00:00 12 Ottobre 2005

Fa freddo… Fa caldo! Come reagisce il nostro corpo agli sbalzi termici?

Così funziona il termostato naturale che ci permette di vivere.

Anche se non ce ne rendiamo conto, una delle prime sensazioni che il nostro organismo percepisce quando usciamo all’aperto è la temperatura dell’aria. Nelle situazioni estreme si nota di più: ad esempio, se fuori casa c’è una spessa coltre di neve ed un vento teso, mettendo il naso fuori dalla porta penseremo subito “diamine, che freddo!”.

L’uomo, come avviene per gli altri mammiferi, è un essere vivente a “sangue caldo”, ossia, per sopravvivere abbiamo bisogno che la temperatura corporea si mantenga intorno ai 36,5°. Pur se ripariamo la pelle con i vestiti, oppure ci dotiamo dei più moderni climatizzatori e dei riscaldamenti più roventi, in una zona del cervello, l’ipotalamo, c’è sempre un meccanismo di termoregolazione attivo e molto efficace.

Pensiamo solo che se così non fosse, avremmo seri danni al cervello già con temperature del sangue superiori a 43° o inferiori ai 31°, e la morte con meno di 24°…

Come si regola questo stupefacente meccanismo?

I “termometri” che avvertono l’ipotalamo si trovano nella pelle e nel midollo spinale. Fuori fa molto freddo? Ecco subito che i vasi sanguigni si restringono, così hanno una superficie minore e disperdono meno calore. Inoltre, la circolazione del sangue nelle zone periferiche rallenta per concentrarsi intorno agli organi vitali: ecco perché mani, piedi e naso sembrano “congelarsi”. La pelle tende ad indurirsi, non a caso si dice che il freddo…”intosta”!

Abbiamo i brividi? Non è solo un segnale per coprirci di più, ma anche un modo per far sfregare i muscoli e produrre un po’ di calore extra.

Arriva l’estate con un bel carico di caldo e i problemi per l’ipotalamo sono diametralmente opposti: come liberarsi del calore in eccesso?
I vasi sanguigni iniziano a dilatarsi in modo che il sangue circoli di più nelle zone superficiali e si raffreddi più rapidamente: ecco perché il colorito della pelle è più rossastro (analogamente a quanto avviene con l’attività fisica).

Questo non basta già se all’esterno (o tra la pelle e il vestito) ci sono 31-32°. È uno dei momenti in cui iniziamo a sudare. Per un litro di sudore emesso dalle nostre ghiandole, otteniamo un raffreddamento di circa 10°.

Se all’esterno c’è molta umidità e afa, soffriamo maggiormente perché il sudore evapora a fatica e il caldo in eccesso non viene smaltito.

Il caldo aumenta inesorabile e non abbiamo la possibilità di un bel tuffo al mare o in piscina… Se il sangue raggiunge i 42°, può sopraggiungere il collasso o il cosiddetto colpo di calore, con perdita dei sensi e svenimento.

Magari c’è successo perché, per perdere un po’ di peso sudando, siamo andati a correre alle 2 del pomeriggio il 10 agosto… in quei casi, dovremmo forse prendercela col tempo ?
Autore : Simone Maio