00:00 15 Aprile 2009

Raggi cosmici e nuvole, l’UE finanzia il progetto di ricerca per scoprire le cause del Global Warming

Saranno 2,3 i milioni di euro sborsati dall'Unione Europea per permettere l'approfondimento delle teorie riguardanti la correlazione tra la radiazione proveniente dallo spazio e le oscillazioni globali della temperatura planetaria

L’Unione Europea non si farà infinocchiare. Dopo le sicurezze ora arrivano i dubbi. Le recenti ombre gettate da più parti del mondo scientifico sulle teorie che vedevano l’Uomo al centro dei cambiamenti climatici in atto sul nostro Pianeta iniziano ad allungarsi e ora Bruxelles ci vuole vedere chiaro.

Ecco che, accantonato almeno per il momento il disco rotto dei proclami catastrofici e degli scenari improbabili prospettati dall’IPCC, l’Unione Europea vuole sentire l’altra campana. E lo fa con cognizione di causa, dando la parola al Settimo Programma Quadro coordinato dall’Università Goethe di Francoforte.

Il progetto, denominato “Cloud-ITN”, acronimo di Cosmic rays leaving outdoor droplets – Initial Training Network, vedrà al lavoro otto candidati dottorandi e due posizioni post-dottorato in nove istituzioni partner in Europa e verrà svolto al Centro Europeo di Ricerca Nucleare (Cern) sito in una località presso il confine franco-svizzero.

In sostanza si cercherà di capire e di dimostrare quanta influenza hanno le radiazioni cosmiche sul clima del nostro Pianeta. Già in passato il problema era stato sollevato da un capo all’altro del mondo senza tuttavia trovare voce sui media, troppo impegnati ai sensazionalismi delle tesi serriste antropiche.

Henrik Svensmark, climatologo danese e coordinatore di una precedente ricerca, afferma che i raggi cosmici (radiazioni provenienti dai corpi celesti tra i quali il Sole) hanno un grande impatto sulla Terra perchè rilasciano nell’atmosfera ioni (particelle cariche elettricamente) che agiscono come magneti in presenza di vapore acqueo, interagendo in maniera determinante nel processo di formazione delle nuvole.

Lo studio dello scienziato fu anche pubblicato dalla rivista scientifica “Proceedings” della Royal Society della quale proponiamo uno stralcio: “Gli esperimenti condotti indicano che gli ioni giocano un ruolo di primo piano nella formazione delle nuvole e che il livello di produzione è proporzionale alla densità ionica; è possibile dunque stabilire una relazione tra la saturazione ionica e la formazione delle nuvole”.

In un altro studio, intrapreso dal chimico J.P.Abram (come appreso dall’Abram et al Geophysical Research Letters) durante l’eclisse totale di sole avvenuta alle nostre latitudini ad Ascot in Inghilterra, è stata registrata una sostanziale modifica del rapporto tra i vari gas atmosferici, tra cui una repentina caduta dei livelli di ozono (fino al 60% in meno di quello normalmente presente a quell’ora in quel luogo) e un altrettanto rapido ritorno ai livelli consueti una volta terminata l’eclissi.

Ancora un lavoro, quello condotto da Fangqun Yu, scienziato all’università di New York-Albany negli Stati Uniti, affermava che le radiazioni cosmiche provenienti dallo spazio, strettamente connesse alla maggiore o minore attività solare, producono delle variazioni globali nella massa nuvolosa tali da sbilanciare ciclicamente l’andamento termico verso l’alto o verso il basso. Secondo il ricercatore dunque, il riscaldamento del nostro Pianeta coinciderebbe con la diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici avvenuta nel corso del ventesimo secolo.

In altre parole questa letteratura scientifica, misconosciuta all’opinione pubblica, dimostrerebbe una connessione stretta tra la radiazione solare, cosmica e la composizione chimica dei gas atmosferici, prove che si stanno rivelando fondamentali nello studio del riscaldamento globale di origine naturale. E l’Europa stavolta ci crede.
Autore : Luca Angelini