00:00 1 Giugno 2010

6 giugno 2009, un SABATO di PAURA: in viaggio tra violenti temporali e raffiche di vento da ribaltare le auto

Un tranquillo sabato di paura sull'autostrada del Brennero il 6 giugno 2009.

Le vallati superiori altoatesine sono state interessate sin dal primo mattino di sabato da forti rovesci rovesci temporaleschi.

L’aria era molto umida con nubi basse e temperature sui 12°C a 1000m con limite della neve a 2800m. La forza della corrente meridionale era tale da determinare un fenomeno non sempre facilmente riscontrabile: la concentrazione dei fenomeni più forti tra Bressanone ed il Brennero piuttosto che sul Trentino.

Quando la corrente da SW è infatti debole o moderata, le zone che ricevono più precipitazioni sono di norma le vallate trentine sin verso le Dolomiti, in Alto Adige piove e nevica molto meno. Quando la corrente a getto impazza invece tutto si sposta più a nord, ma certo così a nord non ce l’aspettavamo nemmeno di noi di MeteoLive. Il vento tra Aurina, Ridanna, Vizze, Fleres (le valli confinali con l’Austria) era modesto. Piuttosto erano i rovesci a tener banco tra un mare di nubi. Dopo il mezzogiorno la situazione cambiava. La temperatura si portava a 15°C, e subito come di norma le nubi basse risalivano i pendii. Il cielo non era più invisibile, ora si stagliavano sopra le vette gigantesche nubi cumuliformi, bucate da rare schiarite.

Si stava preparando un pomeriggio burrascoso. La grandine ci accoglieva a tratti lungo la nostra discesa verso Bolzano. Temporalone a Bressanone, temporalone a Chiusa, temporalone a Bolzano nord, poi aria sempre più secca, cumuli sfrangiati e, superata Ora, laddove parte la strada per le valli di Fiemme e Fassa, ecco fare capolino il sole. Non si tratta però di una fugace schiarita ma di una affermazione netta.

Qualcosa non quadra. Come mai tutti i fenomeni si attestano così a nord? Lo si intuisce poco dopo. Parte il vento. Fortissimo, rafficato, che rende quasi impossibile proseguire la marcia. Diverse macchine sbandano.

Sono le 16 di sabato 6 giugno quando per la prima volta in tanti anni di percorrenza osserviamo diverse macchine ferme in corsia di emergenza perchè impossibilitate, spaventate a proseguire sotto un vento tanto ululante e violento.

Gli alberi si piegano sino a sfiorare il suolo. Volano rami, polvere, c’è stupore ed incredulità. Il vento raggiunge la massima intensità ad Ala-Avio, poi cala. Si riesce a proseguire. In Valpadana il cielo si presenta quasi sereno ma verso i monti del Bresciano è ancora nero pece. Una cellula temporalesca si abbatte sulla Val Camonica.

Si vedono anche dall’autostrada le fulminazioni. Quando l’autostrada si allontana dai monti prevale una forte insolazione, quando piega a nord per raggiungere la Bergamasca un nero pece ci inghiotte per diversi minuti. Il vento rinforza nuovamente. Sembrano due mondi: quello della montagna improvvisamente cupo e sinistro, e quello per una volta rassicurante della pianura. Le cellule temporalesche che nel frattempo avevano colpito il Trevigiano ed il Vercellese sino a dar vita a veri e propri tornadi si sono ormai dissolte e dopo le 20 la furia degli elementi pare placarsi.

L’ingresso a Milano ci mostra rami, cartacce e foglie ovunque, testimonianza della furia di un Libeccio che raramente in città ha soffiato così forte, sino a ridicolizzare il favonio, il vento potenzialmente più forte che sia in grado di interessare la metropoli lombarda.

Autore : Alessio Grosso