00:00 16 Aprile 2004

I monti generano delle turbolenze più forti di un temporale

Ecco cosa succede quanto il vento è ortogonale alle creste delle montagne.

L’Italia è in larga parte coperta di montagne e colline disposte un po’ in tutte le direzioni. Da qualsiasi parte provengano le correnti in quota, ci sarà sempre almeno una catena montuosa abbastanza estesa i cui crinali siano urtati quasi perpendicolarmente dal vento.

Quando la massa d’aria ha una velocità maggiore a 20 km/h, ossia nella maggior parte dei casi, nel lato sottovento si formano delle oscillazioni verticali simili a quelle di un elastico teso sottoposto a sollecitazioni.

Chiaramente, più ci si allontana dalla montagna e più queste onde hanno ampiezze minori. Se poi l’aria è stabile fino alla sommità della vetta, sarà costretta a ridiscendere seguendo la linea di pendio, senza distaccarsene e formare dei vortici verticali di breve estensione.

Queste turbolenze hanno una distanza l’una dall’altra di una decina di km e tra cresta e cavo può esserci un dislivello di 2500m. I moti ascendenti e discendenti che animano l’onda d’aria possono raggiungere i 25 m/s, oltre i 10-15 m/s innescati da un forte temporale!

Se la catena è molto estesa e alta, come ad esempio le Alpi, le onde possono spingersi fino ai limiti della troposfera. A circa 100km di distanza, le oscillazioni si avvicinano sempre più al suolo. Nel caso di un’altura isolata invece, le onde sono piccole e si smorzano nell’arco di pochi km.

L’importanza di queste turbolenze risiede nel fatto che sopra le creste si generano dei vortici fissi, non più lunghi di 1km, denominati rotori. L’effetto al suolo di questi rotori è di invertire l’andamento dei venti rispetto a quanto accade in quota. Un segnale caratteristico della loro presenza è dato da altocumuli lenticolari quasi immobili sulla stessa zona per diverse ore, sviluppatisi proprio in corrispondenza della cresta dell’onda.

Le raffiche ascendenti e discendenti sono davvero impressionanti e, nei casi più violenti, possono avere un’accelerazione di 4g, più o meno quella a cui è sottoposto un aereo in fase di decollo. Proprio a bordo di un velivolo si avvertono gli effetti di queste turbolenze, con movimenti e distorsioni della carlinga non proprio…rassicuranti.
Autore : Simone Maio