00:00 30 Giugno 2016

Temporali: attenzione all’effetto tunnel!

Ecco una configurazione barica particolare che può mettere in difficoltà i previsori.

Quando si stila una previsione del tempo, il previsore non si affida solamente alle mappe della pressione prevista al suolo per il giorno seguente. Siamo portati a pensare che all’interno di una zona di alta pressione regnino le calme e il cielo sia in prevalenza sereno. In effetti nella maggior parte dei casi le cose stanno in questi termini, con le condizioni di maltempo relegate ai settori dominati da basse pressioni, che causano anche un notevole rinforzo del vento.

Tuttavia, per avere un quadro completo della situazione, non basta conoscere la distribuzione della pressione al suolo, ma è necessario capire il comportamento dell’atmosfera alle quote superiori.

Capita spesso che ad una zona di alta pressione al suolo ne corrisponda una anche in quota, garantendo in questo caso una totale stabilità del tempo, con poco vento e scarsi addensamenti. In questi casi si può andare sul sicuro e prevedere tempo stabile nell’area interessata dall’anticiclone. I problemi sorgono quando l’alta pressione al suolo non risulta supportata da valori elevati di pressione alle quote superiori. In sostanza l’anticiclone sembra potente e invulnerabile al suolo, mentre in quota non lo è affatto. In questi casi si possono nascondere delle insidie, che possono invalidare anche una previsione apparentemente di facile esecuzione.

Una delle insidie forse maggiori che i meteorologi conoscono è il cosiddetto effetto tunnel. Un’alta pressione che si rispetti, ovvero caratterizzata in quota da alti geopotenziali, normalmente devia le perturbazioni o i nuclei di instabilità provenienti da ovest e non consente ad essi di raggiungere la nostra Penisola. Il loro cammino risulta da ovest verso est prima di raggiungere il muro anticiclonico. In seguito l’alta pressione fa sfilare tutto verso nord, in direzione dell’Europa centro-settentrionale.

Poniamo il caso, invece, che la struttura di alta pressione in quota sia più forte sul suo lato settentrionale e meridionale, risultando però più debole su quello centrale.

Sulle mappe della pressione al suolo questo non si evidenzia e l’alta pressione sembra distesa molto bene, solida e a protezione di una vasta area di territorio. In questo caso, se si avvicina un nucleo di instabilità pilotato da una corrente in quota da ovest verso est sufficientemente veloce, tale nucleo può letteralmente “bucare” il nostro anticiclone, sfruttando la zona di minore resistenza in quota, appunto quella centrale. La pressione al suolo può rimanere alta, come se nulla fosse successo, ma il transito del nucleo di instabilità alle quote superiori determinerà lo stesso fenomeni temporaleschi anche di una certa intensità sul nostro Paese.

Questo fenomeno può essere l’inizio di un deterioramento dell’anticiclone stesso, oppure può anche essere un fatto temporaneo, seguito da una “ricucita” dello strappo in quota che ha consentito l’ingresso del corpo nuvoloso

Autore : Paolo Bonino