21:02 12 Dicembre 2023

MeteoLive CULT! I giorni in cui Milano chiuse per NEVE…

Una pagina di letteratura popolare a ricordo dello storico gennaio 1985 a Milano.

Gennaio 85
Domenica 13 Gennaio
…silenzio, cielo grigio, smaltato. Brividi. Dal pomeriggio si alza il sipario. Fiocchi come cavallette: un’invasione, un assedio.
3 giorni e mezzo quasi senza tregua. STOP. Milano si risveglia sotto 72cm di neve, stordita, al tappeto, sotto il tappeto, immobile, inoperosa ma stranamente felice. Al diavolo il fatturato!
L’autobus 49 chiudeva le porte spiaccicandole contro il carico esplosivo e strabordante di adolescenti. "Bestie! Un carico di bestie". bofonchiava tra sé e sé il grosso autista. "Cocchiere, cocchiere, apri che mi è rimasto fuori lo zaino".

E giù colpi di pugno PAM PAM sulla vetrata lercia e zuppa di umidità. PFFF. l’alieno comando pneumatico azionava nuovamente la doppia porta a due ante. Una valanga di urla e palle, scagliate dalla ressa di studenti rimasti esclusi dal satollo e rigurgitante ventre metallico, si frantumava contro i più fortunati compagni saliti a bordo, contro le vetrate, i giacconi, i montanti e le traverse appendimano.

Sagomata dal vibram delle Timberland, una poltiglia sciogliticcia e molliccia di neve presto nera avrebbe accompagnato i selvaggi verso la successiva fermata. "E tu levati da li, CIULA!" tuonava l’autista-cocchiere contro un babbazzo che, mosso da intrepido eroismo, si era gettato in mezzo alla strada per colpire in fronte il potente mezzo meccanico in partenza, che sbuffava diesel bruciato dal comignolo sul tetto così come ribollenti bestemmie fumavano dalla bocca del suo autista. 
PAM. e l’ultima bomba a mano si frantumava contro il parabrezza.
"BELLA LI, mitico GIAMPA!" L’ultimo giorno di scuola, prima che l’evento meteo divenisse storico, se ne era così andato; bigiato sotto la concreta scusa di una buona dose di centimetri di neve fresca.

L’indomani, giovedì 17, tutte le scuole sarebbero rimaste chiuse e sepolte nel silenzio di quel mitico metro di neve che nel Gennaio dell’85 paralizzò Milano. Una Milano diversa, eccezionalmente diversa. Una Milano sognata, un sogno finalmente vero!

Tangibile, calpestabile, nel quale buttarcisi. Lasciarsi cadere in quelle morbide bianche braccia; sprofondare nel candore. Attesa, illusione, disillusione. Pioggia! Gelida pioggia, pioggia mista a neve, pioggia che diventa neve ma poi nevica solo un’ora e non attacca, neve bagnata che non attacca, neve che attacca ma poi diventa pioggia e fa l’orrendo paciugo gusto smog e catrame! Neve asciutta, meravigliosamente asciutta che attacca ovunque ma ne fa solo due centimetri e poi stop! Sequenza infinita di variabili, solita delusione.

E giù neve al sud, Potenza, l’Aquila, Campobasso…finanche a Bologna. Ma a Milano NO. Protetta dall’ombrello alpino, surriscaldata da un milione di marmitte nevroticamente e perennemente in coda, surriscaldata che perfin la nebbia no la ven pù.

Milano alla neve dice NO! Lo ha ordinato il sindaco, lo sottoscrive la cittadinanza operosa, lo implorano in coro l’AMSA e la sua sgangherata pattuglia di mezzi spargisale e spazzaneve, la baggina e la sua armata di femori ultraottantenni ancora miracolosamente integri!

"A Milan ghavem da laurà". Ciminiere, industrie, triangolo industriale, monossido di carbonio, trasporti pubblici, privati, polveri sottili, effetto serra, cappa, smog, targhe alterne. Milano capitale economica, capitale della moda, capitale morale. Occupazione, lavoro.

M! Milano "che sta mai coi man in man". La borsa, la scala, la Pirelli, la Breda, l’Alfa Romeo, l’Ansaldo il Fernet Branca. e giù tutto in un sorso. AAAAH. La Milano da bere improvvisamente finì nel surgelatore. STOP Gennaio 1985 STOP Bibita ghiacciata, Milano non beve più!

STOP Fontane di ghiaccio, Milano d’Ampezzo, presagi a meno 15 di notte, fantasmi a meno 5 di giorno. Silenzio.  Tutto cambia sotto un metro di neve, tutto prende altre forme.

Morbide forme, irregolari, imprecise, senza spigoli, senza squadrature, sublimi. L’automobile, stupido oggetto di culto sepolto. STOP, semaforo bianco. Non si passa. Silenzio. Ascolto. La natura. Superba natura che copri le pochezze umane e ci sintonizzi col tempo che scorre, lento, placido. Campagna, stalle, vacche in piazza del Duomo. Alpeggi, formaggio, bianco, genuino. Salutare.

"Salve, visto che neve!" "Visto si." Spaliamo assieme. Solidarietà. Un sorriso. Unione. Focolare. Camino, legna. Milano di Campiglio, Madonnina di Campiglio. Milano che si guarda, negli occhi. Milano che non tira dritto. Milano che rinasce, sepolta da un metro di neve. Milano unita da un metro di neve. Sotto la neve pane. Dividi il companatico.

Allo spezzare del pane. Milano cattedrale. Bianca, come la bontà. Vergine, immacolata. Passi, orme nel silenzio. Segni di vita, sentieri. Impronte. Ci siamo. Al passo armonico della natura. Aria, aria frizzante, pulita; catarsi di anime perse nell’ansia del tempo. Frustrazioni, arrivismi, tempistiche, fobie, sensi di colpa, routine, stressss. Sepolti! Sopiti. Sommersi. Soffocati. Sprofondati. Sento. Respiro. Vivo. Milano diversa. Stupendamente diversa. Spontaneità ritrovata. Normalità sepolta. Identità.

Chi sono? Cosa faccio? Perché lo faccio? Agisco per uno scopo; lo scopo mi rende schiavo. Faccio una palla, di neve. La spingo, l’arrotolo nel prato bianco. Cresce, si ingrossa. E spingo. Con le mani, con le spalle, con tutto il corpo. E’ enorme. Mi supera in altezza. Spingo. "Ehi tu, cosa fai?" "Una palla!" "Perché?" "Non so." "Come non so." "Non so, mi è venuta voglia di fare una palla e la faccio. Non c’è un perché." Mi guarda stranito. Non capisce. Forse non vede la neve. Spingo ancora con forza e accresciuto vigore. Spingo il peso della diversità. Passa un bambino, non chiede.

Fa una palla anche lui. Sorride. Si diverte. Un bimbo non è diverso. Gioca. Ma ecco l’insidia NOOO! La scorgo lontana, avanza, lenta ma inesorabile. NOOO. Lo spazzaneve. La pala dello spazzaneve. NOOO. Fermati, non violare, non profanare questo incanto. NOOO. Fa una palla anche lei. Ma è diversa, è sporca e viene accatastata impietosamente ai margini della strada. Diversità, emarginazione. NOOO. Emerge la striscia di asfalto. Mostri di acciaio rombanti. Si accalcano, scalpitano, sgommano. NOOO. Uomo. NOOO. Non lo fare. Spegni il motore, lasciati scaldare dalla neve. Il cuore. Batte. Inarrestabile. Il tempo. Divora. La neve. Si scioglie. I sogni. Svaniscono. Fumo. Catrame. NOOO. Primo di Maggio. Festa dei lavoratori. Un fiore.

Un fiore nel prato. Accanto un mucchietto di neve, minuscolo. Ultimo rimasuglio di quella che fu una montagna di neve alta 10 metri, accatastata, scaricata dai camion in un prato di periferia. L’ultima neve cede la speranza a un fiore. Milano corre, ma non smette di sognare.

Autore : Nicola Sirtori, adattamento Alessio Grosso