00:00 9 Aprile 2018

CLIMA: fase di FEEDBACK conclamata ma dagli esiti non chiari…

Il clima si scalda? Maggiore evaporazione delle acque, maggiori precipitazioni nevose ma sino ad un certo punto.

Nel grafico l’estensione della neve nel nord America sino al 7 aprile.
Si definisce feedback quel concetto secondo il quale ogni cambiamento tende a creare le condizioni per determinare variazioni all’interno dello stesso sistema e, nel medesimo tempo, influenzare altri processi che, in una sorta di reazione a catena, tenderanno a riproporre la situazione originaria.
Il nostro Pianeta potrebbe aver subito un ciclo del genere quando la sua temperatura era ancora particolarmente calda e quando gli oceani erano soggetti ad una consistente evaporazione che ha generato abbondanti precipitazioni nevose alle alte latitudine e sulle zone montagnose.

Nel grafico si nota che l’estensione della copertura nevosa in inverno nel nord Emisfero è complessivamente aumentata. Soffre ancora troppo invece in primavera.
L’abbondanza di tali nevicate può creare la condizione per cui l’estate non riesca totalmente a scioglierle, formando le prime distese permanenti di neve. Ecco un’ipotesi: queste estensioni di neve rifletteranno i raggi solari, (potente effetto ALBEDO) che, non riscaldando più la superficie interessata, ne provocheranno un suo progressivo raffreddamento. Tale raffreddamento non avrà conseguenze immediate alle latitudini equatoriali dove il freddo non riesce ad intaccare il caldo degli Oceani, carichi di elevate quantità di vapore.

Negli inverni successivi sarà sempre la grande umidità a dare origine a nevicate abbondanti innescando, anno dopo anno, la fase iniziale di un raffreddamento climatico importante. Dopo migliaia di anni (10 – 12 mila) l’estensione dei territori ghiacciati avrà raggiunto quella consistenza che gli permetterà di iniziare la conquista dei territori più a sud, raffreddando in modo graduale gli oceani e gelando le terre emerse del nord. Si creeranno così situazioni ambientali nuove, la circolazione delle acque degli oceani sarà stravolta, in quanto il rimescolamento delle masse d’acqua (la calda verso il nord e la fredda verso il sud) sarà prima limitata, e poi impedita e anche le correnti d’aria e la normale circolazione dei venti diverrà inconsistente. Le piogge e il livello del mare diminuiranno con conseguente calo dell’evaporazione. La diminuzione del livello dei mari esporrà le superfici emerse all’erosione.

Si avrà l’immissione nell’oceano di sostanze nutritive e di altri minerali che aumenteranno la produttività di fitoplancton ricoperto di calcite. Dal momento che la produzione di fitoplancton lavora come la fotosintesi e assorbe anidride carbonica, i mari aumenteranno quindi l’assorbimento di quest’ultima.

L’anidride carbonica si ridurrà in atmosfera anche per la quantità di anidride trattenuta dai ghiacciai. A questo punto, lo sviluppo delle superfici ghiacciate avrebbe raggiunto tali posizioni verso sud da limitarne l’avanzata; ciò sia a causa della mancanza di ulteriore rifornimento di nuova neve, che non potrà cadere perché gli oceani sisaranno raffreddati troppo e non vi saranno più le circolazioni d’aria atte a provocarla, sia perché i raggi solari avendo più facile accesso inizieranno nuovamente a scioglierne le ultime propaggini. Anche il peso del ghiaccio affonderà gli strati rocciosi abbassandosi a sua volta.

Gli effetti combinati di questi processi possono considerarsi l’inizio della seconda parte del ciclo. In questa fase le grandi masse ghiacciate tenderanno appunto alla retroazione. Lo scioglimento graduale delle zone ghiacciate più a sud con la frantumazione rapida delle grandi masse ghiacciate formerà nuovamente laghi e fiumi. Il livello dei mari tornerà gradualmente ad innalzarsi; l’anidride carbonica in atmosfera, unitamente al metano liberato dalla materie vegetale morta delle paludi, riguadagneranno le quantità perdute, ricreando nuovamente l’effetto serra che porterà a un nuovo riscaldamento del Pianeta.

Contemporaneamente, sui mari e sulle terre del nord la scarsa evaporazione non produrrà più le abbondanti nevicate, assottigliando gradualmente le distese di giacchio di questi territori. La conseguenza di questi processi riporterà nuovamente al disgelo e alla ricomparsa, con le dovute modificazioni, delle terre, quali erano prima del ciclo. Attualmente cosa sta accadendo: è in atto un feed-back che ci sta lentamente verso il freddo? Tutti gli scienziati stanno cercando di dare una risposta a questo quesito e naturalmente le opinioni sono contrastanti…

C’è chi sostiene che nonostante la "buona volontà" e l’aumento della copertura nevosa sia complessivamente in aumento in inverno sull’emisfero nord, in primavera l’aumento globale della temperatura è ancora eccessivo per favorire quelle precipitazioni nevose così importanti per invertire la tendenza climatica. Solo se questo trend all’aumento della copertura nevosa invernale continuasse, si potrebbe arrivare a vederne influenzata anche la primavera, così come poi l’estate.

Estati fresche favorirebbero una minore ablazione dei ghiacciai, oltre ad una maggiore resistenza del manto nevoso alle alte latitudini. C’è poi l’Artico che vive non solo di quanto accade in atmosfera, ma di una circolazione di correnti oceaniche che ne influenza seriamente la crescita o la diminuzione delle concentrazioni di ghiaccio. Una cosa è certa: il riscaldamento perpetuo, C02 o non CO2 non è affatto scontato, anzi…

 

 

Autore : Alessio Grosso