00:00 6 Novembre 2007

Novantamila metri cubi di scorie radioattive; dove finiranno?

Si torna a parlare di nucleare, ma questa volta il problema è legato allo smaltimento delle scorie radioattive.

In Italia non abbiamo centrali nucleari attive, tuttavia il volume di scorie radioattive in attesa di essere trattate ammonta a circa 90mila metri cubi. Tra questi, 25 mila sono già stoccati nei siti presenti sul territorio nazionale; altri 65 mila proverranno dallo smaltimento degli impianti nucleari di ricerca e delle centrali dismesse.

A questi si aggiunge una produzione media annuale da usi medici e industriali di circa mille metri cubi l’anno. Si tratta nel complesso di scorie di II e III categoria: le prime decadono in un periodo di tempo variabile tra alcune decine e alcune centinaia d’anni, le seconde in alcune millenni e sul totale nazionale da trattare rappresentano circa il 5%.

La situazione attuale prevede uno smaltimento dei rifiuti o per meglio dire uno stoccaggio del materiale radioattivo presso 20 siti a
lungo termine sparsi in 11 regioni italiane. Questo comporterebbe numerosi inconvenienti, perché i siti esistenti non sono stati progettati per uno stoccaggio di medio-lungo periodo e dovrebbero essere realizzate nuove infrastrutture. Inoltre resterebbe aperto il problema della destinazione dei rifiuti radioattivi collocati all’estero e che rientreranno in Italia tra il 2020 e il 2025, né si potrebbero smaltire i rifiuti provenienti da attività mediche e industriali.

Si ritiene così indispensabile la realizzazione in breve tempo di un unico deposito nazionale, che consentirebbe sia lo smantellamento in tempi certi e contenuti degli impianti di ricerca e delle centrali elettronucleari dismesse, sia la sistemazione in sicurezza dei rifiuti.

L’obiettivo è realizzare una struttura di superficie o subsuperficie e di tipo reversibile, dove collocare in via definitiva scorie di II
categoria e, in via temporanea, di III categoria in attesa di un deposito definitivo anche per questo tipo di rifiuti. La soluzione del sito unico è stata ampiamente adottata da tutti i paesi industrializzati ed è la strada scelta da tutti i paesi europei.

L’idea in definitiva non è quella di creare un centro di stoccaggio di scorie radioattive tradizionale, ma un centro servizi efficiente;
punto di riferimento per la ricerca, la formazione ad alto livello e i servizi ad alta tecnologia nel settore nucleare.
Autore : Luca Savorani