Ghiacci che fondono, corrente a getto che frena= inverni rigidi: lo dicono da anni ma…
Da anni prosegue questa litania degli inverni rigidi sull'Europa che non sta trovando grandi conferme.
Da molti anni si osserva lo spostamento verso nord dell’attività della corrente a getto, quel fiume d’aria che transita da ovest verso est sul Continente a 10km di altezza e detta le condizioni atmosferiche anche sull’Italia con i suoi serpeggiamenti. Più passa alta di latitudine e meno perturbazioni ci raggiungono e meno piove e meno nevica.
Gli scienziati da anni vorrebbero attribuirgli anche una frenata che in realtà non ha compiuto nei termini indicati e questo è il secondo elemento che ha determinato il fallimento di molti inverni sul Mediterraneo e spesso anche sul centro Europa.
L’idea che la l’Europa possa essere interessata da inverni molto rigidi dopo estati molto calde ai Poli non ha trovato grossi riscontri nei fatti.
Partendo dal presupposto che l’acqua derivante dallo scioglimento dei ghiacci assorba maggiormente il calore dell’estate polare e che tale calore viene rilasciato nell’atmosfera quando il ghiaccio si riforma in inverno, si è ipotizzato che questo calore e il vapore acqueo possano influenzare la corrente a getto, ma in che modo nessuno lo ha ancora pienamente compreso.
Si parla di una corrente a getto anche più debole, ma in realtà i costanti raffreddamenti stratosferici che si verificano quasi ad ogni inizio dicembre da ormai diversi anni (salvo nell’inverno 20-21) distruggono questa teoria, proponendoci una corrente a getto selvaggia, lanciata da ovest verso est senza alcun ritegno per la stagione invernale e pronta a tenersi parcheggiato gran parte del freddo al Polo.
Sono anni che si parla di un possibile blocco delle correnti atlantiche e di Europa al gelo per settimane o mesi interi nel cuore dell’inverno, in realtà questo vale quasi esclusivamente per gli States, anche se quest’anno è successo anche alla Siberia, ma l’Europa ha comunque ricevuto le briciole di un inverno finalmente normale.
Che poi James Overland, un oceanografo e ricercatore presso l’Università di Washington ci dica che siamo solo all’inizio e questi cambiamenti stanno avvenendo molto prima di quanto gli scienziati credessero, è decisamente aria fritta, che anche l’uomo della strada potrebbe affermare in una discussione tra amici.
La verità è che questa frenata del getto si vede poco, mentre è ormai dalla fine degli anni 80 che vediamo il fronte polare ad esso strettamente collegato alzarsi di latitudine e solo occasionalmente portarsi verso sud, come si vede in questa mappa che registra le temperature a 5500m e dove si nota un serpeggiamento del getto disturbato dalla costante presenza di un forte anticiclone sull’ovest del Continente, segnale di un innalzamento del flusso perturbato atlantico e di un freddo che ormai si limita a colpire l’est europeo, senza avere il tempo di muoversi a ritroso verso ovest e colpendoci molto marginalmente:
Sono ormai trent’anni che assistiamo a questo tipo di configurazioni, salvo limitate e temporanee inversioni di tendenza, che però non costituiscono un vero trend e non avvalorano l’ipotesi degli inverni rigidi di cui si parla in questi giorni sui media e sbandierati da anni senza successo dagli scienziati, come conseguenza paradossale del riscaldamento globale.
C’è solo da aggiungere: quante cose non sappiamo, ma crediamo di sapere…
Autore : Alessio Grosso