00:00 8 Febbraio 2010

La nevicata del marzo 1971 a Roma

Dopo un inverno mite e insignificante, almeno al Centro-Sud, la saldatura fra l'anticiclone atlantico e l'anticiclone russo provocò discese di aria fredda direttamente sulla nostra Penisola fra la fine di febbraio e i primi di marzo. Questi sono i ricordi nitidi di chi all'epoca era un bambino di quinta elementare che viveva a Roma.

Sembrerà strano ma a dieci anni avevo visto la neve a Roma in più occasioni: il 9 febbraio 65 ( uno dei pochissimi ricordi nitidi di quell’anno ), il 12 febbraio 1969 e due spolverate nel famoso anno della contestazione studentesca, una il pomeriggio del 9 gennaio 68 l’altra notturna nel dicembre 68 ( ricordo solamente che era la notte fra un sabato e una domenica ). La data del 9 gennaio 68 mi è stata fornita da uno dei frequentatori romani del forum di meteoitalia.

Nelle prime ore del 4 marzo 1971 a Roma quartiere Monteverde dopo una pioggia gelida insistente il calo di temperatura dovuto all’ingresso di correnti nordorientali provocò una breve nevicata che lasciò al suolo 3 centimetri. Il rasserenamento del cielo aveva anche fatto ghiacciare la neve e al mattino presto il paesaggio era decisamente invernale. Il sole di marzo cancellò ogni traccia e il giorno dopo, venerdì 5 marzo 1971 tutto sembrava terminato.

Verso le 14 del 5 marzo il cielo della Capitale si andava annuvolando rapidamente di cumulonembi ( credo ) e ci fu qualche tuono e un debole rovescio prima di pioggia e grandine, poi di nevischio ma durò poco e tornò a splendere il sole con un vento frizzante e temperature non inferiori ai 5°.

Frequentavo la quinta elementare e per il giorno dopo dovevo fare una noiosissima ricerca di scienze sulla struttura delle piante. Con scarso entusiasmo mi misi a fare i compiti per il giorno dopo isolandomi dall’esterno. Verso le 19, dopo un pomeriggio banale fra giochi e studio venni a sapere distrattamente dai miei che stava leggermente piovigginando e non mi venne minimamente il sospetto di ciò che stava per avvenire sotto il profilo atmosferico.

Intorno alle 20 fui invitato dai miei ad affacciarmi alla finestra per una sorpresa: la precipitazione nevosa era da poco iniziata sotto forma di rovescio. Erano fiocchi enormi, ancora bagnati che si intensificavano sempre di più. In pochissimi minuti tutto si imbiancò e il paesaggio divenne inusuale ed irreale. La neve divenne sempre più asciutta e fitta e verso le 21 il manto aveva già uno spessore di qualche cm.
Nelle ore successive la neve cadde abbondantissima sulla città e migliaia di automobili furono abbandonate anche perché in quegli anni quasi nessuno aveva le catene in macchina. Un rumore che mi è rimasto impresso nella mente è il crepitio dei fragili rami di eucalipto che si spezzavano sotto il peso della neve: ogni 3-4 minuti si udiva il crack secco di un ramo che cedeva ed era l’unico rumore che proveniva dall’esterno.

Intorno a mezzanotte quando lo spessore del manto nevoso era sui 25 centimetri, smise gradualmente di nevicare. La mattina dopo c’era un cielo nuvoloso con sprazzi di sole e naturalmente non andai a scuola ma scesi nel giardino condominiale dove si sprofondava nella neve fresca. Le condizioni delle piante erano drammatiche: gli eucalipti avevano subito danni gravissimi, i cipressi del giardino, sovraccarichi di neve erano piegati ad U e la punta era ad un paio di metri da terra.

Venticinque centimetri in 4 ore di nevicata fu veramente una intensità eccezionale per una località dove il fenomeno è raro. Questa intensità così eccezionale fu dovuta alla rilevante instabilità atmosferica conseguente al fortissimo contrasto termico che è tipico della fine dell’inverno o della primavera quando aria molto fredda irrompe sul bacino del Mediterraneo. Una configurazione barica identica in dicembre o gennaio avrebbe portato un fenomeno molto meno violento.
Autore : Alberto Bulgarelli (alberto60)