00:00 18 Giugno 2010

NEVICATE e FREDDO fuori stagione negli ultimi 1000 anni

Mesi di aprile in bianca divisa invernale, gelate a maggio, bufere di neve all'inizio dell'estate. Solo leggende tramandate da popolazioni affamate o episodi estremi di un clima certamente diverso dall'attuale?

Non c’è una risposta unica e perentoria. Sicuramente, gli eccessi climatici abbondano anche negli archivi storici e scientifici più seri. Anzi, spesso versano un po’ di sale su aride e noiose tabelle. Le nevicate fuori luogo e fuori stagione diventano sempre più rare man mano che ci si avvicina ai nostri giorni. Ma le stranezze climatiche proiettate verso il freddo (quelle che stuzzicano maggiormente gli appassionati) non mancano neppure in tempi molto recenti. In quale periodo dell’anno la neve e il gran freddo possono essere considerati "effetti speciali"?

Per due terzi dell’Italia sempre, verrebbe da rispondere. Io però in questa carrellata di eventi che ho voluto proporvi sono partito dalla seconda metà di marzo, privilegiando le località di pianura e collina, per finire ai primi di novembre. In alcuni casi sono salito di quota, se il fenomeno mi sembrava particolarmente rilevante. Premetto subito che la parte finale è sicuramente carente: ho avuto più facilità a trovare precedenti fra la primavera e l’estate che non fra l’estate e l’autunno.

MARZO Un piccolo strappo alla regola per fare contenti i romani. Mi riferisco alle copiose nevicate che colpirono la capitale il 10 marzo 1789 (l’anno della rivoluzione francese in Europa è stato uno dei più freddi a memoria d’uomo) e l’11 marzo del 1925. Più di recente, fiocchi su Roma di una certa consistenza caddero il 18 marzo del 1985, mentre il giorno prima, ma di due anni dopo, a imbiancarsi decisamente furono la Toscana e l’Umbria, da Firenze a Pistoia, da Siena a Perugia. Tralascio i numerosi episodi al nord, passando al 29 marzo 1977. Un’improvvisa sciabolata di aria polare riportò l’inverno che sembrava ormai sepolto. La neve cadde a Torino, Bolzano, Trieste, Bologna e persino Rimini, dove, appena qualche giorno prima, si era toccata la punta calda record di 26,6°. Oltre un secolo prima, Roma fu protagonista di altre due nevicate improvvise e abbondanti: quelle del 29 marzo 1807 e 1813. La stessa situazione si è ripetuta il 31 marzo del 1904. Una vera abbuffata per la capitale!

APRILE. Ennesima nevicata sul Colosseo, questa volta il 6 aprile del 1864. Nella stessa data, nel 1929, in Ancona "pestavano" ancora neve, non fosse bastata quella caduta durante il terribile inverno precedente. Qualche anno fa, nel 1994, ai primi di aprile i toscani dovettero togliere i cappotti già riposti in naftalina dopo il bellissimo marzo. Sull’Appennino e sulle colline dei Medici la neve tornò a cadere il 3, 5, 8, 9 e 10 aprile. Ancora più invernale fu però l’aprile del 1973, con meno 3° a Firenze a metà mese, neve a Bologna il 20 e nevischio a Roma il 21. Qualche anno dopo, nel 1977, gli annali statistici riportano ripetute nevicate nella prima decade di aprile a quote relativamente basse: 2 volte a Volterra (Pisa), 2 a Frontone (Pesaro) e ben 5 a Campobasso. Ma per il capoluogo del Molise, abituato alla neve primaverile, la nevicata record fu quella del 15 aprile di sei anni fa, la vigilia di Pasqua del ’95: in un botta sola 50 centimetri! I ritorni di freddo per la metà di aprile sono davvero ricorrenti. Antiche memorie ci parlano di abbondanti nevicate a Parma il 14 aprile del 1269. Anche l’ultima parte di aprile, se ha voglia di farlo, non scherza con il freddo. Il 24 aprile del 1855 a Modena fu ricordato per una tardiva nevicata. La Dama bianca fece la sua apparizione anche nel freddo aprile 1980. Ventuno anni fa la bora sconvolse Trieste il giorno 20, con nevischio e 4° di massima. Nello stesso giorno, ironia della sorte, ad Aosta il favonio faceva impennare i termometri fino a 20°. Il 21 il fronte d’irruzione d’aria fredda raggiunse il centro-sud, imbiancando Perugia e tutte le colline toscane, laziali e marchigiane. Molto simili a questo furono gli eventi del 18 aprile 1991 e del 21-22 aprile 1997, dopo una gelata a metà mese che devastò le colture su molte regioni.

MAGGIO Le cronache del 5 maggio 1888 si soffermano sulle brinate e la neve in collina che cadde nel Modenese. Ma è del 6 maggio 1967 il record italiano del freddo in questo mese: – 22,4° a Pian Rosà, quota 3.500 sotto il Cervino. Valori certamente più contenuti, ma non male per località di pianura, si registrarono 10 anni prima: il 7 maggio 1957 a Milano Malpensa si toccarono i meno 0,8°, Firenze si fermò a +1°. Sembra precisa la cronaca dell’8 marzo 1740 (ancora "piccola era glaciale") a Catanzaro, investita da una tempesta di "gragnola", mentre sulle montagne intorno cadeva molta neve. Restando in Calabria, la montagnosa regione del Sud venne imbiancata quasi fino al mare da un’abbondante e storica nevicata il 12 maggio del 1755. Nel 18° secolo le stagioni estive erano così brevi e fresche che in molti anni il grano non riusciva a maturare. Il 21 maggio del 1894 toccò all’Appennino tosco-emiliano imbiancarsi in modo insolito. Testimonianze di nevicate improvvise a quote basse fra la fine di maggio e l’inizio di giugno, ci arrivano anche attraverso la memoria di eroiche tappe del giro d’Italia: senza andare sui tornanti dello Stelvio, ricordiamo corridori sofferenti e semi-congelati mentre attraversano gli Appennini nel 1980 e 1984.

GIUGNO La prima parte di giugno è un fioccare di aneddoti raggelanti. La neve scese il primo del mese a Bologna, nel 1491, raggiungendo "un piede di altezza" (non chiedetemi a quanto corrispondeva). In quell’anno incredibile, tre giorni dopo, toccò a Ferrara ammantarsi di bianco. Si esce dalla piccola glaciazione, ma troviamo ancora due solenni nevicate sull’Appennino emiliano, il 3 e 9 giugno 1884. Il 20 giugno del 1826 toccò all’Appennino toscano e alla Sila imbiancarsi in modo inusitato. Abetone imbiancato all’inizio dell’estate anche pochi anni fa: il 23 giugno del 1995. Un giorno che mi è rimasto impresso, perché a Prato si passò dai 30° del giorno prima a una massima di 14°, con una bufera di tramontana e 49 millimetri di pioggia.

LUGLIO E AGOSTO. Milano scese fino a 6° il primo luglio del 1953. L’anno successivo, il 9 luglio, ebbe il suo bravo record anche la stazione di Pian Rosà: – 13°. Non male, anche se siamo sotto il Cervino. Nei secoli di ghiaccio, la Lunigiana finì sotto la neve il 10 luglio 1756. Particolare fu l’improvvisa ondata di freddo che colpì l’Italia nel luglio del 1970. Fra il 16 e il 19 un’abbondante nevicata sorprese i vacanzieri sulle Dolomiti, fino a valle. Bolzano scese fino a 6°, ma anche Firenze battè il suo record di freddo estivo con appena 8° di minima. Il 18 luglio di quell’anno la tramontana sibilò fra i faraglioni di Capri, raggiungendo i 150 chilometri all’ora. Ed ecco l’evento che tanto ha fatto discutere: la nevicata del 5 agosto a Roma nell’anno 352. Una solenne cantonata presa da popolazioni ignoranti? Una comoda leggenda costruita ad hoc dai patrizi romani chissà per quali fini politici? Le cronache narrano che la neve cadde sul colle Esquilino. Quel secolo viene comunque descritto come particolarmente freddo. Era invece sicuramente grandine, ma tanta da imbiancare di ghiaccio alto fino a 30 centimetri strade e campi, quella che cadde nel 2001 a Prato proprio il 5 agosto. Vento fortissimo e 64 millimetri di pioggia fecero il resto, mentre il termometro scendeva fino a 11°. Una giornata infausta per i vigili del fuoco, ridotti nell’organico per le ferie estive, e sgradite sorprese per molti ignari pratesi: al loro rientro dalle vacanze trovarono case semi-allagate e giardini devastati.

L’AUTUNNO. Su settembre e ottobre, purtroppo, ho trovato solo scarne notizie e tutte recenti. Alcune fine estati degli anni ’70 scoraggiarono davvero le ferie tardive. Basti citare il 1972, 1976 e 1977. Ma non si parla di neve o ghiaccio a quote basse. Dati interessanti invece sull’ottobre "super" del 1974, forse il più freddo del secolo appena trascorso su scala nazionale. A differenza di molti ottobre, le temperature non scesero bruscamente a fine mese, ma si mantennero di 5-6° sotto le medie fin dall’inizio. Numerose località riportano più d’una nevicata, a partire dai 500 metri di quota. Due esempi: Volterra in Toscana e Frontone in provincia di Pesaro. Il record toscano spetta al passo della Porretta (900 mt sull’Appennino pistoiese) con 6 giorni di neve. Nelle Marche la neve è scesa almeno per un giorno anche a Mercatello sul Metauro (429 mt), Camerino e Cingoli (630 mt). Il 15 ottobre 1887 Parma fu investita da una storica, precocissima bufera di neve. La Dama bianca quel mese fece la sua apparizione anche in Sardegna (Arzana e Desulo), risparmiando soltanto il nord-ovest. Significativi i 20 giorni di neve al Passo del Brennero mentre, almeno questa volta, Pian Rosà restò a bocca asciutta. Il nord-ovest si è rifatto nel 1979, quando Torino s’imbiancò prematuramente il 27 ottobre. Quello stesso giorno, nevischio anche a Genova, con 5° di massima. Due anni dopo fu la volta di Bolzano e di tutto il Trentino. Novembre per il nord è un mese quasi invernale, per cui le nevicate non fanno clamore. In Toscana, i primi fiocchi della stagione in pianura si sono visti il 4 novembre del 1980. Fu però più freddo l’inizio di novembre dell’anno successivo, con – 6° a Firenze e abbondanti nevicate sulle colline dell’Abruzzo e della Puglia.

Autore : Francesco Albonetti