00:00 20 Aprile 2006

CAORSO: la centrale dimenticata

Il terrore di un olocausto nucleare ha spinto gli italiani a dire no al nucleare ma siamo circondati dalle centrali degli altri Paesi euroei e paghiamo bollette salatissime. Conviene ancora questa scelta?

In prima media, nel lontano 1980, la Professoressa di scienze e matematica era innamorata di Piero Angela e del suo programma “Quark”, che a quei tempi andava in onda a notte fonda per noi ragazzini: le 22.40; un servizio sul funzionamento della centrale nucleare di Caorso la illuminò e decise di portarci tutti in gita alla centrale nel Piacentino.

Fu un’esperienza esaltante entrare in questa centrale tecnologicamente avanzata; l’ingresso nelle varie sale in cui veniva illustrato il funzionamento del reattore, con plastici e lucine colorate, mi colpì. Per la verità non vedemmo quasi nulla e non fummo chiaramente ammessi nella zona delle piscine o in quella del reattore “Arturo”. Sarebbe stato pericoloso e avrebbero dovuto trasformare 30 ragazzini in astronauti.

E’ appena il caso di ricordare che un impianto nucleare, bruciando uranio, produce energia elettrica.

Tutto si basa sul processo di fissione che produce molta più energia rispetto a quella sviluppata nelle centrali termoelettriche dove si brucia petrolio o carbone.

Per un giorno vissi l’esperienza di Karen Silkwood, l’operaia che denunciò le scarse misure di sicurezza adottate in un impianto simile e che morì in circostanze strane in un incidente d’auto. La sua esperienza fu magistralmente proposta in versione cinematografica con la bravissima Meryl Streep nella parte della Silkwood.

Nel 1986 arrivò l’incidente di Chernobyl, nel novembre del 1987 arrivò il referendum sul nucleare che, con una schiacciante maggioranza, decretò la fine dell’uso dell’energia nucleare nel nostro Paese.

Arturo è stato spento per sempre ma di fianco a lui sopravvivono oltre mille tonnellate di combustibile e ad oggi per mantenere l’impianto in sicurezza vi lavorano oltre 150 persone.
A Caorso l’indicazione per la centrale ha ora la dicitura “sito di Caorso” quasi come se ci si vergognasse del nostro passato nucleare.

Nel 1999 venne creata la società Sogin con il compito di smantellare le 4 centrali nucleari del nostro Paese. Tempi: dieci anni per trattare i rifiuti e trasferirli in un deposito nazionale entro il 2010.
Ma non finirà così: entro 50 anni le barre di combustibile dovranno essere interrate in aree geologicamente adatte.
Non è stata però presa ancora alcuna decisione in merito.

Ma dove è conservato l’uranio? In vasche d’acqua distillata a ricambio continuo. Lo smantellamento costa molto e noi lo paghiamo sulla bolletta alla fine del mese. Senza nucleare noi paghiamo la bolletta di luce e gas più alta d’Europa. Si dirà che la salute non ha prezzo, discorso nobile ed ampiamente condivisibile ma i nostri “cugini” francesi, si sono ben guardati dal seguire il nostro esempio: hanno ben 19 centrali e l’Italia acquista proprio dalla Francia ben il 18% dell’energia elettrica.

E’ vero che negli ultimi vent’anni in Francia non si è registrato alcun incidente di rilievo, che le bollette sono basse, che non si teme più una nuova crisi petrolifera, ma è altrettanto vero che la minaccia terroristica non è utopia e qualche Kamikaze potrebbe provocare un terribile olocausto nucleare. Si teme anche per i terremoti ma è stato affermato che le centrali sono state costruite per resistere a sismi anche molto forti.

Molti ingegneri nucleari italiani lavorano all’estero, a Caorso, a Trino, a Latina, i nostalgici non mancano, forse si è detto addio al nucleare con troppa fretta o forse no, il dibattito è sempre aperto…
Autore : Alessio Grosso