00:00 18 Agosto 2009

DOSSIER CLIMA: le tesi ambientaliste

Accogliendo le richieste di alcuni lettori MeteoLive presenta le principali tesi ambientaliste sull'effetto serra e il riscaldamento globale.

LETTERA ALLA REDAZIONE
Sono un appassionato della natura e del clima, una delle grandiose manifestazione della bellezza della natura, nonché fervente lettore di MeteoLive da quando vi conosco, tre anni, avendomi conquistato con la forza dei vostri argomenti e spiegazioni basate su dati scientifici divulgati come veri. Mi coglie un po’ di sorpresa scoprire dalle vostre stesse parole che la vostra informazione fa riferimento a ciò che gli altri non dicono, facendomi pensare che esiste del vero, così come esiste del buono nella politica del governo americano riferendomi al vostro esempio, che non passa attraverso Meteolive e che potrebbe essere anche scientificamente in contrasto con le tesi da voi argomentate e sostenute. Non vi chiedo di essere super partes o centrali ma solo di evidenziare, almeno una tantum, quale tipo di informazione centrale o super partes potrebbe essere divulgata, ovvero vi chiedo un aiuto da esperti per sapere ciò che c’è di vero in quello che gli altri dicono; questo perchè leggendovi avrei capito che di vero c’è solo un lieve riscaldamento, rispetto ad una fantomatica media standard che quasi mai è stata sperimentata tale nel corso dei millenni, dovuto probabilmente in gran parte a cause naturali. Ora, concludendo, se questo è frutto di una linea non super partes cosa altro si sarebbe potuto dire di VERO che gli altri dicono in mezzo a tante falsità? Scusate la richiesta sicuramente banale ma non tutti hanno le conoscenze e gli strumenti per pescare affermazioni vere in mezzo ad un mare di falsità o mezze verità. Grazie per l’attenzione e per una eventuale riposta anche privata.
Gian Luca Vinti

Carissimo Gian Luca,
eccole…

CONSIDERAZIONI CLIMATICHE GENERALI
Quando terminò l’ultima glaciazione, 11.000 anni fa, la temperatura media era di 5-6°C inferiore a quella attuale. L’ultima glaciazione si concluse con un ultimo episodio freddo, chiamato Dryas recente.

La piccola età glaciale (1450-1850) è l’ultimo periodo veramente freddo che la storia europea ricordi prima dell’effimero riscaldamento tra il 1960 e il 1975.

In ogni caso dal 1880 la temperatura globale è mediamente aumentata di 0.7°C, di 1.3°C in Italia, di 1.5°C. sulle Alpi. la superficie dei ghiacci sulle Alpi si è ridotta di oltre il 45%. Le temperature secondo gli scienziati legati alle posizioni ambientaliste aumenterà senza soluzione di continuità nei prossimi 50 anni fino a fondere tutti i ghiacciai a causa delle alte concentrazioni di CO2, che saliranno sino a valori mai raggiunti sulla Terra in tempi tanto brevi.

Nell’ultimo secolo nella regione alpina le nevicate sono mediamente diminuite del 20%.
Negli ultimi 15 anni la frequenza delle ondate di calore primaverili ed estive, prolungati periodi con scarse precipitazioni, hanno aggravato il problema.

Il fiume Oreto, che scorre a Palermo, pare che fosse in passato un fiume impetuoso e ricco d’acqua. Oggi è un ruscelletto di acque putride.

In Sicilia le aree meridionali dell’isola sono soggette ad un fenomeno di desertificazione: la piana di Gela ed il Ragusano soffrono anche l’intensa attività di pastorizia che impone a queste zone giù aride un’ulteriore sofferenza. Da notare però che tutto il nord dell’isola non ha complessivamente subito alcun deficit idrico. Secondo gli esperti, entro il 2030 tutta la fascia meridionale, da Agrigento a Vittoria, subirà i maggiori effetti di desertificazione.

POLITICA, RISCALDAMENTO GLOBALE e CONCLUSIONI AMBIENTALISTE
I serristi attaccano gli americani; gli Usa sono la nazione che più contribuisce al cambiamento climatico, producendo il 24% delle emissioni globali di CO2. Le aziende petrolifere riescono a realizzare guadagni stratosferici rispetto a qualunque altro tipo di attività economica.

Ecco ora un’affermazione importante: “le aziende dei combustibili fossili hanno utilizzato i loro fondi per finanziare individui e gruppi con lo scopo di screditare gli studi scientifici sul cambiamento climatico, fornendo informazioni erronee sui costi dei provvedimenti necessari e bloccando la loro introduzione. (Simon Retallack).

Queste aziende hanno cercato di evitare in ogni modo che nella comunità scientifica vi fosse un consenso sui rischi. Tra il 1992 e il 1998 le compagnie petrolifere, quelle del gas e del carbone hanno versato contributi per oltre 60 milioni di dollari ad entrambi i partiti americani.
Questi finanziamenti hanno dato alle società dei combustibili fossili un accesso diretto al mondo della politica, con lo scopo palese di bloccare tutti i provvedimenti favorevoli a ridurre le emissioni di anidride carbonica, così come la ratifica del Protocollo di Kyoto.
Il Presidente, il Vice Presidente, il ministro del Commercio, il consigliere alla sicurezza nazionale: tutti possedevano, gestivano o lavoravano in compagnie petrolifere.
Bush è arrivato a proporre taglie ai progetti sulle energie rinnovabili.
Le aziende dei combustibili fossili non devono più pagare per ottenere favori dal governo americano, giacchè ne hanno fatto ormai parte in pianta stabile per 8 anni.

PASSI AVANTI
Ci sono però stati come la California che ha proposto per il 2015 tagli del 30% alle emissioni delle automobili, così come il Massachusetts. Si nota con piacere che il mondo americano degli affari è molto più avanti del governo e c’è stata una corsa a riempire il vuoto di guida politica lasciato da Washington.
In Europa il Comune di Graz, Austria, raccoglie oli di frittura usati dai ristoranti e li usa come biodiesel nel trasporto pubblico.

Il piano energetico nazionale (PEN) italiano ha attuato pochi provvedimenti atti a rendere più razionale l’uso dell’energia. Dopo 15 anni il grado di dipendenza dall’estero e quello dagli idrocarburi sono rimasti su valori drammatici: superiori all’80%.

L’Italia continua a puntare sulle centrali a carbone, le più inquinanti, che gli altri paesi stanno progressivamente eliminando (esclusa la Cina N.d.R).

Si prevede addirittura un aumento delle emissioni totali di gas serra del 12% rispetto ai valori del 1990. I consumi delle fonti fossili si dividono in tre categorie: riscaldamento degli ambienti, produzione di energia termoelettrica e autotrasporto.

FOSCHI PRESAGI
Il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) nella sua ultima relazione dichiara che in questo secolo si potrebbe verificare un aumento della temperatura media del pianeta fino a 5.8°C, senza contare la totale distruzione delle foreste tropicali. Queste previsioni non tengono nemmeno conto dei danni arrecati dalla moderna agricoltura industriale; ricordiamo che i suoli del globo contengono 1600 miliardi di tonnellate di carbonio, più del doppio di quanto ne è presente in atmosfera.

L’Hadley Center tiene conto di questi fattori ed è arrivata a pensare che l’aumento sarà di 8.8°C.

Quattro anni di siccità in Africa hanno già portato 30-40 milioni di persone sul punto di morire di fame.

La siccità nei maggiori granai del mondo, la cintura americana del grano, le pianure canadesi e la cintura granaria australiana, ridurranno molto le esportazioni, cosicchè in Africa la situazione si aggraverà.

L’agricoltura industriale è responsabile del 25% delle emissioni di anidride carbonica nel mondo, del 60% delle emissioni di metano e del 80% delle emissioni di ossido di azoto.

Quando il terreno viene arato i batteri producono monossido di azoto, immaginate cosa accade quando le foreste tropicali vengono trasformate in pascoli…

L’ossido di azoto è un gas serra 200 volte più potente dell’andride carbonica ma la sua concentrazione attuale è inferiore di 1000 volte all’anidride.

I bovini, come già riportato in molti articoli su MeteoLive, sono grandi emettitori di metano (fino a 70 milioni di tonnellate annui).
Se il riso fosse irrigato unicamente dalla pioggia naturale produrrebbe molto meno metano, l’inondazione artificiale ne aumenta le emissioni.

Sempre più spesso si associa il termine di agricoltura sostenibile come sinonimo di agricoltura tradizionale ma i governi vanno nella direzione opposta (Goldsmith).
Semplice: le multinazionali vogliono guadagni immediati e controllano l’agricoltura industriale.

L’introduzione forzata di colture geneticamente modificate da parte delle organizzazioni internazionali colluse con i governi nazionali, porterà solo conseguenze negative sul clima. Le colture modificate geneticamente secondo gli ambientalisti non aumentano i raccolti.
Nessuno conosce con certezza le conseguenze impreviste dell’introduzione con tecniche rudimentali di un dato gene nel genoma di un organismo molto diverso.

Nei prossimi 20 anni gli Stati Uniti, con l’esaurirsi dei giacimenti in Paesi quali Nigeria, Venezuela, Messico, cominceranno a dipendere dal Medio Oriente. Questo spiegherebbe perchè l’industria del petrolio americano, è così determinata alla conquista irachena, perchè questo Stato possiede l’11% delle riserve di petrolio conosciute al mondo.

Bibliografia: L’ecologist italiano, libreria editrice fiorentina.
Autore : Report di Alessio Grosso