00:00 13 Marzo 2017

Tempo di VALANGHE! Quello che bisogna sapere in primavera…

Quello che bisogna sapere quando si va in alta quota nel periodo primaverile.

C’è ancora neve in quota, anche in questa stagione dove le nevicate sul settore alpino non sono state abbondanti, contrariamente a quanto accaduto nel mese di gennaio sull’Appennino abruzzese.

Molti gli escursionisti che si avventurano sulle cime incuranti di un manto nevoso ancora presente e particolarmente instabile e attirati dalle prime chiazze d’erba fresca o da crocus e primule che si fanno strada in abbondanza, specie sui pendii esposti a sud e già liberi da neve.

Che rischi si corrono allora? Quali sono i versanti più pericolosi? Le valanghe dipendono dall’inclinazione del pendio? Dall’insolazione? Dal passaggio degli escursionisti?

L’inclinazione di un pendio incide moltissimo sulla formazione di una valanga, è il fattore principale. Sulle pareti rocciose molto ripide vi è un insufficiente accumulo di neve perchè si possano verificare valanghe frequenti.

Invece gli accumuli che si formano sul pendio di 40° a valle possono creare carichi supplementari che causano il distacco di valanghe di lastroni. Non vi è comunque un limite inferiore preciso per valori di inclinazione che autorizzi a considerare un pendio sicuro.

Inoltre in presenza di un adeguato angolo d’inclinazione, i pendii con maggior accumulo nevoso eolico sono quelli che con maggiore probabilità possono dar luogo a valanghe. I pendii spazzati dal vento non sono dunque tra i più sicuri; infatti nei periodi di vento debole o di calma gli accumuli nevosi possono essere notevoli e staccarsi di colpo alle prime raffiche erosive. 

I pendii all’ombra, localizzati sul versante nord delle creste e in fondo alle valli, ricevono una piccola quantità di raggi solari diretti e rilasciano calore attraverso irraggiamento ad onda lunga, rimanendo più freddi in inverno e dando origine a brina in superficie e profondità. La loro stabilità è dunque molto scarsa ma cresce in primavera.

Un pendio soleggiato ha dunque una maggiore stabilità in inverno, mentre alla fine dell’inverno con l’ulteriore aumento della temperatura diventa più instabile. La casistica però è composta da numerose eccezioni.

Un bosco che cresce su un pendio ripido impedisce la formazione di grosse valanghe in quanto influisce sulle caratteristiche del manto nevoso, salvo nel caso di accumuli di neve davvero eccezionali alla sommità del bosco stesso, in quel caso non c’è bosco che tenga…

I boschi interrompono e impediscono parzialmente l’accumulo di neve trasportata dal vento. Le chiome degli alberi intercettano la caduta di neve, cosicchè solo una parte delle nevicate raggiunge il terreno. La neve trattenuta dai rami si stacca e forma uno strato di neve eterogenea. Le chiome degli alberi influiscono anche sull’azione dei raggi solari, abbassando la temperatura del manto nevoso con riduzione della brina di profondità.

I tronchi fungono da struttura di trattenimento, impedendo le valanghe di lastroni. Il bosco però deve essere fitto: la presenza di conifere sparse non assicura alcuna protezione.

Quando c’è ancora molta neve in quota, anche il passaggio di un singolo escursionista su una massa di neve instabile può innescare una valanga di lastroni.

Leggere sempre il bollettino aggiornato del rischio valanghe sino a tarda primavera prima di partire in escursione e munirsi di ARVA; l’apparecchio che consente di essere localizzati sotto una valanga ed anche di segnalare una situazione di pericolo.

Autore : Alessio Grosso