00:00 16 Ottobre 2008

L’Italia è scivolata a SUD di 200 km

Un pregevole lavoro di sintesi del forumista Alberto60 da Cavalese(TN)

Consultando i dati di varie località dal 1956 ad oggi nell’ultimo ventennio non ho fatto altro che constatare quello che sempre si è detto. In altre parole temo di aver fatto la scoperta dell’acqua calda: sull’Europa meridionale, Alpi comprese, le precipitazioni sono diminuite. Penso che sia tuttavia utile cercare di riassumere la natura e l’entità di questa preoccupante mutazione climatica.

In pratica i cambiamenti che hanno caratterizzato la seconda metà del secolo scorso, sia pur con qualche controtendenza negli anni ’60 possono essere così riassunti:

1) L’inizio della stagione invernale non ha subito particolari modifiche mentre la fine dell’inverno è risultata anticipata e coincide spesso con il primo momento in cui si avverte la crescita della radiazione solare, intorno al 25 gennaio. Aumentano purtroppo gli inverni asciutti al Nord, aumentano le inversioni termiche e i periodi di “freddo pellicolare” cioè freddo prolungato che staziona sulle pianure con forti inversioni termiche al suolo. I valori molto rigidi registrati nella “Bassa” spesso non trovano alcun riscontro nelle località collinari.

2) Il mese di febbraio è un mese invernale solamente per le località montane e neanche sempre. Per la maggior parte del territorio italiano è già un mese primaverile come temperature diurne ma caratterizzato da situazioni dinamiche sempre più scarse ( mentre la variabilità è un carattere tipico della primavera ). Le nevicate nelle vallate alpine sotto i 1500 m si sono paurosamente ridotte ( proprio in febbraio si dovrebbe avere il maggior innevamento ). Considerazioni simili si possono fare per il mese successivo, marzo, caratterizzato anch’esso da minor variabilità rispetto ad una volta.

3) I mesi di aprile, maggio, giugno non sembrano aver subito variazioni particolari o comunque con il sole alto si fa meno caso a variazioni di temperature dell’ordine di ½ grado-1 grado. Forse sono addirittura aumentate le nevicate tardive a quote basse. Episodi bizzarri come quello della nevicata a Milano il 17 aprile 1991 ce li potremo aspettare anche in futuro.

4) Le estati sono caratterizzate da un lieve aumento della temperatura media, da una diminuzione dei temporali nelle regioni del Centro-Sud, da una maggior durata sempre al Centro-Sud della permanenza degli anticicloni subtropicali in settembre, già a partire dagli anni ’80. A Sud delle Alpi il caldo estivo tende ad interessare sempre più frequentemente anche il mese di ottobre ( 1997, 2001 e 2008). Una cosa da notare è comunque che gli estremi termici estivi non sembrano aver subito grandi variazioni: le estati sono mediamente più calde di una volta perché le alte pressioni subtropicali o atlantiche insistono di più sulle nostre regioni e tendono a cedere sempre più tardi.

5) I mesi autunnali, ridotti a due e in qualche caso ad uno solo ( novembre ) conservano comunque i loro connotati, in particolare il novembre, che nell’ultima decade al Nord mantiene le sue caratteristiche invernali molto più che il febbraio. In altre parole la radiazione solare sembra dettare legge più di una volta.

6) L’estremo Sud e in particolare la Sicilia non sembrerebbero aver subito variazioni climatiche significative. Qui il caldo e la scarsità di precipitazioni hanno sempre regnato penalizzando moltissimo l’economia di queste regioni.

L’Anticiclone delle Azzorre, pilotato e gonfiato dalla NAO positiva e gli anticicloni subtropicali di matrice africana, sospinti verso Nord forse da un maggior potenziamento delle depressioni equatoriali hanno preso più vigore rispetto ad una volta anche per un progressivo indebolimento del fianco occidentale dell’Anticiclone Russo. Contemporaneamente il fronte polare e le perturbazioni atlantiche tendono sempre meno a scendere di latitudine.

In conclusione, se il trend dovesse continuare, Bolzano dei prossimi anni avrà il clima di Firenze ( continentale ma senza neve ), Firenze avrà il clima di Roma e Roma avrà un clima paragonabile a quello delle coste tirreniche calabresi. Gli usi e costumi degli italiani potrebbero variare e anche i milanesi pranzeranno alle 14.30 come i romani del secolo scorso.
Autore : Alberto60