00:00 27 Febbraio 2017

Basta con le temperature MEDIE, sono un BLUFF!

Le medie stagionali, annuali, storiche che siano, sono solo fumo negli occhi; per chi studia la meteorologia ciò che conta è l’attualità degli eventi, il loro divenire e l’affascinante irripetibilità, pressoché assoluta.

Nel marzo 2001 Sir John Sulston, uno dei leader del “Progetto Genoma” per la mappatura del DNA umano, dovette spiegare all’opinione pubblica che il nostro DNA era composto da “soli” 25 mila geni circa.

Dopo anni di analisi e ricerche, in decine di laboratori sparsi nel mondo, si giunse alla “deludente” conclusione che a distinguere tutti gli esseri umani viventi, del passato e con buona probabilità del futuro, c’è una combinazione di soli 25.000 geni. Se si considera che appena qualche centinaio di essi ci distinguono da uno scimpanzé, il piatto dell’inverosimile è servito.

Nel gioco matematico delle probabilità risulta quindi evidente che la combinazione di molti fattori, benché in numero non elevato, può produrre una quantità di effetti praticamente irripetibile, sebbene all’interno di certi vincoli. È questa una caratteristica del DNA umano, ma anche del clima e dei suoi effetti, ossia degli eventi meteorologici.

È così che in una giornata invernale si possono concentrare la minima più bassa, l’escursione giornaliera più elevata e magari la nevicata più abbondante di un intero secolo. La probabilità che ciò si verifichi è evidentemente molto bassa, ma non nulla.

Nel gennaio del 1985 Firenze passò dalla minima storica di -22°C circa, registrata la mattina del giorno 11, ai quasi 20°C del giorno 23. Temperatura quest’ultima non raggiunta nemmeno nei “caldi” mesi di gennaio 2007 e 2008.

In poco più di 10 giorni si verificarono due eventi meteo di rilevanza estrema, ma il mese fu archiviato dal punto di vista termico come: poco sotto la media!

Le medie non rendono dunque giustizia dei casi estremi, ma in realtà hanno poco importanza per tutti quegli eventi caratterizzati da discontinuità temporali e/o spaziali. Un unico intenso temporale estivo può proiettare in alto la media mensile della piovosità di una nota stazione meteo, anche se in realtà si riferisce ad un evento puntiforme nello spazio e limitato nel tempo.

Lo stesso mese dell’anno successivo, pur registrando ad esempio una decina di giorni di deboli piovaschi, viene archiviato come sotto la media in termini di piovosità. Lo stesso dicasi per le temperature medie di un periodo in una data località, quando spesso si sente parlare di valori sopra la media puntando il dito solo sui valori diurni di giornate a pieno sole. Magari di notte si verificano estese gelate che però passano pressoché inosservate.

Al contrario, si parla di aumenti delle temperature oltre la media in occasione di una fase piovosa, senza precisare che ciò riguarderà solo, come spesso accade, i valori minimi. Allargando l’orizzonte e coinvolgendo più stazioni di una stessa regione si può ottenere sicuramente un dato medio più attendibile e confrontabile, sia con il passato che con quello relativo ad altre regioni.

Ulteriori “appiattimenti” si ottengono innalzandosi a livelli di estensione spazio-temporale più elevati, per arrivare alle fatidiche medie globali. Alla fine del percorso si perde però di vista il fatto climatico nella sua tangibilità e il distacco dalla realtà appare stridente.  Alla medie però ci tengono i vari Media di massa e non, soprattutto quando si tratta di nutrire la popolazione di dati, numeri e più in generale idee e linee di pensiero che ricalcano precisamente i dettami dell’establishment mondiale, in particolare quello governativo e scientifico a quest’ultimo direttamente collegato.

Il passo che intercorre tra le medie e le tendenze e tra queste e le previsioni è talmente breve che è altissimo il rischio, o la tentazione a seconda dell’occasione, di pronunciare ridicolaggini quasi senza volerlo.

A volte gli stessi giornalisti estrapolano conclusioni inesatte e fuorvianti dalla grandinata di valori medi da cui spesso vengono sepolti. Ad esempio: si sente dire che negli ultimi trent’anni sono aumentate le ondate di calore sul Mediterraneo, passando da una media di 4,5 ad estate a 6; ergo, per i giornalisti e schiere di non addetti ai lavori, nei prossimi trent’anni farà sempre più caldo!

Una tendenza all’aumento delle medie non delinea un trend, né tantomeno una previsione; in primo luogo perché l’intervallo considerato può non essere sufficiente (chi mi dice che questa tendenza può essere estesa a molti altri decenni del passato, o sia prossima alla sua inversione); in secondo luogo potrebbe trattarsi di una fase transitoria in seno ad una tendenza esattamente opposta. Fenomeno quest’ultimo che nel quotidiano abbiamo osservato molto spesso, come ad esempio un cielo notturno nuvoloso che interrompe una serie di gelate, ma che prepara il terreno all’arrivo imminente di aria molto più fredda; al contrario un temporale estivo che scaraventa le temperature a valori autunnali nel pomeriggio e che poi vediamo risalire verso sera a sole calante.

Gli eventi estremi, quelli che rendono la meteorologia e la climatologia una scienza sempre attuale, d’interesse pubblico e fortemente emozionante, ci insegnano, in barba a qualsiasi media o tendenza, che il loro verificarsi appare molto più legato alla casualità e a una combinazione unica di fattori.

Le alluvioni storiche, le grandi ondate di gelo, le devastanti siccità, le temibili trombe d’aria si sono sempre verificate in determinate zone, in obbedienza solo a criteri per lo più geografici e astronomici ben definiti. Sarà molto ma molto difficile assistere a temporali oltre il circolo polare artico, in qualsiasi periodo climatico, così come a nevicate nei bassipiani della Foresta Amazzonica.

Affinché si possano verificare importanti e incisivi cambiamenti del clima è necessario attraversare condizioni davvero complesse e tutt’ora sconosciute. Non sarà certo un trend di innalzamento del livello del mare di qualche millimetro all’anno a condurci verso catastrofici mutamenti climatici, dal momento che tali spauracchi mediatici impallidiscono a confronto con le decine di metri di variazioni eustatiche (livello marino) all’inizio e alla fine di un periodo glaciale.

Alla fine dell’ultima glaciazione (tra 14 e 11 mila anni fa) ad esempio, con il progressivo scioglimento di gran parte delle imponenti calotte glaciali, il livello del mare si alzò di oltre un centinaio di metri in poche migliaia di anni, forse appena 2-3 mila. Dal periodo Romano ad oggi, tanto per fare un paragone temporale, si parla di centimetri (di abbassamento n.d.a). Questo valga da esempio per tutti i parametri e fattori climatici analizzati e confezionati sotto forma di medie globali. Molti altri studi ed estrapolazioni occorrono per poter fare previsioni a lungo termine; ma ammesso che nei prossimi anni ci riesca con maggiore attendibilità, l’evento estremo è comunque sempre dietro l’angolo, sempre a tediare i meteorologi, a stupire la gente e a far parlare di sé, nel bene (e purtroppo nel male) anche per molti decenni a venire.

Basta con le medie, evviva la meteo e le sue manifestazioni.

Autore : Prof. Giuseppe Tito