalata in alcune cartoline postali locali), quella del 3 Gennaio del 1979 (che fece sbocciare l’amore per la Meteorologia in chi vi scrive) con 10 cm di accumulo e neve al suolo per 3 giorni, quella del Gennaio 1980 (con ben 20 cm di accumulo), le nevicate del 1981, la settimana bianca dal 4 all’11 Marzo 1987, la nevicata del Dicembre 1991, quella del 6-7 Febbraio 2006 e così via, fino ad arrivare a quella del Dicembre 2014.

Taranto, che per via della sua bassa latitudine, della bassa quota sul livello del mare, nonché dell’influenza termica del golfo presenta condizioni geo-morfologiche alquanto sfavorevoli alle precipitazioni nevose, tuttavia, come tutto il versante adriatico, è esposto ai venti dell’Est, quelli che portano il gelo e la neve fino in pianura sul versante orientale della penisola.

Succede, allora, come è avvenuto in questo primo scorcio d’Inverno 2017, che il versante adriatico dell’Italia sia soggetto a nevicate abbondanti che a volte raggiungono anche i litorali, localmente intensificate dallo stau orografico, soprattutto in prossimità dei rilievi che si contrappongono alla costa adriatica. Sul versante tirrenico, invece, la presenza della dorsale appenninica impedisce l’avanzamento dei sistemi nuvolosi (con le annesse nevicate) verso Ovest, per cui qui affluisce solo aria fredda, ma secca.

Alla luce di quanto descritto il capoluogo jonico, in condizioni meteorologiche favorevoli, dovrebbe ricevere le stesse nevicate che interessano città come Bari, o Brindisi, ma ciò spesso non accade.  In prima analisi si potrebbe pensare che la minore quantità di precipitazioni nevose che cade sulla città di Taranto sia attribuibile ad una maggiore temperatura dovuta alla presenza del mar Piccolo, un piccolo specchio d’acqua che si insinua per alcuni chilometri nell’entroterra, ragion per cui la città risulta essere bagnata a Nord da questo bacino e a Sud Ovest dal mar Grande e quindi dal golfo di Taranto.

Tuttavia, questo è certamente un fattore da escludere a priori, visto che, ogni volta che si verifica un’irruzione di aria fredda da Nord Est, spesso succede che mentre nei dintorni di Taranto spesso nevica, a Taranto città contemporaneamente neanche piove. Piuttosto, per trovare una risposta a questa situazione alquanto singolare, é necessario analizzare la morfologia della costa tarantina e il suo affaccio costiero a Sud Ovest.

Nello specifico, durante un’avvezione di aria fredda di origine artica, i venti di Tramontana o Grecale ad essa associati raggiungono la costa adriatica della Puglia come vento di mare, quindi, per quanto secchi all’origine, nello scorrimento sul mar Adriatico si caricano di umidità quanto basta per condensare in nubi e precipitazioni sulle zone prossime alla costa.

E’ vero che, nello scorrimento sul mare tendono anche a riscaldarsi, ma, se la massa d’aria in arrivo è sufficientemente fredda (con temperature anche inferiori ai -10°C alla quota di 850 mb), questo fattore non impedisce alla neve di raggiungere comunque il livello del mare.

Ora, continuiamo a seguire il percorso dell’aria fredda sulla Puglia: essa produrrà copiose nevicate sulle Murge (per via della maggiore altitudine) ed eventualmente (come è avvenuto nello scorso ponte dell’Epifania) sulla penisola salentina (per via del notevole contributo in umidità offerto dai due affacci al mare), mentre arriverà piuttosto scarica, in termini di precipitazioni, sull’arco jonico.

Analizzando, infatti, la morfologia della costa di Taranto, si nota come il capoluogo jonico sia circondato dalle terre da Nord Ovest a Sud Est, per cui le correnti che la raggiungono da questi settori sono annoverabili come venti di terra (più asciutti): questo é, senza dubbio, il motivo per cui in occasione dell’ondata di gelo dell’Epifania, Taranto, pur essendosi fugacemente imbiancata in due distinti momenti (la mattina e la sera del 7/1/2017, escludendo la situazione davvero effimera della serata del 9/1), a causa dei venti locali provenienti da Nord Ovest, abbia ricevuto una quantità di neve molto inferiore in quantità e durata rispetto a città come Bari e Lecce per 3 giorni ricoperte dalla neve e per nulla paragonabile a quella caduta fin sulle spiagge tra Porto Cesareo e Gallipoli.

 
A questo punto i Tarantini amanti della neve (e sono in tanti) dovrebbero rassegnarsi a non vederla mai? Diciamo di no, perché, nell’immensa casistica delle configurazioni bariche che si ripetono di giorno in giorno e anno dopo anno, ce ne sono due, molto rare a dir la verità, ma non per questo impossibili che, in termini di nevicate, favorirebbero la città di Taranto, piuttosto che il versante adriatico propriamente detto: vediamo quali.
1) Alta pressione disposta lungo i meridiani con asse ad Ovest o a Nord Ovest dell’Italia, minimo di pressione principale tra Grecia ed Egeo, minimo secondario al largo del golfo di Taranto;
2) alta pressione disposta lungo i meridiani con asse ad Ovest dell’Italia, minimo di pressione tra Grecia ed Egeo.

Passiamo, ora, ad una rapida analisi di questi casi.
Caso 1)
Venti sinottici disposti da Nord Est di diretta estrazione artica, che vanno ad invorticarsi debolmente sul minimo di pressione secondario presente al largo del golfo di Taranto, producendo un debole richiamo sciroccale umido sulla città che va a sovrapporsi su uno strato di aria fredda (ATTENZIONE: il minimo secondario in questione non deve essere troppo debole, altrimenti non è in grado di produrre precipitazioni, né troppo forte per non rovinare lo strato d’aria fredda sottostante; la situazione e molto labile, deve trattarsi più che altro di un locale aumento della curvatura ciclonica delle correnti): questo è il caso della nevicata del 6-7 Febbraio 2006.

Caso 2: Venti sinottici e locali tra Nord e Nord Est (e non da NW, come nell’ondata di freddo dell’Epifania) che producono nevicate sui litorali adriatici, che diventano via via meno abbondanti procedendo verso l’interno a parità di altitudine, fino a ridursi al massimo a brevi rovesci di neve sul versante jonico… ed è qui che, a sorpresa, entra in gioco il mar Piccolo! E’ questo il caso delle nevicate del 4 – 11 Marzo 1987, per citare un esempio.
In situazioni come questa da Taranto guardando verso Nord Est, si nota una densa banda nuvolosa in direzione dell’altopiano delle Murge: questa banda nuvolosa, pur in presenza di venti da NE, non avanza mai verso i cieli della città, in quanto è frutto del famigerato Adriatic sea effect, che non produce effetti sulla città dei due mari.

D’un tratto, quando sconsolati si sta per abbandonare la faticosa opera di scrutamento del cielo irrimediabilmente sereno, ecco sopraggiungere da Nord, proprio dalla direzione del mar Piccolo, a gran velocità, nubi soffici che in pochi minuti o secondi invadono il cielo e scaricano sulla città fitte bufere di neve: è l’effetto mar Piccolo, un vero e proprio Small sea effect che, limitatamente al centro urbano, produce nevicate simili a quelle del versante adriatico della Puglia o al famigerato “snow lake effect” tipico dei grandi laghi tra USA e Canada.
 

Autore : Prof. Pier Paolo Talamo