00:00 27 Febbraio 2014

APPELLO ai Turchi per Varosha, la Riccione FANTASMA di Cipro: salvatela!

Le prove concrete di abbandono del Pianeta. Così muore una città di mare, con alberghi alti 10 piani e negozi di ogni genere. Impressionante.

Gli ecomostri di Varosha, costruiti in tutta fretta all’inizio degli anni 70 a ridosso dell’arenile, facevano ombra alla spiaggia per quasi mezza giornata, ma in fondo questo sarebbe stato il male minore.

Nell’agosto del 74 Varosha era il quartiere di mare di Famagosta, sulla costa orientale cipriota. Apprezzata da inglesi e tedeschi, godeva ormai di una certa fama e gli alberghi di lusso avevano contribuito a portare sull’isola una clientela raffinata, ma c’erano anche cinema, negozi, boutique.

Pochi però erano a conoscenza delle gravi tensioni esistenti tra ciprioti greci e turchi, che convivevano davvero a stento, fino a sfociare nell’odio etnico, e quando nel 1974 all’improvviso era scoppiata la guerra i greci ciprioti erano scappati a sud, lasciando in mano ai turchi Varosha.

La fuga, repentina e probabilmente inaspettata, si era portata dietro tutti i turisti, nel giro di pochi minuti, molti dei quali fuggiti a piedi, lasciando i bagagli in camera e la colazione nei piatti; non c’è stato tempo nemmeno di capire cosa stesse accadendo, via tutti e Varosha è diventata una città fantasma.

Gli alberghi sono ancora lì, così come li avevano lasciati 40 anni fa: lì i lenzuoli nei letti, lì le piscine ormai semivuote e maleodoranti, lì i tavoli della colazione con il caffè ancora nelle tazzine, lì la biancheria stesa alle finestre e gli ombrelloni aperti sulla spiaggia.

Da quel momento i turchi hanno recintato tutto ed impedito a chiunque di accedere all’interno, pensando di usarla come merce di scambio al momento di un’eventuale riconciliazione con i greci, che non è mai avvenuta.

Sono davvero impressionanti le descrizioni presenti nel libro di Weisman, il mondo senza di noi, ne riportiamo un passaggio, che risale ad una visita nella città fantasma di soli due anni dopo, nel 76: "il registro dell’albergo era ancora aperto all’agosto del 1974, le chiavi delle stanze posate sul bancone, la sabbia era entrata formando piccole dune nell’atrio, i fiori erano seccati nei vasi, veri e propri alberi stavano già invadendo la sede stradale. Piante grasse rampicanti serpeggiavano dai giardini degli alberghi, le vetrine dei negozi esponevano ancora creme solari e souvenir, un concessionario Toyota offriva ancora una vecchia Corolla, le facciate degli alberghi crivellate di proiettili, dieci piani di porte a vetro scorrevoli ormai distrutte…"

Oggi, a distanza di ormai 30 anni nulla è cambiato, al nord ci sono sempre i turchi che hanno il controllo su Varosha, che rimane una città fantasma, a sud ci sono sempre i ciprioti greci, che non si danno pace per quella Riccione abbandonata. E’ stato lanciato un appello alle autorità turche: non lasciate morire Varosha. La risposta è stata: è difficile!  

La città sta entrando in una fase di avanzata decomposizione, la recinzione e il filo spinato sono ormai arrugginiti, qua e là si vede ancora qualche insegna pubblicitaria, pezzi di muro sono crollati mettendo in mostra stanze vuote, i cui arredamenti (quello si) sono stati subito trafugati. Niente potrà essere recuperato. La natura intanto si riappropria gradualmente di ciò che era suo, lucertole e serpenti sguazzano tra ciuffi d’asparago selvatico, fichi d’India e graminacee. Sono le prove generali di riappropriazione planetaria?
 

Autore : Alessio Grosso