00:00 30 Aprile 2009

Il Principe Carlo d’Inghilterra si improvvisa climatologo, la scienza replica…

L'ex direttore dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Cnr Prodi replica alle affermazioni del Principe Carlo secondo il quale, in assenza di interventi drastici sulla materia clima, la Terra avrebbe i mesi contati.

Sarebbero 99. Solo 99 i mesi di tempo che avremmo per rimettere in sesto la macchina climatica. L’altisonante locuzione non arriva da uno dei soliti luminari dell’effetto serra bensì nientemeno che dalla bocca dell’erede al trono d’Inghilterra, il Principe Carlo, in questi giorni in visita ufficiale nel nostro Paese.

Di certo il Principe sarà rimasto sbigottito dall’anomalo clima “inglese” che lo ha accolto insieme alla sua sobria consorte nel “Paese del Sole”, difatti nei suoi incontri ha vestito più volte i panni del climatologo. I buoni propositi del Principe sono altamente condivisibili, soprattutto in materia di salute pubblica, se non che le sue esternazioni sul clima hanno lasciato qualche perplessità tra gli addetti ai lavori.

Tra tutti l’ex direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr Franco Prodi, il quale replica prendendo le dovute distanze, non tanto sul piano dei propositi, quanto sul piano delle competenze. “Bisogna distinguere chi ha titolo di parlare su determinate meterie e chi no” ha affermato durante un’intervista dai microfoni di Radio Anch’io.

Prodi sottolinea il fatto che siamo di fronte ad una iper-produzione di CO2, tuttavia gli scienziati, con gli strumenti attualmente in loro possesso, non sono in grado di affermare con sufficente margine di sicurezza se ciò derivi da fonte antropica o naturale. E se l’uomo avesse le sue colpe (infatti molte le ha) gli stessi scienziati non sono in grado di quantificarne gli impatti nè tantomeno le conseguenze.

Ne conviene che gli scenari apocalittici resi al mondo come verità anche da chi non appartiene alla schiera di ricercatori rimangono sempre e solo scenari. L’attenzione, a parere del Dottor Prodi, andrebbe pertanto maggiormente incentrata su una visione economica che vada a braccetto con il rispetto per l’ambiente, in primis per la salvaguardia della salute umana, in una sola parola “sostenibilità”.

Il problema non è dunque quello di seminare allarmismo, soprattutto da parte di chi, non avendo titolo per farlo, finisce per banalizzare e strumentalizzare la materia in verita molto delicata e settoriale, ma accelerare il livello di conoscenze perchè si possa arrivare a previsioni affidabili e pertanto a conclusioni verosimili concrete ed efficaci.
Autore : Report Luca Angelini