00:00 2 Marzo 2005

Un inverno quasi in…NERO per le Alpi

Settori alpini esteri, Prealpi, Appennino, Monti della Sicilia e della Sardegna: tutti hanno ricevuto la loro buona razione di neve, quest'anno; per molti anzi è arrivata una stagione oltremodo storica. Ma per le Alpi continuano le traversìe di un periodo assolutamente secco. Fortuna al gran freddo che ha conservato la preziosissima neve dicembrina...

La neve continua a farsi desiderare sulle Alpi. Paradossalmente il manto bianco è più spesso sulle Prealpi (Lombarde e Venete) che non sui settori montani ad esse più settentrionali. E dire che, oltre il confine, sui versanti esteri, la neve è caduta in estrema abbondanza, come testimoniano i valori assolutamente importanti di Francia, Svizzera e Austria, dove lo spessore nivometrico a 2000 metri di altitudine si misura ormai in centinaia di centimetri.

La situazione più deficitaria è quella delle Alpi Cozie e Atesine, dove -nei versanti esposti a sud- la neve inizia addirittura a latitare, mentre in quelli esposti a nord di rado si supera il mezzo metro di spessore. Trattasi di valori estremamenti poveri, se messi in relazione allo standard della classica stagione invernale, ad oggi giunta peraltro nel momento di piena maturità. In questo periodo dell’anno, infatti, alla quota di 2000 metri, gli spessori nivometrici dovrebbero raggiungere il proprio apice nella parabola invernale, e constatare che si tratta di valori estremamente bassi, deve lasciar sicuramente pensare.

Certo è che il grande freddo di questo anomalo 2005 ha aiutato la neve, caduta in grossa parte nella seconda metà del dicembre scorso, a non sciogliersi, quanto meno nei punti in ombra. Molte località sciistiche hanno fatto di necessità virtù, vivendo di rendita sugli abbondanti accumuli della settimana natalizia, grazie soprattutto alle rigide temperature che non sono mai mancate da un capo all’altro dell’arco alpino, per qualcosa come settanta giorni consecutivi. Ma chi avrebbe mai detto che a Pasqua (siamo ormai vicini…) si sarebbe sciato sulla neve di Natale?

Ovunque vi siate recati, od ovunque abbiate intenzione di recarvi, troverete un binomio che ha accompagnato la stagione invernale sulle Alpi: gran freddo, poca neve. Ad ogni modo, chi conosce queste montagne sa bene che spesso e volentieri la dama bianca arriva in chiusura di stagione, non di rado a marzo inoltrato se non addirittura in aprile. Certo è che la situazione è ad oggi deficitaria, specialmente per quei settori alpini che mai hanno toccato il metro di spessore alla quota di duemila metri. Non è certo questo il trend che serve per iniettare nuova linfa nel meccanismo di conservazione dei ghiacciai. Occorrono sì basse temperature, specialmente in estate e in autunno, ma anche abbondanti nevicate durante l’intera stagione invernale, tardo autunno e inizi primavera compresi.

Si spera sempre in una netta inversione di marcia che trovi uno sviluppo positivo già a partire dai prossimi giorni, ma sappiamo bene quanto la natura sia ostile ai cambi repentini di circolazione, una volta che un meccanismo di correnti si sia ben insediato nel contesto barico-atmosferico europeo. Queste continue e persistenti fluttuazioni dell’anticiclone medio-atlantico verso nord continueranno a favorire gran freddo ovunque, ma anche clima complessivamente secco per l’arco alpino; qualcosina arriverà pur sempre per gli estremi settori orientali, per le Prealpi e forse per il Nord-Ovest; ma si tratterà pur sempre di episodi fugaci e sterili, non certo di eventi atmosferici in grado di stravolgere il trend che si trascina da due mesi (ed oltre) a questa parte.
Autore : Emanuele Latini