00:00 10 Maggio 2013

Primavera bizzarra? Non è mica l’estate!

Il nostro concetto di primavera.

Bisogna capire cosa si intende per primavera. Un tempo finto? Regolato con un termostato automatico sui 20°C, un cielo azzurro, un leggero venticello, gli uccellini che cantano felici, i bambini che schiamazzano felici nei parchi cittadini, serate tiepide, tramonti infuocati, passeggiate in riva al mare, una partita al pallone con gli amici, la gente seduta ai tavolini che sorseggia un drink?

Questa non è primavera, è un frammento, uno spaccato, una fettina di primavera, il film di una giornata, di un breve periodo, ma questa non è primavera, ma nemmeno estate. Questa è la primavera nell’immaginario collettivo, così come ce l’hanno fatta disegnare a scuola o descrivere in un tema.

In realtà la primavera è più simile a quella che stiamo vivendo. Stagione di contrasti, di sbalzi termici, di temporali, di irregolarità pluviometriche: lì diluvia e fa 300mm in un botto, là manco una goccia e scoppia un’estate anticipata. L’Italia è lunga, distesa lungo i meridiani, in una posizione particolare, tirata per le braccia dall’Europa centrale, per i piedi dall’Africa ed è normale che possa sperimentare condizioni atmosferiche completamente diverse da nord a sud, e soprattutto che non viva in questa stagione una fase statica del tempo. 

Per coloro che abitano al nord praticamente non ha mai smesso di piovere da settembre sino ad oggi, ma l’anomalia non è certamente nella primavera, che sin qui ha fatto solo il suo dovere e anzi dovrebbe portare un po’ di pioggia anche al centro-sud, prima della grande estate mediterranea, ma di un inverno in cui è piovuto molto più del solito, in cui non siamo riusciti mai a vivere una fase veramente anticiclonica, come ce ne sono e ce ne sono state tante nella storia climatica recente di questo Paese.

Lamentarsi del tempo ha certamente un senso, se pensiamo alla tristezza di molte giornate buie, che congiuntamente a malattie, guai famigliari, crisi economica galoppante, concorrono a rendere la nostra esistenza ancora più deprimente, lamentarsi ha un senso se si è agricoltori e si ha timore per il proprio raccolto, ha un senso anche se si pensa ai risvolti sui prezzi di frutta e verdura, sui quali spesso i commercianti marciano in queste circostanze, accusandone il tempo.

Lamentarsi però è anche sciocco se pensiamo che il nostro Paese ha costante bisogno di pioggia e quella che è caduta dal cielo negli scorsi mesi ci consente di stare tranquilli per un po’ sul fronte della siccità, è sciocco se si pensa che questo ha comunque in gran parte frenato l’esplosione vegetativa e tenuto a bada così i fastidi più grossi legati alle allergie (e sono in tanti a soffrirne in Italia purtroppo), è sciocco se pensiamo che comunque ci sono ancora potenzialmente 4 mesi per goderci la bella stagione. Lasciamo dunque che la natura faccia il suo corso.

Autore : Alessio Grosso